RARE è l’acronimo inglese di Romance Authors and Readers Event.
Quest’anno si è svolto a Firenze, nella meravigliosa cornice della Fortezza da Basso e io, toscanaccia DOC, non ho potuto fare a meno di andare a curiosare, fangirlare e abbracciare chiunquemente.
Perché… perché questi eventi fanno bene alla mente, al cuore e all’anima, ovvero tutte le corde che la lettura riesce a pizzicare con leggerezza e maestria.
Prima di tutto vorrei fare i complimenti alle organizzatrici dell’evento che sono riuscite a creare – e far mantenere – delle file composte e ordinate fin dall’inizio della giornata.
Si parla di quasi duemila persone da gestire in un solo giorno.
Numeri incredibili che non si smentiscono mai quando si parla di letteratura al femminile.
Perché?
Perché il romance è un collante che unisce una community spesso bistrattata e derisa, etichettata come una massa di casalinghe disperate, annoiate e ignoranti.
Ah-ah. Certo.
Ieri mi sono guardata intorno ed ero circondata da persone così diverse tra loro da farmi pensare quanto siano potenti le emozioni trasmesse da questo genere.
Ce n’era per tutti gusti: ragazzi giovanissimi e donne mature; look formali ed eleganti; capelli di ogni sfumatura, rasati, creste e turbanti.
Quindi io tutta questa formattazione culturale così piatta e bassa non l’ho vista, anzi… ho visto un fiume in piena di gente a cui non interessa un fico secco delle etichette e delle apparenze.
Aggiungo che la community romance è compatta, organizzata e orgogliosa di avere una passione in comune, tanto che questi eventi diventano un momento di condivisione ed evasione dalla routine quotidiana.
Ho incontrato un gruppo di amiche “di lettura” che hanno trovato all’ultimo minuto i biglietti per il “Meet&Greet” del venerdì sera, un evento a numero chiuso in cui le lettrici potevano avere in anteprima gli autografi e in seguito cenare con le autrici e gli autori. Insomma, queste intraprendenti ragazze non si sono fermate davanti all’overbooking di una Firenze sempre affollata di turisti, ma – cito – si sono accampate nella casa della lettrice toscana (con somma gioia del marito, immagino).
Pare che abbiano trascorso la nottata scambiandosi consigli di lettura, caramelle gommose, spoiler succulenti e fantasie bollenti sui propri book-boy preferiti.
Una community prevalentemente femminile?
Sì, ma vorrei sottoscriverlo come un patto di sangue degno dei vampiri, non ho incrociato sulla mia strada solo donne o ragazze.
Ho visto uomini e ragazzi fare la mia stessa fila, trascinare trolley carichi di libri o chiedere una firma o una fotografia al proprio autore o autrice del cuore con la stessa voce tremolante di Kate Winslet che chiede a Leonardo di Caprio di ritrarla come mamma l’ha fatta in una suite del Titanic.
La giornata al RARE è proseguita senza zattere ghiacciate nell’Arno, fortunatamente.
È stato elettrizzante vedere lettori e lettrici armati di carrellini carichi di libri, a volte così tanti da essere costretti a fare una spedizione.
È stato magico percepire l’entusiasmo degli autori e delle autrici che lavorano tanto e alla fine raccolgono ogni frutto delle loro fatiche attraverso l’affetto che permea attraverso un abbraccio.
Vorrei anche dire che è stato parecchio interessante intravedere il modello di millemila cover. L’ho riconosciuto a stento, visto che indossava la camicia.
Ops. Ecco.
Sembro una casalinga disperata?
OOOkey.
Quindi tengo per me il pensiero che è molto più figo in formato 15×21 con la tartaruga in vista.
Ehm… vabbè, ormai conoscete la mia diarrea verbale.
Amen.
Ma tornando al Padiglione Spadolini…
C’era chi chiedeva una foto, chi regalava gadget, chi faceva firmare la cover del proprio e-reader per “tenerti sempre vicina”, chi semplicemente lasciava andare una lacrima, perché a volte i libri sanano ferite così profonde che sembrano impossibili da curare.
E invece…
E invece ci si ritrova dentro l’emozione di una protagonista; nella figuraccia fatta da un personaggio che è così simile a quella che tu non hai mai avuto il coraggio di raccontare a nessuno.
Ci si ritrova insieme a tante persone che forse non hanno nessuna ferita, nessun cuore infranto o esperienza traumatica…
Forse hanno solo la mente abbastanza aperta o la voglia di leggerezza o il rispetto per i gusti altrui.
‘Che poi, diciamoci la verità, per quanto siamo fortunate a casa – chi più, chi purtroppo meno -, arriva sempre quel momento in cui una sera ti volti sul divano e scopri che a te è venuta la cervicale e a tuo marito sono spuntati i peli nelle orecchie.
Insomma, la vita è fatta di un bellissimo ed elegante grigio topo, per questo abbiamo bisogno di ogni sfumatura di rosa.
La nostra reporter d’eccezione è Charlotte Lays che ha appena pubblicato un nuovo romanzo. Si tratta di L’ARTE DELL’OSSESSIONE (Self-Publishing), primo volume della “Serie Firenze Criminale”.
Quanto può essere strisciante una paura nata sui banchi di scuola e cresciuta all’ombra del silenzio?
Certo, il tempo aggiusta tutto e spesso colora di tonalità pastello anche gli eventi più traumatici, eppure resta sempre un ricordo latente che, se nutrito, può attecchire e invadere un cuore intero. Beatrice ha imparato a indurirlo, quel cuore, a non farla ingigantire, quella paura, e ad andare avanti contando solo sulle proprie forze e sulla propria indipendenza.
Ha una fattoria, delle persone importanti che dipendono da lei e degli amici a quattro zampe a cui ha votato un’esistenza intera.
Tuttavia, quando la sua amica Cherry muore a un soffio da casa, i fantasmi di un passato neanche troppo lontano cominciano a emergere, e strane coincidenze che probabilmente non sono poi tanto tali prendono a rubarle il sonno e il respiro.
Di chi può fidarsi? A cosa può credere? Dietro quale angolo la paura tornerà a pungolarla? Beatrice ha tutto, davvero tutto, eppure sembra che sia proprio quel tutto a renderla il bersaglio perfetto.
O un’ossessione, bollente quanto un rogo in piena estate.
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CREDITS: Le immagini (a parte la copertina del romanzo di Charlotte Lays) sono state spudoratamente scaricate dai profili delle amiche. Alle quali chiedo perdono, cospargendomi il capo di cenere.
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