“La città proibita” è un film italiano del 2025 co-sceneggiato e diretto da Gabriele Mainetti.

1995, Cina. Con la politica del figlio unico in pieno vigore, i genitori delle piccole Yun e Mei decidono di tener segreta la seconda per evitare denunce. Entrambe sono educate, fin dalla tenera età, alle arti marziali.

2025: Mei, divenuta esperta di tecniche di combattimento, arriva a Roma alla ricerca di Yun, data per scomparsa. Il luogo chiave per l’indagine è l’affollato ristorante cinese dell’Esquilino “Città proibita”, dove i clienti possono non solo mangiare ma anche intrattenersi con massaggiatrici e prostitute e dove anche Yun si è dovuta riciclare come squillo. (Wikipedia).

Non sapevo cosa aspettarmi, perché non ho voluto leggere la trama. Mi sono fidata di Gabriele Mainetti di cui avevo amato moltissimo “Lo chiamavano Jeeg Robot” e abbastanza “Freak Out”. Sapevo che nel cast c’era Marco Giallini, ma non della presenza di Sabrina Ferilli (brava!) e di Luca Zingaretti (di fatto poco più che un cameo in una posizione decisamente menagrama).

“La città proibita”, per me, supera le due precedenti pellicole con un sorpasso di quelli coatti. Ho adorato tutto. Brava Yaxi Liu nel ruolo di Mei che parla solo cinese e picchia come un fabbro; bravo Enrico Borello nel ruolo di Marcello che, secondo me, assurge a simbolo maschile perché non mena, ha paura, le prende, piange pure, ma ha un coraggio e una forza d’animo assoluti; bravo anche il villain Mr. Wang, interpretato da Chunyu Shanshan, bellissima faccia e quella capacità di essere un bastardo assoluto e un padre che si commuove per le canzoni di un figlio rapper che gli ha voltato le spalle (giustamente, direi). Bella la fotografia, belli la colonna sonora, la regia, il montaggio. E vogliamo parlare dei messaggi e di quanto ce n’è bisogno oggi a Roma, in Italia e nel mondo? Insomma, che mi è piaciuto credo si sia capito. Aggiungo solo una cosa. Sono uscita dalla sala con un desiderio retrospettivo: quanto mi sarebbe piaciuto avere le capacità da combattente di Mei per mettere a posto tutta quella serie di maschi che ho archiviato alla voce “pessimi incontri”.

E a proposito di “pessimi incontri”, di Laura Costantini vi suggerisco “La pietra delle anime” (Dark Abyss Edizioni).

La morte può essere solo un ostacolo superabile? Bridger Colton, reduce della I Guerra Mondiale, vuole crederci e si attacca con tutto se stesso a quest’assurda affermazione che il caporale Zed Smith gli ha affidato insieme a un compito. Per questo parte verso la baia di Quinte, sul lago Ontario. Pensa di dover restituire alla madre di Smith un amuleto, finisce invece in una realtà fatta di magia oscura e visioni inquietanti. A guidarlo è il giovane Piuma Nera, carceriere e carnefice. Il devastante potere della Pietra delle Anime non può soffocare la loro voglia di vivere, ma una lotta spietata tra custodi, lupi e sciamani si scatenerà contro di loro.

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