La Confraternita dell’Uva, Bologna, 4 maggio 2018

LA SFIDA DELLA PAURA: GIALLO VS NOIR

Il giallo della ragione e il nero del caos

Lo affermo con totale sincerità, organizzo solo gli eventi cui mi piace partecipare. Una fortuna non trascurabile, cui oltretutto si aggiunge la generosa disponibilità di amici che sono scrittori di vaglia.
Ecco quindi che il 4 maggio a Bologna, nel clima sempre frizzante de “La Confraternita dell’Uva”, libreria del cuore storico della città che è anche enoteca letteraria, Roberto Carboni ed Enrico Luceri, campioni indiscussi dei due colori narrativi, hanno accettato il mio invito a mettere ordine in una ormai storica contrapposizione, a sottolineare differenze e punti di contatto, a dir vita insomma a La sfida della paura.
Chi a miglior diritto di loro? Enrico è penna storica de Il giallo Mondadori e ha vinto il prestigioso premio Alberto Tedeschi e Roberto è autore di nove romanzi dai colori sempre più scuri, che gli sono valsi riconoscimenti in ambito cittadino e nazionale.

Davanti a un pubblico davvero lusinghiero per numero di presenze e sguardi attenti, ho dato inizio all’incontro con una breve introduzione, timorosa, lo confesso, per una passione che forse non bastava a darmi la parola davanti a questi maestri.

Una curiosità, per cominciare. I termini giallo e noir che identificano i due colori narrativi prendono spunto, in Italia e in Francia, dalle tinte delle collane che per prime ne hanno inaugurato la pubblicazione: I libri gialli, editi da Arnoldo Mondadori a partire dal 1929 e solo dal 1946 rinominati Il giallo Mondadori, e la Série noire, voluta da Claude Gallimard nel 1945.

E, a proposito della Série noire, mi pare pertinente citare il manifesto che nel 1948 il traduttore Marcel Duhamel, primo direttore editoriale della collana, dedicò ai suoi lettori per informarli di ciò che avrebbero potuto trovarvi, o non trovarvi: “[…]Chi ama gli enigmi alla Sherlock Holmes non vi troverà il suo tornaconto. E nemmeno l’ottimista a oltranza. L’immoralità consentita in questo tipo di opere può fungere unicamente da contraltare alla moralità convenzionale […]. Vi s’incontrano spesso poliziotti più corrotti dei delinquenti che essi perseguono. L’investigatore accattivante non sempre risolve il mistero. A volte, un mistero non esiste neppure. E qualche volta, nemmeno un investigatore. E allora? Allora resta l’azione, l’angoscia, la violenza – in tutte le forme e in particolare in quelle più ripugnanti – i pestaggi e le carneficine. Non vi mancano l’amore, di preferenza brutale, la passione disordinata, l’odio senza pietà, tutti i sentimenti insomma che in una società civile non dovrebbero trovare posto […]”.

A me pare una definizione di noir ancor oggi attuale. Chiedo conferma a Carboni, che è d’accordo riservandolo però solo al noir delle origini. Precisa infatti che l’attenzione dei romanzi contemporanei, e dei suoi in particolare, è maggiormente riservata alle conseguenze dell’azione criminale piuttosto che all’azione stessa e che l’effetto sanguinario appartiene ormai più al genere splatter piuttosto che al noir.

Per tracciare una più netta linea di demarcazione tra giallo e noir, mi pare interessante citare un’analisi critica sulla struttura sottostante a ogni narrazione gialla o noir, espressa sia per parole che per immagini (Sergio Calamandrei, La struttura profonda del giallo e del noir, pubblicato sulla rivista “Insolito e Fantastico”). In particolare, vi si argomenta che “alla base dei differenti tipi di narrazioni c’è comunque il mito che, con i suoi personaggi atavici e le sue strutture rinvenibili sin nelle prime storie raccontate sulla Terra, è in grado di spiegare il modo in cui si presentano anche le narrazioni contemporanee”. Rifacendosi agli studi junghiani che riguardano i quattro archetipi dell’Eroe (Re, Guerriero, Amante, Mago), questi modelli vengono messi in relazione dapprima con le loro trasposizioni contemporanee (Re/Leader, Guerriero/Poliziotto, Amante/Amante, Mago/Ricercatore) e poi estesi ai protagonisti di altrettanti tipi di narrazione: Re/Leader – Fantasy; Guerriero/Poliziotto – Poliziesco, Azione; Amante/Marito – Drammatico; Mago/Ricercatore – Detection.

Siamo quindi all’interno della detection, e quindi del giallo, tutte le volte che il protagonista è un ricercatore, ovvero per risolvere l’enigma utilizza la conoscenza che gli deriva da strumenti professionali (detective, giornalista, avvocato, medico, ecc). Diversa invece è la derivazione della narrazione noir che può anche rifarsi al mito del Mago/Ricercatore, se contiene una vera e propria indagine, ma che comunque attinge anche al mito del Guerriero/Azione e dell’Amante/Dramma.

E a proposito di detection non posso che cedere la parola a Enrico, che la rivendica quale centro focale del giallo: l’indagine deve svelare il mistero e rispondere ai tre quesiti chiave della classica whodunit (contrazione dell’inglese Who has done it? Chi l’ha fatto? N.D.R.): chi è il colpevole, come ha fatto, qual è il suo movente.  Nel giallo, il crimine è commesso da un individuo, motivato sempre da ragioni soggettive, e l’indagine mira a ristabilire l’ordine che l’azione delittuosa ha compromesso. Nel noir, anche se l’azione criminale è commessa in origine da un individuo, quel che più importa sono i suoi effetti sugli altri, sul contesto famigliare o sociale, che degenera per conseguenza.

Il giallo va verso la luce della ragione, non per niente il genere è nato in epoca positivista, il nero precipita nell’oscurità del caos. Nel giallo l’ambiente non è importante, nel noir è fondamentale, spesso riferito a una realtà metropolitana in cui il degrado sociale innesca la deflagrazione criminale.

Giallo e noir, però, si reggono entrambi sulla tensione. E a questo punto i due autori tengono una vera e propria lezione. Enrico Luceri la fonda più sulla suspense della situazione, e ci accompagna in un crescendo di paure che appartengono a noi tutti: il buio; la strada deserta; i passi dietro le spalle che paiono inseguirci; la salvezza a portata di mano, che coincide invece con l’affondo dell’assassino. Roberto Carboni distingue tra una tensione di primo livello (quella descritta da Enrico) e una di livelli successivi, in cui l’autore fa leva sull’inconscio del lettore tramite una tecnica di scrittura in cui ogni frase scatena una domanda cui non viene data risposta, se non molto più avanti nella narrazione.

I due autori sono prodighi di esempi tratti dalle loro opere: Enrico legge brani da Solo dopo il crepuscolo e Dietro questo sipario (Damster Edizioni, Collana #comma21), Roberto trae spunto dalle righe di un suo inedito.

Pongo termine all’incontro, concludendo con una piccola provocazione. Giallo e noir, in fondo, poggiano su un elemento comune: non importano le storie raccontate o le tecniche narrative, quel che conta è la sfida a tener desta la tensione del lettore, spesso a livelli quasi insostenibili. Come in un numero di magia, lo scrittore muta qualcosa di ordinario in un prodigio e mantiene la promessa che ha fatto al lettore, trasformandola in un prestigio.

E a giudicare dall’attenzione del pubblico – graditissimi anche alcuni addetti ai lavori come il poeta Gianfranco Corona, gli umoristi Zap e Ida, il critico cinematografico Giovanni Modica, le blogger Alessandra Massagrande e Maria Antonietta Potente -, inchiodato alle sedie per oltre un’ora e mezzo, direi che la magia è riuscita.

LE DIFFERENZE TRA GIALLO E NOIR

TIPOLOGIA NARRATIVA

Giallo: è un genere letterario

Noir: non è un genere, ma una percezione, “una vocazione, uno sguardo” (S. Dazieri).

CASO

Giallo: azione criminale.

Noir: azione criminale.

FOCUS

Giallo: indagine.

Noir: colpa.

PRESUPPOSTO

Giallo: ordine. ragione.

Noir: caos.

CRIMINE

Giallo: di un individuo, motivato da ragioni soggettive.

Noir: degenera dall’individuo alla società e la contamina.

PROTAGONISTI

Giallo: sono gli individui.

Noir: è la società con la sua degenerazione.

RAPPORTI SOCIALI

Giallo: sono interessanti, ma come curiosità di scienziato, non per sentimento umanitario.

Noir: sono fondamentali.

AMBIENTAZIONE: non è importante.

Noir: è fondamentale, spesso metropolitana, degradata.

MISTERO

Giallo: rompicapo. Ellery Quinn: “Il mio lavoro riguarda simboli, non esseri umani. Io tratto tutto come un problema matematico”.

Noir: Non è importante, spesso il crimine e chi lo ha commesso sono espliciti dall’inizio.

BIZZARRO

Giallo: omicidio in circostanze stravaganti per stimolare la competizione fra intelligenze.

Noir: non importante, è il realismo che conta.

TENSIONE

Giallo: non sempre fondamentale.

Noir: fondamentale.

FINALE

Giallo: consolatorio, soluzione del caso e punizione del colpevole.

Noir: non è importante che il colpevole venga punito; anzi, spesso non lo è.

CRITICHE

Giallo: eccesso di artificio, ripetizione di schemi usuali, mancanza di anima.

Noir: eccesso di violenza, linguaggio sciatto, preminenza dell’azione sulla psicologia.

Gli articoli per la Rubrica Bologna-Eventi

Fotografie di Paolo Bonetti, Gianfranco Corona e Giorgio Santangelo.

Le slide sono state assemblate da Giusy Giulianini.