Bruno Morchio: Bacci Pagano. Una storia da Carruggi.
Bacci Pagano è un vecchio investigatore privato che ha perso per strada tutti i sogni e le speranze della sua gioventù. Dopo aver creduto nella rivoluzione si è fatto cinque anni di galera come terrorista rosso, per uno scherzo del destino e senza mai esserlo stato. La moglie lo ha lasciato e da dieci anni non vede più sua figlia. Anche la giovane fidanzata lo ha mollato. Gli resta ancora qualche amico, come il commissario Pertusiello, dirigente della Squadra Omicidi della Mobile di Genova. I carruggi sono il suo territorio, nei carruggi vive e lavora muovendosi su una vecchia Vespa color amaranto. E il centro storico di Genova, sospeso tra degrado e speculazione travestita da modernità, rappresenta lo scenario su cui si muovono i personaggi del romanzo.
Mentre sta indagando su un oscuro faccendiere per conto di un’antica famiglia genovese assediata dalla mafia, Bacci Pagano conosce la giovane fidanzata del suo cliente, donna impetuosa e nevrotica che lo cerca e lo respinge, e scopre che costei è al centro di una situazione ambigua e complicata fatta di finte ingenuità e di cinici calcoli che portano fino al delitto. Nel frattempo un suo vecchio compagno del sessantotto lo assolda per ritrovare una carabina rubata dalla sede di una radio. Con quella carabina qualcuno vuole attentare alla vita del Presidente del Consiglio, in visita a Genova.
Un giallo italiano * * *
Un giallo lungo, forse anche un tantino prolisso, di lettura un po’ difficoltosa per una non-genovese come me, dal momento che il glossario non contiene tutti i termini di cui avrei avuto bisogno. Del protagonista mi piace molto l’umanità e l’atteggiamento nei confronti dei più deboli e diseredati. Un po’ deludente il finale, almeno in parte aperto ed ispirato liberamente a fatti di cronaca. L’Italia berlusconiana e la Genova post-G8 vengono fuori vivide e deprimenti: in questo senso molto riuscita la scena alla scuola.
Certo la lettura non suscita pensieri lieti.
OoO
Alberto Minnella, Il gioco delle sette pietre
Durante il capodanno del 1964, al commissariato di Siracusa, l’agente Camurro riceve una telefonata inquietante: è la signorina Russo che dichiara di aver visto tre uomini uccidere Antonio Passanisi, proprietario del ristorante “La spada blu”. Arrivato sul posto, il commissario Paolo Portanova si trova al cospetto di una scena del crimine del tutto inedita. Il cadavere di Passanisi è scomparso e con lui anche la più piccola traccia del colpevole. Una porta chiusa a chiave, nel retrobottega, farà da perno alla vicenda e sarà causa di guai neri. Alla difficoltà delle indagini si aggiungerà la voce insistente della pioggia che aprirà una breccia fra i ricordi del commissario, costretto a fare i conti con il suo passato. Nel dipanare la matassa, Portanova, suo malgrado, con l’aiuto dell’ispettore Gurciullo e dell’agente Iannelli, si troverà aggrovigliato in una torbida storia fatta di potere politico e di vendetta personale, intrisa del sangue rosso dell’amore carnale.
Sconcertante * *
Non sono un’esperta di gialli e neppure di letteratura sperimentale, quindi questo racconto lungo mi ha creato grosse difficoltà. Tutta la prima metà è un’unica serie di descrizioni, con attenzione maniacale ai particolari, per lo più non particolarmente significativi. L’autore usa anche vocaboli a me non noti, un po’, immagino, calchi del siciliano, un po’ forse sue libere creazioni, in mezzo a molti normali e non normali refusi. Alla fine credo di non aver capito completamente la trama. Probabilmente in parte è colpa mia, ma un aiutino da parte dell’autore sarebbe stato gradito.
OoO
Jaci Burton, Gioco senza regole
Quasi tutti giocano secondo le regole. Ma Gavin e Liz non sono come gli altri…
Vincere a ogni costo. Questo è sempre stato il mantra dell’agente sportivo Liz Darnell. Ora ha tirato le cose troppo per le lunghe e rischia di perdere il cliente più importante: il giocatore professionista di baseball Gavin Riley. Liz sa che avrà bisogno di alcuni inning extra per riconquistarlo e che potrebbe non essere facile, perché ha una cotta per lui da quando l’ha visto per la prima volta. Eppure l’attrazione sembra reciproca.
Gavin infatti è sul punto di cedere… soprattutto quando Liz si offre come parte dell’accordo. Ma per rendere più eccitante la sfida, decide di lanciarle una palla curva per vedere cosa è disposta a fare pur di tenerlo come cliente.
E quando l’amore all’improvviso entra in campo, né Liz né Gavin sono pronti per lo schema di gioco più importante e coinvolgente.
Fra eros e dramma * * *
È stato il mio primo Burton (e, immagino, anche l’ultimo): si tratta di un romanzo erotico-sportivo, caratterizzato da turpiloquio a tutta birra e infinite scene di sesso meccanico. C’è un tentativo di rappresentare il nascere di un amore, ma la parte più bella, quella per cui arriva a meritare le tre stelle, è l’unica drammatica: qui la Burton dimostra che potrebbe fare molto meglio, se volesse.
Imprecisa la sinossi: si direbbe che chi l’ha scritta non abbia letto il romanzo. Adatta, invece, la copertina.
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