Maria Masella, Carciofi all’inferno

Emma Books- Cocktail

Ingredienti:
6 ardiciocche (carciofi) di Albenga
1 giovane donna che ha paura delle spine
1 scrittrice stravagante
1 cellulare
2 genitori saggi e un po’ pazzi
1 uomo buono, che non ha paura delle spine

Preparazione:
I carciofi sono buoni, ma il loro cuore è protetto da spine. Anche Michela è un po’ come i carciofi. Ci vuole abilità manuale e tanta esperienza per togliere le brattee spinose senza pungersi, almeno senza pungersi troppo. Così come ci vuole una grande abilità nel sapersi aprire a un sentimento profondo e vero, senza paura di farsi male. Si deve scegliere se volerli mangiare, rischiando di ferirsi, o rinunciare.

Rimedio:
È la ricetta per imparare ad aprirsi e arrivare al cuore.

Un racconto “genovese” * * * *
Racconto breve molto “genovese”, o forse dovrei dire molto maselliano, opera di una scrittrice che ama sempre più il levare che il mettere. E ciò in particolare quando rinuncia al romanzo per ripiegare su qualcosa di molto più breve.
I rapporti umani sono sempre difficoltosi e quindi bisogna riprovarci. Sempre.

Emily Pigozzi, Pesche amaretti e cioccolato

Emma Books – Cocktail

Ingredienti:
1 vicina di casa pazza, poetessa e un po’ strega
1 giovane donna che ha smarrito se stessa
1 gatto malconcio e nero di nome Freud
1 scatola misteriosa
1 uomo da aspettare

Preparazione:
Un attimo di follia, la voglia di cambiare tutto, e Violante abbandona di colpo la sua vita romana da attrice di teatro e l’amore di un uomo egoista per tornare nella sua città natale, nella vecchia casa di ringhiera della sua infanzia. Gigliola, la pazza e solitaria vicina di casa, artista e cuoca per passione, se n’è andata per sempre dopo aver atteso invano il ritorno del suo amore perduto, cucinando piatti deliziosi per ingannare il tempo. In particolare, le pesche agli amaretti e cioccolato, che si fa di tutto perché siano perfette, ma alla fine non lo sono mai, proprio come la vita.
Prima di morire, Gigliola le ha lasciato una scatola piena di poesie, disegni e lettere. Non sembra, eppure per Violante saranno la base per smettere di aspettare, ritrovarsi e ricominciare a sognare.

Rimedio:
È la ricetta per smettere di aspettare gli amori impossibili, imparare a prendersi cura di sé e riscoprirsi.

Penelope o Nora? * * * *
Ci sono le vestali (o le Andromache o le Penelopi) che si annullano nell’attesa o nel rimpianto di un uomo, di un uomo che non sempre le merita e non sempre vuole o può tornare.
E ci sono le Nore che pensano di poter ancora cambiare la loro vita e hanno il coraggio di farlo.
“Alla fine mi sono voluta bene, ho voluto bene a più persone di quanto credessi” è il testamento di Gigliola. “Ma le donne come te hanno una grande risorsa, una grande anima. E questa salta fuori, vedrai, anche se la vita cerca di soffocarla.”
Un racconto commovente.

Rossella Calabrò, Danza d’amore per principianti

Emma Books – Love

Il mio nome è Sancho e sono un neurone della pancia. Eh sì, perché oltre al cervello nella testa, esiste anche un secondo cervello che si trova appunto nell’intestino. E io abito proprio lì, nella pancia di una tipa, un po’ nevrotica ma simpatica, che si chiama Margherita. Siamo più di cento milioni di neuroni, quaggiù, e siamo noi che sentiamo, che intuiamo, che influenziamo le decisioni del nostro collega lassù ai piani alti. Lui, il cervello cranico, ha finto di essere l’unico con un po’ di sale in zucca per centinaia di anni, finché finalmente gli scienziati si sono accorti della nostra esistenza. E sapete perché ci hanno messo tutto questo tempo? Perché gli scienziati sono quasi tutti uomini. Le donne, di avere un cervello anche nella pancia, lo hanno sempre saputo. Comunque, passo subito alla storia che mi hanno incaricato di raccontarvi: è una storia d’amore e di danza (del ventre, naturalmente). Romantica, e un pochino magica. E anche un po’ da ridere, perché gli amori senza risate sono amori incompleti.

Carpe diem? * * *
Romanzo breve un po’ pazzo o meglio (è più fine) demenziale con un neurone della pancia come narratore (per ulteriori spiegazioni rivolgersi alla scrittrice). L’ho comprato con molto ritardo, approfittando di una promozione, perché molti interventi della Calabrò su Facebook mi avevano affascinato, per quanto io ami poco la narrativa comica. Si ride molto, ma confesso di non aver capito bene dove si voglia andare a parare. Forse c’è dietro l’idea che bisogna cogliere l’attimo fuggente senza troppo pensare al futuro. Donde una certa atmosfera surreale a partire dal nome del protagonista maschile, Melquiades, che fa pensare a García Marquez. E certo un ideale simile è agli antipodi della mia concezione razionale e organizzata della vita.
Punteggiatura “moderna” o forse espressiva. Non sono sicura neanche di questo.

Le recensioni de L’Artiglio Rosa (Maria Teresa Siciliano-Matesi)