Susan Moretto ha bisogno di sfogarsi.

“Alle prime cinquanta telefonate, un servizio di ben diciotto pentole in acciaio inox 18/10!”

Ah, i bei tempi delle televendite con Mastrota! Ricordate il fastidio di guardare un film appassionante ed essere interrotti per quindici minuti buoni, costretti ad ascoltare il tele-imbonitore che cianciava sulle proprietà anallergiche dei materassi o sul doppio fondo delle pentole?

Ora, provate a immaginare la mia faccia quando, leggendo un romanzo, ho trovato la versione letteraria di Mastrota che provava a rifilarmi le opere di altri autori. Già il romanzo in sé non era il massimo – sono gusti personali –, ma quando ho visto questo passaggio…

«Sto facendo il lettore beta di Something Sweet di M. J. Morphis».
«M. J. è… Mary, la donna bionda sulla tua pagina Facebook?», mi chiese e io annuii.

«Ha scritto quel libro con la scena del burro sul capezzolo?».
Alec rise.
Ridacchiai. «No, quello era il libro di Yessi, Love, Always».

Sul momento non ci ho fatto troppo caso. Anzi, mi piaceva l’idea delle scrittrici fittizie e del burro sul capezzolo. Inoltre la protagonista è un’aspirante autrice self di erotico, quindi sicuramente questi nomi e titoli erano inventati, giusto per dare un po’ di colore al romanzo. L’ho pensato finché non sono arrivata alla fine del romanzo, dove l’autrice ringraziava proprio le sue colleghe M. J. e Yessi.

Ci sono rimasta di stucco. Credevo di leggere un libro, non di guardare una televendita, ma a quanto pare mi sbagliavo.

abcdFacciamo un passo indietro. Spesso, nei gruppi dedicati agli autori, si parla di quanto siano unite le autrici americane, di quanto si supportino fra di loro. E inevitabilmente si finisce a parlare delle subdole scrittrici italiane, che pensano solo a vendere le proprie opere e anzi, se possibile, rovinano la piazza alle colleghe.

Conosciamo tutti i gruppi segreti che dispensano stelline a seconda delle simpatie, i complotti degni dei massoni dietro a certi generi più “commerciali”, così come sappiamo che è impossibile dare un proprio giudizio su un’opera senza essere sbranati vivi.

“Eccola, la solita leccac… hiappe!”
“Dici che il romanzo fa schifo solo perché vuoi vendere il tuo, invidiosa!”

In effetti il mestiere di scrittore, in Italia, si sta rapidamente trasformando in una giungla, con gruppetti di commandos pronti a tagliarti la gola alla prima distrazione. Quindi ben venga se, dall’altra parte dell’oceano, c’è chi è capace di supportare i colleghi, fare quadrato e aiutarsi a vicenda.

Ma come siamo arrivati dal supporto alla televendita?

Ci ho pensato per due giorni senza trovare una risposta. Insomma, citare le autrici del proprio gruppetto nei ringraziamenti è lecito: sono loro che ci stanno accanto, specie nei momenti di sconforto in cui la storia non collabora. Spesso sono proprio loro che, con una parola detta a caso, ci danno lo spunto per continuare. Dispensano consigli senza volere nulla in cambio e non è raro che ci si faccia da beta reader a vicenda.

Quindi non vedo nulla di male in un invito a leggere i loro romanzi, nei ringraziamenti: “chi si somiglia, si piglia”, anche fra autori, perciò è lecito pensare che si possa apprezzare il romanzo di un autore amico. Ma la televendita subdola inserita nella storia è qualcosa che va oltre, che disturba e ci fa sentire anche un po’ presi in giro.

No, non vi dirò il titolo del romanzo. Se l’avete letto magari riconoscerete la citazione, o forse no: c’entra poco con il romanzo in sé. Non importa se questo libro è stato piacevole o meno, perché tutto quello che ricorderò è la televendita che mi è stata propinata. Insomma, l’autrice si è tirata la zappa sui piedi da sola, trasformando un romanzo – che in molti hanno amato – in una pubblicità, che tutti odiano.

E le due autrici citate? M. J. e Yessi ci hanno guadagnato dall’essere inserite nel romanzo come un messaggio promozionale, oppure molti lettori, come me, sono rimasti infastiditi e hanno preferito passare oltre?

Voi cosa ne pensate? Avreste apprezzato che Mastrota uscisse dalle pagine del romanzo, un guanciale anallergico in una mano e un televisore 32 pollici nell’altra? Oppure non ci resta che cambiare canale e romanzo, e sperare in una buona lettura?

GLI AMICI DEL MAG

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