La violenza di genere, gli abusi contro i corpi, la personalità e i diritti di libertà delle donne, costituiscono un fenomeno in costante, agghiacciante, crescita tanto da assumere la connotazione di una vera e propria emergenza sociale.

Libere dall’inferno è un saggio che contiene interviste al neuropsichiatra infantile dott. Paolo Bonarrio e alla psicoterapeuta Silvia Sabolotto, nonché testimonianze di donne vittime di violenza, progetti di respiro nazionale e internazionale, percorsi di prevenzione nelle scuole, considerazioni, spiegazioni, interpretazioni, critiche.

Cominciamo con la testimonianza di Marilena.

LA TESTIMONIANZA DI MARILENA

Parto dall’inizio perché solo così si può capire com’è andata.
Premetto che sono passati 25 anni da allora. Be’, intanto ho iniziato.
Sinceramente ero davvero carina in quegli anni, fisico asciutto, non un filo di pancia, occhi luminosi con l’abbronzatura. La voglia di farcela nella vita, di cambiare, di trovare nuovi sbocchi. Ero al mare con un’amica per il ponte di Ferragosto, una località marittima toscana, molto frequentata. Avevamo trovato una camera presso una pensioncina anonima, tutte le strutture avevano i posti letto esauriti. A dire il vero avevamo deciso all’ultimo momento di partire per il mare. Ero felice per l’occasione di poter indossare i nuovi vestiti acquistati da un campionario. Erano bellissimi, ne ho un ricordo nitido. Per quella sera avevo scelto il tubino di colore lilla di maglina di viscosa aderentissimo, brillava sul mio corpo abbronzato. Sara ed io camminavamo a passo lento sul corso principale, guardandoci attorno, quando ho avvertito un braccio cingermi la vita: Ti va un aperitivo? Mi sento chiedere da un favoloso ragazzo con dei ricci scuri e gli occhi invitanti. Sara mi guarda e dice: Perché no. Mi giro verso Dario per assentire. Lui ci propone un bar alla moda poco più avanti e ci conduce tenendoci a braccetto entrambe. Mi dice: Bellissimo vestito, ti sta d’incanto, sei davvero bella. In un attimo racconta di essere un medico di base in vacanza per conoscere qualche ragazza interessante. Continua a corteggiarmi senza staccarmi gli occhi di dosso. Dai venite a fare due salti in discoteca! Sara prontamente realizza che si sale in macchina con uno sconosciuto, quindi mi fa un cenno di diniego ed io, seppur con un certo rammarico, rifiuto. Dario non si perde d’animo e mi chiede il numero di telefono che appunta nel suo pacchetto di sigarette.
Ci salutiamo con simpatia e con un certo timore di non rivederci. Sara e io ci avviamo verso il nostro alloggio commentando l’inatteso incontro.
Dario mi chiama il giorno seguente proponendo una pizza insieme ai suoi amici, la mia amica e io accettiamo l’invito. Di fronte a me è seduto Enrico, un collega di Dario, non particolarmente bello, ma interessante, che cerca di attirare la mia attenzione con ogni stratagemma. Sara nel frattempo chiacchiera animatamente con Gianni. Enrico mi affascina con la sua parlantina, oscurando Dario nonostante la sua bellezza. Sono sempre stata attratta da uomini particolari, più che avvenenti. Mi lascio conquistare da Enrico che mi strappa un appuntamento al rientro in città, con un po’ di disappunto da parte di Dario. Dentro di me penso che forse un ragazzo meno bello sia più affidabile.
Concludo la breve vacanza con Sara fra bagni di sole e nuotate e tutto sommato sono felice di rientrare a casa per rivedere Enrico. Infatti appena rientrata lui si fa vivo per invitarmi a cena. Lo rivedo con gioia e molte aspettative, mi prende molto. A quella prima cena ne sono seguite molte altre, ero raggiante e felice, tanto che mia mamma mi ha detto: “Non ho mai visto una ragazza più innamorata di te e anche lui lo sembra”. Enrico viveva da solo in una città vicina alla mia, spesso mi fermavo da lui a dormire. In quel periodo frequentavo l’università, lui invece già lavorava, aveva qualche anno più di me. La nostra storia procedeva a gonfie vele e mai mi sarei aspettata la sua reazione una sera di quell’inverno: era nervoso, stanco, scattoso, scostante, non sapevo come comportarmi, sembrava che tutto gli desse fastidio. Cercai di avvicinarmi a lui con calma, ma mi diede una spinta talmente forte da farmi finire addosso alla maniglia della porta che mi provocò un brutto ematoma. Sul momento rimasi male, non me l’aspettavo una reazione tanto violenta, poi me ne feci una ragione e dimenticai l’episodio. Circa un mese dopo vidi Enrico di nuovo con quell’espressione pericolosa, ancora una volta lo assecondai con pazienza e amore, ma in risposta mi arrivò un forte ceffone in pieno viso. Mi intimò di non disturbarlo e di stare zitta. Allora gli dissi che sarei andata da un’amica; niente, non mi permise di uscire e fece una scena di gelosia. Iniziai a preoccuparmi e a sentirmi a disagio, non volevo più stare a casa sua. Cercai di chiamare mia madre, ma lui mi prese il telefono dalle mani. Mi stesi dunque sul letto della camera degli ospiti e attesi gli eventi. Enrico si presentò alla porta con un coltello affilato, con quello tagliavamo i salumi, mi minacciò. Ormai ero terrorizzata, lanciai di nascosto un oggetto dalla finestra e con la scusa di scendere a riprenderlo, scappai per sempre. Mi sono salvata.
Non ho sporto denuncia, ho tenuto per me questi fatti, ma ora che è passato tanto tempo, ho sentito l’esigenza di liberarmene raccontando tutto.

*Concedo alla dott.ssa Chiara Vergani il diritto di pubblicare questa testimonianza in cui i nomi delle persone e dei luoghi sono stati cambiati.

25 NOVEMBRE

GIORNATA INTERNAZIONALE

CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE.

25 novembre 2020. La presidente del Senato Elisabetta Casellati è intervenuta con un messaggio inviato in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne alla maratona web del gruppo Qn.
“Educazione e istruzione sono le armi per rovesciare gli stereotipi sulle donne e avviare un cambiamento in grado di mettere al bando ogni forma di violenza, sessismo e discriminazione Per questo, desidero rivolgere un appello anche agli operatori dell’informazione: le parole pesano e vanno usate con responsabilità. La violenza su una donna e il femminicidio vanno raccontati in tutta la loro crudezza. Non chiamatelo ‘estremo gesto d’amore’ o ‘amore malato’ perché questi crimini sono quanto di più lontano ci possa essere dall’amore. Qualunque tutela e normativa non saranno mai davvero efficaci se non verranno affiancate da un impegno altrettanto incisivo sul piano culturale. Le leggi non bastano se le menti non cambiano. È questo l’impegno comune che tutti dobbiamo assumere oggi per vincere la battaglia contro la violenza”.
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne penso induca una profonda riflessione sui dati oggettivi che allarmano e obbligano la politica, la scuola, le associazioni, le forze dell’ordine e la società a porre un freno al fenomeno.
Dal dato del report pubblicato nel sito del Ministero dell’Interno, elaborato dal servizio analisi della direzione della Polizia criminale, risulta evidente che nel periodo del lockdown i reati riconducibili alla violenza di genere sono stati implementati dalla forzata convivenza. Omicidi, maltrattamenti e violenze sessuali, dopo il periodo di lockdown, risultano essere cronici.  A ottobre 2020 erano 91 le donne uccise, una ogni tre giorni: un drammatico bilancio che emerge dal rapporto Eures. Sono diminuite le denunce in quanto le donne chiuse in casa sono maggiormente controllate dai partner.
Sono trascorsi 22 anni dalla prima giornata celebrativa, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999, e nonostante siano stati incrementati i provvedimenti legali e assistenziali di tutela delle donne, il fenomeno è gravissimo. Non dobbiamo poi trascurare il dramma della violenza assistita dai minori in casa: sono testimoni di ogni tipo di maltrattamento fisico, verbale, psicologico, sessuale ed economico. La violenza sulle donne è presente in ogni classe sociale e ancora le vittime vengono spesso considerate corresponsabili e i carnefici giustificati.

CHE COS’È LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

“La violenza nei confronti delle donne è una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere […] ed è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”
Convenzione di Istanbul, 2011

La violenza nei confronti delle donne molto spesso si concretizza nelle relazioni sentimentali e di fiducia, si estrinseca in diversi modi ed ha un unico obiettivo rappresentato dalla ricerca di potere e controllo sulla propria partner.
Questa è la definizione generale di violenza:“Uso intenzionale della forza fisica o del potere, minacciato o reale, contro se stessi, altre persone o contro un gruppo o una comunità, da cui conseguono o da cui hanno un’alta probabilità di conseguire lesioni, morte, danni psicologici, compromissioni nello sviluppo o deprivazioni”. (OMS, 2002)

Violenza domestica: La violenza domestica afferisce a tutti i comportamenti aggressivi e violenti, quindi agli episodi di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica, perpetrati all’interno della coppia e della famiglia, che provochino danno fisico, psicologico, economico, sessuale.

Maltrattamento: Il maltrattamento è una tipologia di comportamento coattivo di controllo nei confronti della partner protratto nel tempo, esso è accompagnato da ferite fisiche, timore e blocco della libertà della donna.

Come riconoscere la violenza: Ogni situazione va contestualizzata, ma vi sono dei particolari segnali di attenzione identificati dagli studi agiti da un uomo violento. Vediamoli: insulti, umiliazioni, svalorizzazione, gelosia esasperata di ogni movimento, amicizia e frequentazioni, controllo su parenti e amici e colleghi di lavoro, con imposizione di limitazione degli incontri, impedimento di lavorare e/o studiare, reazioni aggressive di fronte al non rispetto dei voleri del maltrattante, minacce, schiaffi, calci, spintoni, botte, irascibilità esagerata con lancio e rottura di oggetti, prevaricazione sulle decisioni economiche e sull’uso dei guadagni di entrambi, obbligo ad avere rapporti sessuali indesiderati.

Cosa fare e a chi rivolgersi: È fondamentale sapere che: in caso di aggressione fisica e sessuale bisogna recarsi al Pronto Soccorso più vicino per ricevere le prime cure mediche; In caso di pericolo per avere subito protezione si devono contattare le Forze dell’Ordine.

LE FORME DI VIOLENZA SULLE DONNE

Ci sono diverse  forme di violenza sulle donne: violenza fisica, violenza psicologica, violenza sessuale, violenza economica, stalking.

Violenza Fisica: La violenza fisica comprende tutti i danni al corpo: spinte, sputi, pizzicotti, morsi, sberle, calci, pugni, botte, bruciature, fratture, spesso con divieto di poter ricorrere alle cure mediche. La violenza fisica è correlata a quella psicologica, mediante ricatti emotivi, minacce, offese e in genere precede quella fisica.

Violenza psicologica: La violenza psicologica si cela dietro a fenomeni sottili e quasi impercepibili che vanno ad aumentare nel tempo. Essi ledono l’autostima della vittima, è importante capire il meccanismo e rivolgersi a un centro antiviolenza, in quanto questa mortificazione psicologica comporta disagio e dolore. Il maltrattamento psicologico si manifesta nei seguenti modi:
Fare sentire la vittima inadeguata in tutti gli ambiti della propria vita
Considerare la vittima come un oggetto e manipolarla
Controllo e gelosia ossessivi
Costrizione a rapporti sessuali
Addossare alla vittima ogni responsabilità e dovere sia famigliare che economico.
Obbligare la partner a rinunciare a parenti e amici
Far sembrare normali comportamenti violenti verso la partner.
Impaurire e minacciare.

Violenza sessuale: La violenza sessuale si concretizza in ogni atto sessuale o tentativo di atto sessuale, avances sessuali non volute, coercizione e traffico sessuale. Tutti questi fatti possono essere agiti anche da individui sconosciuti e in qualsiasi settore esistenziale, sia domestico che amicale e lavorativo. La coercizione può sostanziarsi nei confronti di soggetti sotto l’effetto di sostanze, di persone con disabilità psicofisica e a danno di minori. La violenza sessuale è attuata sia da individui sconosciuti, ma anche da uomini di cui la donna si fida, addirittura un fidanzato o un marito. I comportamenti definiti come violenza sessuale sono: stupro, approcci sessuali indesiderati; offerte di denaro o di favori in cambio di prestazioni sessuali; obbligare ad abortire; non permettere la fruizione di contraccettivi; costringere alla prostituzione o al traffico illegale di persone; stupri durante le guerre; abuso sessuale di soggetti disabili; abuso sessuale di minori; matrimoni forzati o coabitazioni, compreso il matrimonio di bambini; mutilazioni genitali.

Violenza economica: La violenza economica è rappresentata da tutte le modalità di privazione o controllo sulla propria indipendenza economica: privazione della conoscenza della situazione economica famigliare; obbligo a saldare le bollette di casa con il denaro personale; il maltrattante non dà alla partner  informazioni relative allo stipendio; negazione di soldi alla partner; indebitamento forzato; privazione economica continuativa; impedimento all’accesso legalmente permesso ai beni comuni; rifiuto di pagare l’assegno; il carnefice perde di proposito il lavoro per non saldare gli alimenti; obbligare a firmare contratti non condivisi; stalking come atto persecutorio quando uno dei due partner vuole chiudere la relazione, esso si manifesta soprattutto  quando il rapporto era già improntato sulla violenza.

Stalking: Lo stalking è perpetrato mediante controlli, inseguimenti, pedinamenti in ogni luogo e situazione, l’ex tenta di far perdere il lavoro alla donna. La vittima di stalking vive in perenne ansia, paura, disagio e terrore, specialmente nel caso in cui il maltrattante si sia dimostrato violento e aggressivo già durante la relazione.  La persecuzione è comprensiva di continue telefonate, messaggi, mail, lettere, biglietti e avvisi.
Le conseguenze dello stalking sono molto gravi in quanto la vittima si sente lesa nella sua libertà personale, nell’indipendenza, nei movimenti e genera un senso di impotenza.

CHI SONO GLI UOMINI VIOLENTI

Generalmente conduciamo la violenza ai paradigmi psicopatologici, ma dobbiamo tener presente che sovente è il sistema valoriale  ad essere compromesso, prima ancora della sfera psichica. L’uomo violento si presenta spesso scisso in due parti distinte: una che si manifesta attraverso controllo, gelosia e comportamenti violenti con la compagna, e quella che si esprime nella vita sociale e lavorativa, mediante una condotta seria, amichevole, collaborativa con colleghi, con amici, parenti e conoscenti.
L’uomo violento non vuole rinunciare al proprio modo di essere, non contempla nel suo atteggiamento mentale la possibilità di un confronto costruttivo, usa sempre la violenza nei conflitti. Non è in grado di fare a meno del suo bisogno di controllare la vita della partner e dei figli, gli aspetti domestici, quotidiani, economici della vita familiare, caratteristiche che rappresentano la personalità dell’uomo violento. Vuole decidere lui ogni spesa in base alle proprie esigenze e non anche a quelle dei familiari. Può succedere che un uomo di questo tipo, fatichi a consentire e a concedere il denaro alla compagna per eventuali cure mediche di cui può avere bisogno. L’uomo violento non si mette mai in discussione, ha sempre ragione, la colpa è sempre della partner, qualsiasi cosa succeda. Non è in grado di capire la gravità dei propri comportamenti, spesso li nega al punto da considerarsi, in certi frangenti, lui stesso la vittima.
Nella cultura occidentale, per molto tempo, è stata tacitamente consentita la violenza del maschio sulla donna all’interno delle mura domestiche e in alcuni casi, addirittura utile con fine correttivo. Ciò ha comportato la mancanza del riconoscimento che i propri comportamenti hanno delle conseguenze. La violenza che l’uomo agisce sulla donna si configura quale modalità volta a reprimere quel sentimento di angoscia che potrebbe manifestarsi nel confrontarsi con la categoria della libertà, pertanto non vuole perdere il controllo sulla vita altrui.

Chiara Vergani è scrittrice, insegnante, pedagogista e criminologa.
Laureata in psicopedagogia, ha conseguito master in criminologia e tutela del minore. È un’esperta di bullismo e cyberbullismo.
Conferenziera e formatrice a livello nazionale, vanta numerose collaborazioni con la stampa, la radio e la televisione.