Adesso sono a malapena edifici in pietra abbandonati, quando non sono crollati del tutto, eppure per generazioni e fino a pochi decenni fa sono state “seconde case lavorative”.

Baita – Foto di E.C.B.

Nel francoprovenzale parlato dalle mie parti si chiamano “al mieundeus”, ma con nomi diversi sono esistiti anche in altri luoghi, realtà comune a tante terre di montagna: erano villaggi composti da sette o otto baite, situati a metà montagna, dove intere famiglie andavano a stabilirsi sul finire della primavera, per restarvi alcuni mesi, finché le temperature lo premettevano.

Baite in inverno – Foto di E.C.B.

In inverno questi piccoli borghi erano completamente disabitati, ma durante la bella stagione vi si trasferiva il bestiame e si coltivavano gli orti, salvaguardando così i terreni in bassa valle per la produzione di fieno.

Baita – Foto di E.C.B.

Ci si spostava con tutta la famiglia e, finché la scuola non terminava, i ragazzini partivano all’alba dal “mieundeus” al primo rintocco della campana della scuola; normalmente, giungevano in classe precedendo gli alunni del paese, da veri camosci quali erano. Alla fine dell’orario scolastico, come se nulla fosse, imboccavano il sentiero e tornavano a casa percorrendo al mezzo trotto tre o quattrocento metri di dislivello, senza scuolabus.

Baita – Foto di E.C.B.

Primavera, estate, autunno, inverno: momenti su una linea circolare senza fine, che scandiscono l’anno, e non solo. Sulle montagne, le stagioni hanno bellezza e fascino unici, ma possono racchiudere in sé anche un’altra storia, una storia antica di milioni d’anni, che parte da ere remote, attraversando il tempo della terra, quello della natura e quello degli umani.
Ha modo di accorgersene Pietro, abitante della città che ogni tanto ama camminare in montagna, il quale, durante un’escursione che minaccia di finire male, fa un incontro capace di fargli scoprire, a poco a poco, un universo nuovo e differente, un altro modo di guardare la realtà e, forse, di trovare un’«anima» dove mai avrebbe immaginato che se ne potesse celare una.

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E.C. Bröwa vive in montagna, nel paese dove da generazioni è radicata la sua famiglia. Scrive romanzi che raccontano natura e persone delle sue terre, le montagne da cui trae idee, ispirazione e storie, sia quelle più realistiche sia quelle frutto dell’immaginazione, tutte accomunate dalla sfolgorante bellezza e dalla forza vitale che contraddistinguono le Terre Alte.