Il Blog accoglie volentieri e con spirito solidale questa lettera che Francesco Mastinu ha scritto al Presidente del Parlamento Europeo.

Gentilissimo Presidente,

sono un uomo di 36 anni che vive in Italia dalla nascita e, in quanto omosessuale, ancora oggi senza alcun riconoscimento giuridico di protezione della mia incolumità dall’omofobia e privo di riconoscimento per la mia famiglia. Già… Famiglia. Convivo da 15 con l’uomo che amo e, in quanto non normativamente riconosciuti, in questi anni per qualsiasi atto dalla residenza all’ottenimento di un mutuo, siamo dovuti spesso scendere a patti con la burocrazia di uno Stato che, nel negare il nostro status di fatto, ci ha sempre imposto una sequela di adempimenti suppletivi e a volte dispendiosi, per poterci perlomeno tutelare tra di noi. Eppure, come tutti i cittadini, noi lavoriamo, dedicandoci per indole e per professione all’aiuto delle fasce più deboli della popolazione, forse anche spinti proprio dalla nostra continua lotta per poterci affermare come persone e in quanto tali meritevoli di tutela. Le scrivo soltanto perché, come lei ben sa, nel nostro paese da mesi, dopo circa 20 anni di illusioni e attese, e anche a seguito delle numerose sentenze giurisprudenziali nazionali e internazionali, compresi i vostri numerosi inviti da parte dell’Organo che lei rappresenta, nel nostro Parlamento assistiamo attoniti all’ennesima discussione sul riconoscimento di una parte dei diritti che in molti altri Stati Europei sono legge da tempo e purtroppo, anche questa volta, grazie ai detrattori che costantemente infangano la nostra identità personale e grazie a tutte le forze politiche che, ancora oggi, anziché adoperarsi per una procedura di legge puntuale e celere, preferiscono usare l’argomento per mettere in bilico le alleanze di governo e le reciproche ritorsioni politiche, venendo meno al loro mandato istituzionale di tutela dei cittadini che dovrebbero rappresentare.

È con rammarico che oggi le scrivo.

Non solo per la mia situazione personale, ma rivolgo il mio pensiero anche a tutte le situazioni specifiche dei cittadini italiani, e quindi europei, che sono senza diritti di assistenza ospedaliera, di reversibilità per decesso del coniuge, di mancate tutele verso i loro figli, rendendo loro e tutte le loro famiglie dei cittadini di serie B, rispetto ai nostri fratelli europei.

Siamo nel 2016 e ancora nel nostro Parlamento si preferisce ritardare e rinviare per motivi che afferiscono ai rapporti di forza tra i vari schieramenti, una normativa che in parte rimuova l’oggettivo status di iniquità in cui viviamo, nonostante siamo persone che lavorano, pagano le tasse, si amano e hanno dei figli come tutti gli altri.

Non è questo lo Stato che sogniamo, spero che convenga con me.

Ancora oggi ci viene negato un preciso dovere che le Istituzioni hanno verso i loro cittadini: rendere la loro vita equa e conforme a tutti, senza differenze.

Mi rivolgo a lei e all’Istituzione che rappresenta, proprio perché, anche quando mi è capitato di portare dei giovani della nostra comunità di lavoro presso le sedi del Parlamento Europeo, abbiamo sempre sostenuto che la nascita dell’Europa, dopo tutto il sangue versato con il secondo conflitto mondiale, sancisse l’intenzione di elevare tutti i suoi appartenenti a cittadini, con eguali diritti e soprattutto con le stesse possibilità di equità nel territorio europeo, di protezione, cooperazione e soccorso. Di fratellanza.

Io, in quanto omosessuale italiano, oggi vivo ancora sulla mia pelle una grave situazione di discriminazione, dettata dall’assenza di qualsiasi norma che mi tuteli e mi consenta la piena realizzazione del mio sviluppo, come essere umano e come Famiglia. Per questo mi auguro che lei possa aiutarmi, anche concedendomi asilo presso qualsiasi Stato tra quelli membri dell’Europa che impedisca ai cittadini, le loro famiglie e soprattutto ai loro figli, di vivere una realtà discriminatoria come quella che ancora oggi esiste nel territorio italiano.

La ringrazio per l’attenzione accordatami e rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.

Francesco Mastinu

OoO

Costituzione della Repubblica Italiana

Articolo 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.