Quando con un filo di imbarazzo gli ho confessato che il mio nuovo romanzo sarebbe stato un erotico, mi aspettavo la sua risatina e il suo commento, che nella fattispecie è stato: “Come si intitola? Sex in Paperopoli?” Beh, tanto peggio per lui. Poteva proporsi di replicare le scene che ho descritto… (Emily Pigozzi)
Mi ricordo quel mercoledì e le risate. Perché? Oh, be’, l’argomento di quella chiacchierata era stato: Quale reazione mostra il vostro compagno quando scrivete un romance erotico?
Ecco cosa ci scrive Coco Vartan.
Quando ho detto al marito che intendevo scrivere un racconto erotico si è messo a ridere. Mi conosce, stiamo insieme da un sacco di anni, e sa bene che in fatto di sesso da giovane ero molto inibita e complessata, un pesce lesso insomma. Poi col tempo mi sono un po’ svegliata, ma ora che ormai entrambi abbiamo raggiunto la pace dei sensi a volte rimpiango di non essermela spassata di più quando avrei potuto. E mi sento pure in colpa nei suoi riguardi… Però mi sono offesa quando ha riso mettendo in dubbio le mie capacità di scribacchina: scrivo da una vita ed ero sicura di riuscire a cavarmela anche con un argomento diciamo… spinoso. Almeno per me: le mie storie, anche quelle d’amore, sono sempre piuttosto morigerate.
“Abbiamo bisogno di quattrini, e l’erotico è il genere che tira di più” gli ho risposto un po’ sostenuta.
“E con le tue alunne come la metti?” ha ribattuto lui.
Ho insegnato per metà della mia vita e c’è un bel gruppetto di ex alunne che mi segue leggendo tutto quello che pubblico.
“Problema risolto, mi firmerò con uno pseudonimo. L’ho già trovato e ho pure barato sull’età: Coco Vartan, una tizia ben più giovane di me.”
Altra risata.
“Oh, signur! Ma roba da matti! Sembra il nome di una escort! Va, beh, visto che hai deciso se vuoi ti do una mano, e vediamo cosa ci esce” si è offerto, magnanimo.
Scrive anche lui, robe ‘di cultura’ ben diverse dalle mie ed è pure molto più bravo di me.
“Neanche per sogno! Me lo scrivo per i fatti miei, ultimamente ho letto un sacco di libri sul genere e sono sicura di farcela da sola. Sarò pure anzianotta, ma sono stata giovane anch’io e la fantasia non mi manca” gli ho risposto dunque, un po’ piccata.
Ho avuto l’impressione che la parola “fantasia” l’avesse colpito sfavorevolmente. E del resto che voleva da me? Non è che per scrivere un erotico hot hot potessi attingere dalla mia modesta, passata, esperienza. Della quale faceva parte anche lui… Ma quando mi sono resa conto di averlo offeso ormai era tardi. Pace e amen.
Ho scritto il racconto, l’ho stampato e quando gliel’ho messo sotto al naso perchè lo leggesse, lui ha assunto un’aria di ostentata indifferenza.
“Lo leggo appena trovo il tempo, devo finire una roba e se pianto lì mi scappano le idee” mi ha risposto.
Invece non ero ancora uscita dalla stanza che lui già aveva il naso sui fogli che gli avevo passato.
È piombato in cucina poco prima di cena, segno che, una volta iniziato, era arrivato in fondo al racconto senza manco trovare il tempo per andare in bagno (cosa che ormai deve fare spesso, in barba al prodotto tanto reclamizzato in televisione).
“Beh? Allora che te ne pare?”
Non mi ha risposto subito: non riuscivo a capire se era imbarazzato, contrariato o semplicemente stupito.
“Non è male, non avrei creduto, devi averne letti tanti di romanzi erotici ultimamente. La storia è carina, di un bel rosa carico, le scene calde ci sono, ma non sono volgari” ha borbottato.
“Mi sono divertita da matti a scriverlo. E credo di essere stata brava.”
“Però tu con me non ti sei mai comportata come l’eroina del tuo racconto, certe cose che descrivi tanto bene non me le hai mai fatte” ha osservato. Stavolta il tono pareva quello di uno che si sentisse offeso davvero. Ma forse era solo dispiaciuto. Che stesse invece rimuginando un certo rimpianto?
Mi sarebbe venuto da dirgli: “Ma nemmeno tu eri il figo caliente della storia, capace di mandare fuori di testa la fanciulla solo con uno sguardo!”
Invece me ne sono stata zitta. Gli voglio troppo bene. Però gli ho allungato una carezza.
“Erano altri tempi. Adesso i giovani sono tutti diversi” mi sono limitata poi a considerare per rompere il silenzio imbarazzato che era sceso tra noi.
“Peccato non poter tornare indietro, a quando giovani eravamo noi, ma con la mentalità più aperta che a quanto pare ti ritrovi adesso” mi ha risposto, ricambiando la carezza. “Comunque, hai fatto bene a non firmarti col tuo nome, credo che avresti messo in imbarazzo anche me. E speriamo almeno di far su qualche baiocco, che ci farebbero proprio comodo. Che fai per cena? Uh, che libidine!” ha esclamato, osservando gli ingredienti appoggiati sul tavolo.
Siamo scoppiati a ridere insieme: ecco, ormai per noi il “piacere” risiede in un bel piatto di spaghetti olio, aglio e peperoncino.
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