Stufa di scrivere articoli scientifici in cui nessuno si baciava, Nora June Peebles ha iniziato a pubblicare romance nel 2020. Nei suoi romanzi non mancano mai l’ironia, né il lieto fine. Lettrice compulsiva, amante della scienza e inguaribile romantica, Nora scrive di eroine moderne e forti, spesso con un background accademico, di amici inseparabili e di uomini capaci di tenerezza.

Questo libro è nato quasi per gioco, per una sfida contro me stessa. Qualche anno fa, mi sono trovata a rimuginare sull’ingiustizia cosmica che non avrebbe mai fatto piombare in casa a una nerd come me un giocatore di football a cui piace la matematica.
Da questa amara considerazione, è partito tutto. Mi sono detta «Bisogna rimediare!» E così, ho iniziato a scrivere.

Gioco d’intesa è il mio romanzo d’esordio. In questa seconda edizione, ho modificato alcuni dettagli e frasi che proprio non mi convincevano, ma non ho voluto stravolgere il testo. Oggi lo scriverei diversamente, forse, ma è stato il mio primo romanzo e ci sono affezionata.

Non mi sono mai piaciuti troppo gli eroi perfetti, gli uomini infallibili e sicuri di sé al punto da essere arroganti e tronfi. Nate è una star del football, ma è una stella caduta e in procinto di rialzarsi. Un incidente sul campo l’ha segnato con cicatrici sul corpo e nello spirito e gli ha insegnato la fragilità e la pazienza. Ho voluto creare un personaggio maschile buono e positivo, senza grandi segreti o pieno di arroganza, che rispetta dall’inizio la protagonista.

Il nostro Nate è tatuato (yaaaay!). C’è una scena nel libro che qualcuno potrebbe definire surreale. Ecco… non se siete nerd come me. A me sarebbe potuto succedere, anzi è più o meno successa. Quando ho iniziato a scrivere dei tatuaggi di Nate, mi sono messa su Google a cercare informazioni e, non soddisfatta, ho contattato un’altra autrice, tatuata, in veste di esperta. Il risultato della nostra conversazione lo potete leggere nel libro.

Ci sono molti riferimenti scientifici nel romanzo. Sono tutti corretti, per quanto possibile.

Quando ho scritto il racconto da cui è nato questo romanzo, mio marito e io vivevamo insieme da poco. A causa del nostro lavoro, infatti, eravamo stati lontani e, come il novanta per cento dei nostri amici e colleghi, avevamo una relazione a distanza. Ho voluto far sperimentare questa situazione di lontananza anche a Nathan e Sara, per far loro imparare che, quando il contatto fisico non è possibile, quando non ci sono mani, braccia e labbra a parlare per noi, comunicare in maniera chiara è essenziale. Le parole non dette allontanano e le incomprensioni sono inevitabili. Lo confesso… Ancora oggi mio marito ed io ci scriviamo su Whatsapp da una stanza all’altra…

La ragione per cui Nate ha una laurea in Matematica è banale: Nate è in buona parte il mio uomo ideale. Sara mi assomiglia molto, con i suoi pregi e difetti, e sapevo che non sarebbe riuscita a instaurare un rapporto così profondo con una persona che non condividesse almeno in parte il suo sguardo razionale e scientifico sul mondo. Forse, molti di voi non mi crederanno, ma la matematica insegna a guardare il mondo con rispetto e meraviglia e a vedere la bellezza, l’eleganza e la precisione della natura. Anche Sara ne è convinta, e le ho regalato un compagno con la stessa visione del mondo.

Titolo: Gioco d’intesa.
Autore: Nora June Peebles.
Genere: Sport & STEM Romance.
Formato: ebook e cartaceo, anche in abbonamento Kindle Unlimited.
Costo: 0.99 euro al lancio, poi 2.69 euro.
Pagina Autore su Amazon.

Un estratto? Ma sì, dai…

«Perché non mi hai scritto?» chiese con fare inquisitorio, mentre lo sospingeva fino in soggiorno puntandogli un dito minaccioso al petto. «È stato il mio primo giorno a New York. Non avresti potuto chiedermi come stavo? Ti ho offeso e sono stata insensibile, ma tu non sei stato migliore di me. Mi inviti per colazione dopo due giorni dal mio arrivo e basta. Silenzio stampa. E io? Guardami: sto facendo una scenata degna dei peggiori cliché sulle ragazze-polipo.»
«Ragazze-polipo,» si limitò a ripetere Nate, mantenendo un’espressione neutrale.
«Sì. Quelle che ti si avviluppano addosso come un polipo impazzito. Non sono io. Non è il mio modo di fare. E sono ubriaca. Non ho neanche bevuto così tanto! E ho bisogno di farmi una doccia!» L’esasperazione che provava trasudava dalle sue parole. Erano ormai arrivati in soggiorno e l’atmosfera rilassata di quella stanza priva di cianfrusaglie la calmò a sufficienza da farle fare una pausa e riprendere fiato.
«Hmmm,» fu l’unico commento di Nate.
«Hmmm? Non dici niente?» chiese Sara, ormai pronta al secondo round, che però non arrivò.
Nate le circondò le spalle con un braccio, la spinse leggermente all’indietro e la fece cadere stesa su un enorme divano grigio ad angolo.
Sara soffiò via tutta l’aria contenuta nei suoi polmoni.
«Sono figlio di un avvocato e fratello di un laureato in legge. So come reagire in questi casi.»
«Placcando l’avversario e immobilizzandolo a terra?» domandò lei, concedendosi una risata dopo aver ripreso fiato.
«Sono un uomo d’azione. Con Alec funziona alla perfezione,» le assicurò il vichingo, con un ghigno soddisfatto. «Con mia madre non ho chance. Quella donna saprebbe intortare persino il diavolo in persona, tanto è loquace.»
«Fa paura pensarci.»
«Non lasciarti intimidire. Ti adorerà.»
«Nel tuo corso di italiano non hanno mai introdotto il concetto di suocera, vero?»