753 a.C., 21 aprile. Una notte di tempesta squarcia con fulmini e lampi il cielo dell’antica città sabina di Cures, nella data dedicata alla celebrazione del sacro rito dei Parilia. Mentre, a poca distanza da lì, Roma viene fondata sul sangue dei gemelli, nel tempio della dea Feronia viene deposto un neonato, un “figlio dei numi”.
Il piccolo Numa Pompilio – adottato dalla regina Mezia e istruito dall’etrusco Hirpino – si rivela presto un bambino prodigio, destinato a una sorte gloriosa, ma il mistero delle sue origini continua a tormentarlo. Sarà una profezia a indicargli la via per indagare il passato e schiudere il futuro; una via che passa attraverso la riscoperta di culti dimenticati e a volte feroci, e attraverso l’amore per una sfuggente, bellissima fanciulla: Egeria, una camena, creatura che i latini credono una ninfa dei boschi.
In un mondo primigenio in cui i sacrifici umani convivono con sogni rivelatori, tra boschi popolati di sacerdoti lupi e dee immortali, Roma sta per diventare la Città Eterna. Ma per farlo ha bisogno di superare l’eredità cruenta di Romolo e abbracciare un nuovo ordinamento religioso e civile: sarà proprio Numa Pompilio, il re saggio, a darle quelle leggi, costruendo un ponte tra gli dei e gli uomini che garantirà all’Urbe il più lungo periodo di pace della sua storia.
TITOLO: Numa Pompilio, il figlio dei numi – il secondo re.
AUTORI: Franco Forte, Flavia Imperi, Beppe Roncari.
GENERE: romanzo storico.
SERIE: I sette re di Roma.
EDITORE: Mondadori.
PREZZO: euro 6,99 (eBook); euro 13,77 (cartaceo).
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Secondo la tradizione, Numa Pompilio è il secondo re di Roma. Sabino, come Tito Tazio, di lui i libri di storia ci dicono che regnò tra il 715 e il 673 a.C, che fu un sovrano pacifico, che si occupò in particolare dell’organizzazione della religione e della riforma del calendario.
Gli ultimi scavi sul Palatino, e in particolare i lavori del professor Andrea Carrandini, a cui la serie dei Sette Re fa riferimento, hanno dimostrato che, nel periodo che la tradizione riserva al re sabino, Roma passò da un periodo di guerra a una fase in cui l’organizzazione della società civile e quella della religione presero il sopravvento. A occuparsi di ciò fu proprio Numa Pompilio, il re saggio. La sua saggezza, però, non ci deve confondere. Saggio non vuol dire noioso, né pauroso, né tremebondo.
Dalle pagine del romanzo, infatti, emerge una figura di re a tutto tondo, sensibile, devoto agli dei, ma forte come un lupo e astuto come una volpe. Non a caso, il mistero che avvolge la sua nascita è legato a una notte tempestosa, in cui i numi “stavano arando il cielo di Cures, scatenando fulmini e tuoni” e al tempio della dea Feronia, sul cui altare Numa viene ritrovato ancora sporco degli umori del parto. Fin dalla nascita, dunque, è un predestinato. Il figlio dei Numi. Ma ad abbandonarlo su quell’altare, però, sono state delle divinità selvagge, gli hirpi sorani, i temibili uomini lupo del monte Soratte. Numa, quindi, non sarà mai un re imbelle, ma un sovrano saggio e forte, che non disdegna la guerra, pur amando la pace.
A guidarlo nel suo percorso di riforma delle leggi e dei costumi di una Roma ancora crudele e selvaggia, sarà la bellissima ninfa Egeria, la misteriosa donna (anche se è riduttivo chiamare così una ninfa dei boschi) di cui è innamorato.
Il romanzo è bellissimo e la lettura, scorrevole ed emozionante, ci porta nel bel mezzo dell’azione, permettendoci di rivivere un periodo lontano nel tempo, dove però gli uomini sono sempre gli stessi, con le loro gioie, i loro dolori, la loro generosità e le loro crudeltà.
Da non perdere. Cinque stelline.
Di MACRINA MIRTI, vogliamo segnalarvi il giallo storico FINCHÉ MORTE NON CI SEPARI, la nuova indagine di Giovanni Galeotto.
Perugia, 25 ottobre 1373. È l’alba, quando Panfilo Bontempi nota un branco di cani randagi accanto al cadavere di una fanciulla. Ai primi soccorritori, dichiara che la giovane è stata uccisa dal branco, ma Giovanni Galeotto, Capitano del Consiglio di giustizia della città, dopo un rapido esame della situazione, si convince che il giovane sta mentendo. Ascoltando la testimonianza dei miles che hanno prestato i primi soccorsi, Giovanni giunge alla conclusione che i cani hanno solo dissepolto la ragazza, perché il capo branco, un rarissimo levriero, le apparteneva e la stava cercando. Il consulto con il famoso medico Gentile d’Assisi, conferma tale ipotesi. La camicia che la fanciulla ha ancora indosso, infatti, è intatta e le ferite sul corpo non sono state procurate da morsi. Comincerà così un’indagine che porterà alla luce una terribile storia d’amore e di morte nella quale una donna, allora come ora, è destinata a interpretare il ruolo della vittima.
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