Segnalazione: l’ultimo libro (l’ottavo, il nono?) di un’autrice che tutti aspettavamo.
News: il nuovo romance di questo autore che ha fatto sognare milioni di donne.
Tutto bello, tutto vero, ma… quando hanno cominciato l’autrice che tutti aspettavano e l’autore che ha fatto sognare milioni di donne? L’abbiamo chiesto in giro, e tutti hanno risposto, anche chi era al primo libro e ai patemi da debutto. Perché, si sa, il primo libro non si scorda mai.

GRAZIA MARIA FRANCESE è appassionata di tutto ciò che è giapponese, esperta di arti marziali, scrittrice di romanzi storici, viaggiatrice instancabile.

Le prime cose che ho scritto? Diari di viaggio. Prima di partire per una delle tante esplorazioni a città d’arte, chiese, musei in Italia o in Europa (meravigliosi scenari degli anni ’60!) mia madre mi consegnava un quadernetto con la copertina rigida. Oltre a riportare coscienziosamente ciò che avevamo visto, ci scrivevo le tante disavventure di giornate passate a sobbalzare su strade sconnesse nella Seicento di papà, ammassati in tre bambini sul sedile dietro, o delle notti in campeggio: i miei non erano ricchi, quindi  pernottavamo in tenda.

I diari sono proseguiti durante i viaggi avventurosi con il mio primo marito, fotoreporter: lui andava a caccia di immagini e io di impressioni. Il risultato erano articoli pubblicati su riviste di viaggio, che a quell’epoca (anni ’80) pagavano pure…. era davvero un altro mondo!

Scrivevo in qualche lodge afoso, con i gechi che si arrampicavano sulle pareti; in una houseboat sui laghi del Kasmir, in un caykane turco, alla stazione del traghetto sul fiume Tibisco, con un bicchiere di forte vino ungherese posato sulla tavola di legno.

Poi sono venuti gli anni dei viaggi solitari in Giappone. Anche lì ho scritto molto, ma si trattava per lo più di esplorazioni del mio mondo interiore.

Adesso ho cominciato a viaggiare nel tempo. Il mio ultimo romanzo storico mi ha portata ad affrontare lo scenario selvaggio del regno italico intorno all’anno Mille, ed è stato uno dei viaggi più emozionanti che abbia mai fatto.

Prima di chiudere, voglio ringraziare Babette perché il “compito” di oggi mi ha dato un’idea favolosa: andare a frugare in quei diari di viaggio (se riesco a ritrovarli in qualche scatolone) e ricavarne racconti. Magari non li leggerà nessuno, ma mi piacerebbe far rivivere le atmosfere magiche nelle quali sono stata immersa.
“Viaggiare non è un lusso” potrebbe essere il titolo della raccolta, se mai la pubblicherò.