La conoscete una donna pompiera? Una pompiera, una vigilessa del fuoco, una che spegne gli incendi.

Una pompiera.

Mi viene in mente la Cornero con la sua “fissazione” per le parole maschili volte al femminile. Sulle prime mi chiedevo “ma perché? Che avrà da questionare, questa santissima donna, su questi mestieri? Cosa c’è che non va nel dire di una donna “avvocato” o “idraulico” o “agricoltore” o ancora “muratore”?” Fermo restando che almeno tre dei quattro lavori elencati neanche sono compresi come lavori femminili, da noi, il problema c’è e anche bello grande. Ci ho messo un po’ per comprendere la crociata della Cornero, ma alla fine l’ho fatta mia. Perché…

Sapete il primo pensiero che viene in mente quando si parla di pompiere al femminile? Di una che si mette in ginocchio davanti alle braghe calate di un uomo e glielo prende in mano, o da altre parti non meglio identificate in questa sede, ma facilmente intuibili. Facile la battuta, no? Certo, per farsi quattro risate la pompin… ehm, la pompiera va sempre bene, siamo sempre tutti pronti, però mi chiedo: com’è che le pompiere si contano sulle dita di una mano e, maggiormente, in forma volontaria che permanente? Dal sito ufficiale dei Vigli del fuoco si legge che dal 1989 hanno fatto passi da gigante, in tal senso, e che adesso addirittura le donne ai vertici sono più di tre. Eh? C’è da andarne fiere, no? E questo, mi spiace per i colleghi maschi che mi leggono, è un discorso prettamente femminile  che, per quanto vogliano essere solidali, riguarda le donne e nessun altro. E per una volta credo che possiamo anche permettercelo perché se è vero che noi, moralmente, siamo obbligate a volgere ogni santo discorso a entrambi i sessi, i maschietti di questi scrupoli non se ne fanno… Guarda quelli che scrivono horror “reale”, fantasy “puro”, giallo “con le palle” o thriller “veri”… o certi direttori di librerie (sui quali, se mi permettete, tornerò più avanti.)
Dunque, dal sito ufficiale dei Vigili del fuoco, dicevamo, si parla del reclutamento di parecchie persone del “gentil sesso” (e tutte queste virgolette, oggi, hanno un senso: credetemi) tra le loro fila. Perché è politicamente corretto, perché le bestioline outsiders hanno bisogno anche del contentino ogni tanto, direi, perché addirittura i carabinieri e i poliziotti si sono aperti a tutto ciò, per non parlare della forestale: vuoi che gli uomini del fuoco rimangano indietro? Ma per carità la vita!

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Eppure… Eppure sono talmente un numero esiguo, queste donne reclutate, per lo più in forma volontaria, che ci fa proprio sorridere il fatto che digitando su google “pompiera” le prime foto che escano siano di donnine succinte con gli straccali che coprono a malapena i capezzoli. Sì, effettivamente la parola pompiera è davvero spassosa. Come lo è “sturacessi”, ma che vuoi… a ognuno il suo. Dunque, le pompiere sono poche, le guardie forestali non ne parliamo, e in politica… Ah, in politica le quote rosa hanno fatto ridere i polli, tanto che alla fine neanche se ne è più parlato. Saranno state le femministe che alla fine si sono stancate di sentirsi prese in giro dalle stesse donne “salite al potere” che, guardandole dall’alto, hanno asserito di aver fatto il proprio lavoro in tal senso approdando lì dove siedono? D’altronde, scaldato un posto, è meglio che ci rimani prima che si freddi… E non si venga a dire che la lotta alla parità dei sessi si sia fermata agli anni ‘70, che di conquiste ne abbiamo fatte… Adesso possiamo studiare, possiamo votare, possiamo prendere la laurea (e avere anche facoltà di farlo) e possiamo anche uscire da sole, se ci va… Ah, no, quella è ancora utopia (sai, sia mai che esci e qualcuno ti violenta… alla fine sapevi che sarebbe potuto accadere, colpa tua che hai voluto rischiare!)

E guardate l’ultima conquista: possiamo scrivere! La Bic ha fatto una penna proprio per la mano femminile, quindi è ufficiale! Ma… c’è un ma e lo sapete bene anche voi. Possiamo scrivere, vero, ma come? Cosa? Noi, inclini all’ormone impazzito. Noi, pronte a piangere per  un ragnetto che cammina sul muro. Noi, che abbiamo bisogno di un uomo per sentirci complete… Noi, cosa possiamo scrivere se non rosa, la “letteratura” di serie B, quella con un senso del femminismo pari alla percentuale della salute in una ciotola di frittura che se poco poco proviamo a cambiare qualche cliché o a inserire una donna cazzuta ci mazzolano finché morte non ci colga devastante e sottile che così soffriamo anche di più? Siamo serie: di Agatha Christie ne è vissuta una, di Rowling una (e che lunga vita abbia, detto tra noi), di Mary Shelley una… per i thriller sono dovuta andare a cercare su google e mi è uscita fuori la Cametti che ha candidamente asserito (perché lo sappiamo, ci nasciamo, noi, con questa consapevolezza) che affermarsi in un mondo “con le palle” come quello del thriller è, per una donna, maledettamente difficile. Dunque, noi donne che scriviamo… Ci stupiamo perché il direttore de La Feltrinelli di Bologna ha detto di non leggere autrici donne (non tante, quasi per niente)? E perché? Cos’ha detto di così diverso dal mondo reale che viviamo tutti i giorni? Ciò che a me stupisce non è il fatto in sé, ma l’averlo detto legittimando di fatto la discrepanza tra donne e uomini, o animali, perché il confine sta diventando sempre più labile, abbiate pazienza. È come il cartello fuori dal negozio con l’immagine del cane “Tu qui non puoi entrare”, oppure quello delizioso di alcuni luoghi in Francia in cui si avvisano gli italiani che, in quanto tali, dovranno pagare una cauzione altrimenti non necessaria.

Le discriminazioni non nascono oggi con l’intervista su La Repubblica del dottor Bossani, e non proliferano con essa, signore e signori, anche se il signor direttore spero trascorra qualche ora con chi di dovere a rispondere della sua infinita ignoranza misogina. La discriminazione è una Margherita Hack, una Rita Levi Montalcini,  una Marie Curie e un’altra manciata esigua di donne talmente troppo intelligenti da non poter passare inosservate come la maggior parte delle altre, invece, hanno fatto, tacendo un’ingiustizia inaccettabile. La discriminazione striscia ogni giorno, in ogni parola, senza che neanche ce ne rendiamo conto. A partire dalle pompiere.