Un numero non è fine a se stesso: ha un’esistenza, una storia, un inizio e una fine. Un numero può essere umano, vivere e morire.
In una contemporaneità corrosa dalla malavita e dall’opportunismo, Kenny nasce in un piccolo stato africano, flagellato dalla povertà, messo in ginocchio dalla corruzione, dimenticato e disprezzato dagli stessi esseri viventi. Condizioni disperate per chiunque abbia un minimo di misericordia per se stesso, difficilmente sopportabile per la sua natura estrema che si impone nella quotidianità sugli esseri viventi.
La sua infanzia la trascorre a osservare il mondo che gli ruota intorno, che ansima, grida, muore, violento e insensato. Lui scruta, annota, studia e prova a conformarsi, ad adeguarsi alla realtà, che cruda e violenta si manifesta, investendolo senza freni: la sparizione del padre, il trasloco in un’altra zona, la morte della adorata zia, la presunta anormalità. A confortarlo e a salvarlo dalla solitudine ci sono lo studio, i pensieri, vivaci e senza limiti, la curiosità verso l’ignoto e la natura.
Camaleonte, decide di adattarsi, di vivere secondo i canoni imposti senza rischiare, coltivando un’irrazionale voglia di responsabilità. Ciò non lo salva dai suoi simili, spietati e potenti, che lo costringono a scappare via dalla sua terra, verso un ignoto chiamato Europa.
Un viaggio lungo e pericoloso, attraverso posti incantevoli abitati da personaggi senza scrupoli, poveri diavoli, disperati, dalla sopravvivenza e dalla morte.
Storie di tanti numeri uniti nella speranza di una resurrezione e dall’infame destino di rappresentare solo delle anonime cifre. Un percorso lungo, attraverso deserto e mare, prigionia e amore, fra carcasse umane e di civiltà.

Titolo: Storia di un numero.
Autore: Davide Rossi.
Genere: Narrativa contemporanea.
Editore: Rossini.
Pagine: 219.
Prezzo: euro 13,29 (cartaceo). LINK per l’acquisto: QUI.

Tre anni fa veniva alla luce questa storia. Molto di ciò che conosciamo oggi, all’epoca ignoravamo. “Storia di un numero” nasce dalla scrittura di un racconto per un concorso letterario. Quando iniziai a scrivere il testo non avevo la minima intenzione di farne un romanzo, anzi. Ai tempi stavo promuovendo il mio primo libro, “E alla fine c’è la vita”, e non avevo programmato nulla. Durante la stesura di quel racconto, mentre facevo la ricerca su internet e sui quotidiani sui flussi migratori, argomento del bando, raccolsi una mole tale di materiale, idee e storie che non potevo limitarmi a scrivere un racconto di 7000 caratteri. In quel preciso istante è nato il romanzo.
Un’opera dalla mille facce e dalla lettura multipla, edita da Rossini Editore. Un libro contemporaneo, che tratta un tema più che mai attuale e tremendo: l’emigrazione. L’ho realizzato con la tecnica del “cut up”, il testo segue la nascita e la maturazione di un’idea, e degli ideali, che conducono alla consapevolezza di un essere umano, determinato a osare, nonostante rischi e pericoli.
Ambientato in uno stato africano, il romanzo racconta le vicende di un ragazzo, dalla sua infanzia fino all’età post adolescenziale, in cui la scelta della partenza sembra l’unica soluzione, visto l’ambiente che lo circonda. Da qui si snoderà un viaggio che lo porterà ad attraversare tutto il continente nero, fra amore e scene di tarantiniana memoria, amicizia e terrorismo, con un unico obbiettivo: il continente europeo, l’Italia.
Il romanzo riprende il filone dell’esistenza, che ho già trattato nel primo scritto di “E alla fine c’è la vita”, ma se in quel caso c’erano degli studenti alle prese con la crescita, il futuro e l’amore, in cui droga, alcool, sesso ed eccessi la facevano da padroni, qui la sopravvivenza e l’istinto di conservazione, oltre che la conoscenza, accompagnano il protagonista lungo tutto il percorso.
Provate allora farvi trasportare con l’immaginazione a quegli ambienti, ascoltando un album di Bombino, magari “Agadez”, sotto il sole di una primavera ancora chiusi in casa, ma con il cervello libero di viaggiare ovunque, anche oltre il mare, quello che separa la nostra difficile normalità, a una tremenda. Buon viaggio in Africa!

Davide Rossi è nato il 18/01/1985 ed è cresciuto in un piccolo paese della provincia di Pavia, Sant’Angelo Lomellina.
Nonostante gli studi di natura prettamente scientifica, continua a coltivare due grandi passioni che lo accompagnano fin dalla tenera età: il cinema e la scrittura. La stesura di varie sceneggiature rappresenta dunque un’evoluzione naturale e una di queste, scritta a sei mani, porta alla realizzazione del film “Benvenuti a casa Verdi” del 2013 (Muccapazza film).
Parallelamente all’esperienza cinematografica inizia una fase di sperimentazione che l’ha portato a partecipare a diversi concorsi letterari con racconti brevi, poesie e saggi.
“E alla fine c’è la vita” nasce in seguito, e dall’unione, di tutti questi percorsi. Pubblicato con Apollo Editore nel maggio del 2018, il romanzo riscuote un discreto successo presso critica e pubblico, consentendo all’autore di presentarsi a un vasto pubblico di lettori attraverso un tour di presentazioni che ha superato le dieci date.  Parallelamente a questo progetto, e a esso collegato, l’autore ha redatto un manuale di scrittura creativa, “E alla fine c’è la scrittura”, che ha avuto il suo culmine con il corso presso l’associazione “Il cielo capovolto” di Torino.