Macrina Mirti vede sempre il bicchiere mezzo vuoto; Patrizia Ines Roggero lo vede mezzo pieno. Chi ha ragione?

MACRINA MIRTI: Io sono una solitaria e non ho lettrici che si aspettano qualcosa da me. In realtà, non so neppure se qualcuno mi legge, se non le mie solite quattro-cinque amiche e le sfortunate blogger alle quali mando i racconti per le eventuali recensioni. Non ho mai ricevuto lettere di apprezzamento o altro (tranne da qualche stimata collega con cui sono in contatto e che ringrazio) per il mio lavoro. Noto anche che, quando posto i miei link sui siti dove è permesso lo spam, i “Mi piace” sono pochissimi (tranne questo, naturalmente), a meno che non supplichi qualche amica di piacizzarmi. Adesso qualcuno dirà che sono lamentosa. No. E’ proprio così. Ma io sono un povero Cancro (di segno zodiacale), fatico molto nei rapporti umani e odio mettermi in mostra. Mi piacciono solo i posti familiari, dove mi sento al sicuro da eventuali attacchi. Qualcuno, grazie a Dio, ce n’è, Casa Babette in particolare.
Suppongo che a nessuno importi nulla di quello che scrivo, io, però, scrivo lo stesso, perché mi piace e mi rende felice. Ho già un lavoro che a volte mi strema e un pubblico costante che aspetta sempre la mossa sbagliata della prof, per cui, se anche la scrittura dovesse diventare uno stress, lascerei perdere.
 Sono una palla vero?
P.S. Grazie a tutte voi che avete scaricato L’Abbazia.
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PATRIZIA INES ROGGERO: Buongiorno a tutti! Il rapporto che ho con le lettrici direi che è piuttosto buono. Ultimamente mi sono resa conto che, nel mio piccolo, ho il mio seguito di “fedelissime” e questo mi piace tanto, soprattutto adoro ricevere i messaggi privati nei quali mi dicono cosa è piaciuto o cosa no del libro che hanno letto.
Diciamo che non mi faccio influenzare. Quando scrivo non penso a chi lo leggerà, ma a rendere la trama credibile, quindi seguo l’istinto dei personaggi più che il mio o quello di altri. Tengo però in considerazione alcuni giudizi e lavoro su questi per migliorarmi. 
L’ansia “da prestazione” c’è sempre, credo sia naturale. Quando sto per uscire con un nuovo lavoro mi domando se piacerà, se la storia sarà all’altezza di quella precedente. Deludere chi mi segue mi farebbe male, sarebbe forse il peggiore dei fallimenti.
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