Silvana Sanna adora definirsi una scribacchina che ama raccontare. Questa volta, però, si presenta nelle vesti inedite di restauratrice di mobili, all’insegna del riciclaggio più sfrenato. Leggete un po’ che cosa combina!

Visto che il mio cassettone di recupero è piaciuto a tanti di voi, su gentile invito di Babette provo a raccontarvi qualcosa della mia seconda passione (la prima è la scrittura, la terza il cucito, la quarta la cucina vegetariana. Gli animali, i gatti in particolare, più che una passione sono un vero e proprio amore. Ma ho divagato e chiedo scusa).

Preciso subito che non sono una professionista, ma solo un’autodidatta che è andata per tentativi. Nella vita ho fatto altro, questo è solo divertimento.

1507844_239974339512526_1311606458_nHo radici contadine e ho imparato dai miei nonni a non sprecare e a non buttare via quello che una volta o l’altra potrebbe “venir buono”, così trovo gratificante recuperare qualche pezzo che a prima vista dovrebbe finire in discarica. Comunque le vecchie cose, mobili, oggetti, mi sono sempre piaciuti, da “artigiana” apprezzo la cura e l’abilità con cui un tempo si costruivano, da scribacchina sollecitano la mia fantasia.  Ho una vera passione, ad esempio, per le grosse chiavi di ferro di una volta: ne ho una piccola raccolta appesa a una parete della cucina, mi emoziona pensare alle mani che in passato le hanno toccate, alle storie che potrebbero raccontarmi. Ma ho divagato un’altra volta…

Torniamo dunque al recupero dei vecchi mobili. Se volete provare, vi racconto come procedo io. Il consiglio è di iniziare con qualcosa di piccolo, ad esempio un comodino, che, una volta riportato a nuova vita, è perfetto in ingresso come svuota tasche.

Occorrente:

– Tempo, molta pazienza, un minimo di manualità e possibilmente un ambiente dove non si vive (io ho la fortuna di abitare in campagna in una casa grossa come un convento e dunque ho il mio “laboratorio”).
– Liquido sgrassatore e una buona scorta di stracci.
– Carteggiatrice elettrica o, in mancanza di questa, olio di gomito.
– Carta vetrata a grana media e a grana fine.
– Guanti di gomma e mascherina.
– Liquido antitarlo (io uso quello professionale, molto efficace ma anche tossico, dunque da usare SEMPRE in un luogo ben aerato e con guanti e mascherina).
– Un telo di plastica di quelli che usano gli imbianchini per proteggere i pavimenti.
– Un rotolo di nastro di carta adesiva.
– Stucco per legno e una piccola spatola per stucco.
– Smalti all’acqua possibilmente atossici.
– Pennelli di varie misure, dal più grande per stendere antitarlo e smalto, ai più piccoli per dipingere i decori.
– Fogli di carta, vanno bene quelli per la stampante.
– Pennarelli neri indelebili, uno a punta molto sottile, uno a punta media.
– Carta Varese e colla, o carta autoadesiva, per foderare gli interni.
Se volete sostituire i piedi e le maniglie (reperibili presso i negozi Fai da te) fatelo prima di fare il trattamento antitarlo.

Procedimento:

diapositiva1– Lavare e sgrassare il mobile; lasciar asciugare bene.
– Carteggiarlo prima con la carta vetro a grana grossa e poi con quella sottile; dove la carteggiatrice non può arrivare, è necessario farlo a mano; spolverare bene per togliere ogni traccia della polvere del carteggio.
– Procedere al trattamento antitarlo: stendere sul pavimento il telo di plastica grande abbastanza da poter impacchettare il mobile, e appoggiarcelo al centro; con una pennellessa spennellare il liquido antitarlo su tutto il mobile, fuori, dentro, sul retro e anche sul fondo esterno. Io ne verso man mano un po’ in un piatto fondo così mi resta facile intingere la pennellessa. Mi raccomando : guanti, mascherina, un ambiente ben areato, ma NON stanze dove si vive!
– Impacchettare il mobile chiudendolo nel telo di plastica e fissare bene con il nastro di carta adesiva, o anche con delle mollette da panni, in modo da creare un specie di camera a gas (è brutto, lo so, e qualcuno, più animalista ancora di me, dirà: poveri tarli…); dopo tre giorni spacchettare, ripetere l’operazione e richiudere lasciando lì per altri tre o quattro giorni.
– Aggiustare con lo stucco eventuali danni, e tappare anche i buchetti dei tarli, usando la spatola; lo stucco asciugando tende a ritirarsi e dunque a volte è necessario ripetere l’operazione; quando lo stucco è ben asciutto carteggiare i rappezzamenti.
– Stendere la prima mano di smalto, lasciarla asciugare bene e stendere la seconda mano; se ci sono cornici e parti che volete fare di un colore diverso e non avete una mano fermissima (io non ce l’ho!), proteggete il resto con bande di nastro adesivo di carta.
Ora arriva la parte più difficile: IL DECORO.
– Non conviene mai disegnare direttamente sul mobile ma, una volta deciso il disegno, riportarlo su dei fogli di carta. Vanno bene quelli da stampante, se risultano piccoli potete giuntarli insieme con del nastro adesivo. Iniziare con qualcosa di semplice, io adoro i tralci di foglie che sono facili da disegnare e da dipingere e non necessitano di troppi colori come accade, ad esempio, con le ghirlande o i mazzi di fiori.
– Fissare col nastro di carta adesiva il foglio col disegno sulla parte di mobile che intendete decorare, poi con una biro rossa (così siete sicuri di aver ripassato tutto) ripassare i contorni del disegno esercitando una leggera pressione in modo che sul legno rimanga una traccia costituita da un piccolo solco; rimuovere il foglio e con il pennarello a punta fine ripassare in fretta l’impronta del solco prima che vada a farsi benedire; questa è l’operazione più delicata, ma poi, una volta che ci si è presa la mano, non risulta difficile; all’inizio avevo provato a riportare i decori usando la carta carbone, ma inevitabilmente, anche usando quella per ricamatrici, sporcavo il fondo.
– Adesso dipingete il decoro coi pennellini piccoli; io uso, anche per il decoro, lo smalto all’acqua dello stesso tipo di quello usato per il fondo.
– Lasciate asciugare bene poi ripassate i contorni dei decori col pennarello a punta media, usando un tratto più marcato lì dove volete mettere meglio in rilievo il disegno (nelle foglie di ligustro una metà ripassata sottile, l’altra più spessa); insomma questa operazione sta all’inventiva e al gusto di chi la fa.
– Quando tutto è ben asciutto foderate cassetti, ripiani e l’interno degli sportelli; oppure dipingete e decorate anche quelli come ho fatto io col mobile delle favole. I disegni di questo mobile, però, non sono farina del mio sacco; li ho copiati dal libro di favole preferito dalla bambina nella cui camera doveva essere collocato il cassettone.

Mi dispiace di non potervi far vedere diverse cose, anche più carine, che ho fatto lungo gli anni, ma ho la brutta abitudine di non fotografare i lavori che poi se ne vanno altrove.

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I romanzi di Silvana Sanna potete trovarli QUI.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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