Detesto il decadentismo estetizzante e non rileggo mai Il ritratto di Dorian Gray, A ritroso o Il piacere. Il discorso è diverso per il teatro di Wilde: certo L’importanza di essere Franco o, se preferite, L’importanza di chiamarsi Ernesto, come viene tradotto più spesso, è un’opera brillante e frivola, basata sostanzialmente su giochi di parole superficiali. Un marito ideale, invece, è una commedia pregevole, che nel 1999 è ridiventata popolare grazie al bel film di Oliver Parker (con un cast da urlo), in cui ci si prende lo sfizio di inserire una scenetta in cui Wilde, alla fine dell’Importanza, esce sul palcoscenico a ringraziare gli spettatori con una delle sue celebri battute.
La commedia ricorre spesso alla conversazione frivola, ai giochi di parole e alle battute, ma dietro ci sono questioni serissime. Robert Chiltern è un politico ambizioso in ascesa, integerrimo ma con un segreto imbarazzante: all’inizio della sua carriera ha passato una notizia riservata ad uno speculatore, che l’ha ricompensato con una grossa somma di denaro che gli ha permesso di mettersi in politica. Ora la signora Cheveley è in possesso di una sua lettera incriminante in proposito e per restituirgliela pretende da lui che appoggi alla Camera dei Comuni il progetto truffaldino del Canale d’Argentina. È in gioco la posizione di Robert, al momento sottosegretario e in pole position per diventare ministro. Ma ancor più il suo matrimonio con Gertrude, che ama appassionatamente e che lo ammira soprattutto per la sua integrità morale. Difatti, quando tutto salterà fuori:
Siete stato per me qualche cosa fuori della vita comune, una cosa pura, nobile, onesta, senza macchia. Il mondo mi sembrava più bello perché ci stavate voi e la bontà più reale perché voi esistevate.
E Robert:
Perché voi donne non potete amarci con i difetti e tutto? Non è il perfetto, ma l’imperfetto, che ha bisogno dell’amore.
Però al dunque Robert sceglierà di resistere al ricatto e andare incontro alla rovina. Approfittando delle maggiori possibilità espressive del cinema rispetto al teatro, Parker nel film sceglie di rappresentare il discorso del protagonista alla Camera davanti a tutti i personaggi più importanti:
Questa grande nazione è da secoli una grande potenza commerciale. Ora una crescente tendenza ci spinge a usare quella potenza meramente per acquisire altra potenza, a usare il denaro meramente per acquisire altro denaro, senza affatto badare al danno morale della nazione ed è questa cecità, questa sorta di malattia spirituale, il commercio senza coscienza, che rischia di minare la vera essenza di questa nazione e l’unico rimedio da adottare è quello di rispondere e di dire NO. Essendo vicini alla fine di questo straordinario secolo, sembra chiaro che abbiamo alla nostra portata una reale opportunità, un’occasione unica, di uscire da un passato non sempre senza macchia, di ricominciare da capo, di entrare da uomini liberi nel secolo che viene e di guardare il nostro futuro in faccia, fieramente e senza vergogna.
Quando Robert pronuncia questo discorso, pensa di essersi giocato avvenire e posizione sociale, ma per lui la cosa più importante è salvare il suo amore con Gertrude. Invece l’intervento dell’amico lord Goring permetterà il lieto fine, grazie, nella commedia, ad un controricatto nei confronti della signora Cheveley e nel film ad una scommessa di tipo erotico fra lei e Goring.
Quest’ultimo è senza dubbio un alter ego dello scrittore e gli spetta il ruolo dell’antieroe, sfaticato e mondaiolo, apparentemente superficiale, ma in realtà capace di accettare la realtà com’è e risolvere le situazioni più intricate, per cui nel finale sposerà la sorella di Robert, Mabel, che non cerca il marito ideale, ma lo ama con tutte le sue imperfezioni, anzi proprio per le sue imperfezioni.
Personalmente tengo molto alla necessità dello spirito civico e dell’onestà (non è necessario votare 5stelle per questo), anche se nella commedia si tratta di una specie di insider trading più che di vera e propria corruzione. Certo oggi tale comportamento si configura come un reato, anche se pare sia molto diffuso e solo sporadicamente ha portato ad una condanna del responsabile. Per esempio perché, a proposito della Brexit o della vittoria di Trump e perfino della sconfitta di Renzi al referendum, non solo economisti di nome, ma perfino alcune autorità monetarie hanno lanciato l’allarme e poi, invece, almeno finora, non è successo quasi niente? Il sospetto è legittimo.
Il problema principale, da un punto di vista morale, è che da cosa nasce cosa, come si dice e come dimostra il ricatto della signora Cheveley.
Il concetto che la perfezione è impossibile porta a chiudere un occhio su occasionali cedimenti? Difficile rispondere: se è vero che nessuno dovrebbe essere inchiodato a un unico errore, è vero anche che Robert la passa liscia totalmente. E per giunta con nostra grande soddisfazione, all’insegna delle parole di lord Goring: Ci vuole coraggio a vedere il mondo in tutta la sua miseria e continuare ad amarlo.
Interessante il fatto che nel film Rupert Everett si prenda anche qualche battuta del Robert di Wilde, cosa, secondo me, significativa.
L’altro tema basilare della commedia è la rappresentazione del matrimonio verso la fine dell’età vittoriana, quando convivevano due concezioni opposte: un legame di convenienza, in cui l’affetto fra i coniugi era considerato addirittura imbarazzante, e invece un rapporto di amore appassionato, basato sulla stima e l’aiuto reciproco e anche sulla passione, non più riservata ai legami extraconiugali. E qui mi sembra che, almeno nelle classi sociali alte, a quasi un secolo e mezzo di distanza, nulla sia cambiato.
Il Taccuino di Matesi augura a tutti buone feste.
Riprenderà martedì 10 gennaio.
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