Questa filastrocca è ispirata ad una storia vera. La dedico ad una grande amica e a tutti coloro che, come lei, hanno affrontato il distacco da un compagno fedele e non smettono un solo giorno di portarlo nel cuore.
Dicevan di lui che era spaventoso
ma dentro i suoi occhi un mondo affettuoso;
gigante di muscoli e virilità
farcito di amore e grande bontà;
il capo dei quattro, senza obiezione
voleva per primo carezze e attenzione;
faceva la guardia e scrutava nel cuore
varcavi il cancello se amava il tuo odore.
Il tempo passava, il gigante invecchiava
finché tanto si ammalò
e gli affetti salutò.
Ira, la dolce, parecchio avvilita
dormiva sul corpo del compagno di vita.
Per giorni e giorni i tre amici spaesati
vagavan digiuni e sconsolati.
Zara dormiva e poltriva qua e là
senza passione come tempo fa.
Nero, il più giovane ma magro assai,
tirò fuori più grinta che mai;
il suo cuore malato poco pompava
e ogni due giorni dal dottore andava;
ma c’era bisogno di un capobranco,
Nero era giusto, ma in due passi era stanco.
In casa non si entra, diceva agli amici,
ma questi con gli occhi rispondevan: Che dici!
Il capo, Cesare, faceva così
e quindi vi dico: Fermatevi qui!
Ma tu non sei lui, cosa comandi?
Comando su voi, che siete più grandi.
Va bene, piccino, ti accontentiamo,
anche se questo sembra un po’ strano.
Dall’arcobaleno il gigante parlò,
i suoi umani al canile d’un tratto guidò;
mancava la gioia che presto tornò,
quando sguardo umano Ares incontrò.
Nero contento il capo faceva,
col piccolo nuovo che lo permetteva.
Dall’arcobaleno il gigante parlò
e la sua amata insieme chiamò.
Venti giorni passati sì e no
e Ira felice il suo amato trovò.
Ma Cesare ancora decise di fare
e di nuovo al canile gli umani mandare.
Ecco che arriva la piccola Athena
a presto alleviar la nuova pena.
Ogni amico non dimentichiamo
lo sguardo al cielo spesso portiamo.
Ogni astro di costellazione
di un nostro amico porterà il nome.
Giulianna D’Annunzio
Grazie
Prego!