I MIEI GIORNI IN GARFAGNANA, TRA PAROLE E IMMAGINI
Impressioni da
GARFAGNANA IN GIALLO
Festival e concorso di letteratura gialla, noir, poliziesca

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Il sabato mattina, la pittoresca Barga ci ha accolto con un sole di tardo autunno e la freschezza degli studenti dell’Istituto Scolastico Superiore, pubblico attento e partecipe di un workshop di scrittura tra giallo e noir, coordinato da Manuela Costantini e svolto da Roberto Carboni, Piera Carlomagno, Luca Marinelli e Fabio Mundadori. Al termine, Massimo Lerose ha intrigato i ragazzi con l’interpretazione attoriale di un racconto di Carlo Lucarelli, interrotto a metà per consentire agli studenti di completarlo con una loro personale proposta in noir.

E finalmente, nel primo pomeriggio, è arrivato l’evento clou della rassegna: a Castelnuovo di Garfagnana, la suggestiva fortezza di Mont’Alfonso ci ha aperto i suoi battenti fortificati per ospitare gli ospiti illustri e i finalisti del concorso 2016, nelle sue quattro sezioni: ‘racconti inediti’, ‘romanzi editi’, ‘romanzi ebook’ e ‘premio selezione giuria’.

Che dire degli ospiti speciali, Massimo Carlotto, Claudio Chiaverotti e Matteo Strukul? Tutti hanno inchiodato il pubblico alle poltrone, per oltre novanta minuti di riflessione, non importa che il tema dominante sia stato la psicopatia criminale de Il turista di Carlotto, il rinascimento politico e artistico de I Medici di Strukul o il viaggio nel male del Morgan Lost di Chiaverotti.

15110368_1131648500216385_7134813994902948815_oA proposito di quest’ultimo, voglio dire che, quando l’autore ha descritto il suo protagonista seduto sulle rive dell’oceano mentre, in un incubo in grigio e rosso, vede arrivare su seggiole galleggianti tra le onde i fantasmi dei killer da lui uccisi, la forza evocativa della scena è stata tale da ricordarmi gli spettri di Macbeth e quella sua “vita che è solo un’ombra che cammina”. Magia di una narrazione grafica, ponte ideale tra letteratura e cinema.

Una condivisa emozione ha distinto tutti i finalisti, autori di racconti o di romanzi, affermati e meno noti. Mi permetto di derogare dalla cronaca puntuale per ricordarne solo alcuni che mi hanno colpito in modo particolare, senza nulla togliere agli altri partecipanti.

Per i ‘racconti inediti’ mi piace citare Luca Occhi, che con il suo Gli inganni del cuore ha diviso il primo posto con Francesco Pellegrinetti e il suo Oculus dei, ma anche Stefania De Caro che nell’affascinante Ombramore ha addirittura ‘ucciso’ lo scrittore Gianluca Campagna, oltretutto suo collega nell’organizzazione di ‘Giallolatino’.

15000037_1130060417041860_1615618791634400077_oPer la sezione ‘romanzi editi’, ricordo il vincitore Eugenio Tornaghi con La pesca dello spada, ma anche Diego Collaveri con L’odore salmastro dei fossi, in cui gli umori di salsedine di una malinconica Livorno sono altrettanto protagonisti dei personaggi stessi, e Gino Marchitelli con Milano non ha memoria, un’indagine che ha l’impatto di una autentica denuncia sociale.

Per la sezione ‘romanzi ebook’, aggiudicata a Giorgio Simoni con La sacra scheggia, voglio citare anche gli altri finalisti: Alessandro Bastasi, che in Era la Milano da bere offre un ritratto tridimensionale della nostra società e del suo cinismo, e Piera Carlomagno che con L’invito scava in rosso e nero le trame di una bruciante passione.

Con mia sorpresa e pari piacere, Andrea Giannasi e Fabio Mundadori hanno deciso di affidarmi la presentazione dei finalisti della sezione ‘premio selezione della giuria’, nomi importanti e opere di forte impatto, accenti e colori diversi, un’omogenea qualità di scrittura. Alcuni li conoscevo e li avevo già intervistati, altri li ho incontrati per la prima volta. Li ho chiamati sul palco in ordine alfabetico, mentre Fabio Mundadori dapprima restava nei paraggi come un 15069155_1138755422839026_2795208731719644671_onume tutelare, per poi allontanarsi quando la mia voce si è fatta sicura. Di quella sicurezza il merito è tutto loro, dei finalisti, che mi hanno accolto come una professionista e per questo li ringrazio: Pietro Caliceti e L’ultimo cliente, un thriller finanziario che ci avvicina al protagonista nella condivisa paura dei nostri anni, la perdita della sicurezza economica; Gian Luca Campagna e Finis terrae, un noir su una terra la cui struggente bellezza è deturpata dalla corruzione, in ciò condividendo il destino di altri luoghi parimenti affacciati su un Mediterraneo di grande fascino e sconcertante efferatezza; Roberto Carboni e Agenzia Bonetti, una discesa agli inferi in una Bologna di piccoli e grandi delinquenti, dove la coppia protagonista, l’investigatore Bonetti e il fratello Petronio, incarna emblematicamente il giallo e il noir, il rassicurante e il perturbante, la luce e l’ombra; Roberto Centazzo e Squadra speciale Minestrina in brodo, i toni brillanti di una commedia alla Monicelli per dipingere una realtà amara in cui nessuno però è condannato a priori; Pierluigi Porazzi e Azrael, l’angelo della morte che condanna e uccide nei modi più efferati e che può essere fermato solo da chi, come lui, ha il buio dentro; Piergiorgio Pulixi, che quest’anno ha rappresentato l’Italia al ‘Crime Writers Festival’ in India e al ‘Deal noir’ in Gran Bretagna, 15111136_1134874653227103_9203720801307576366_o-1giovanissimo ma con una lunga scia di premi alle spalle, che ha vinto anche qui con Prima di dirti addio, l’ultimo episodio che chiude la tetralogia di Biagio Mazzeo e che disegna una geografia internazionale del narcotraffico, con la credibilità del giornalismo investigativo e la qualità narrativa cui da tempo ci ha abituati.

I trenta minuti concessi dalla clessidra che ha scandito inesorabile tutti gli eventi in fortezza se ne sono andati in un battito di ciglia, lasciandomi un’impressione sopra ogni altra, del tutto soggettiva eppure molto netta, con cui voglio chiudere il mio reportage: una passione, a volte, può trasformarsi in qualcosa di più.

La prima puntata: 1 dicembre 2016.