Per la Rubrica CONSIGLI & SCONSIGLI (trovi post interessanti anche nel Gruppo Facebook: QUI), Stefano Di Marino ci parlerà di film action, genere di cui è appassionato conoscitore. Oggi, pubblica una succulenta introduzione.

C’era una volta il cinema per tutti. Un tempo in cui, mi pare, ci fosse più libertà di raccontare e di scegliere. Era un’epoca in cui il poliziesco, lo spionistico, l’avventuroso e sì, anche il western e il bellico, erano “generi” ma non di nicchia, guardati con sospetto, considerati roba da fanatici. Ok, è vero che l’azione e l’avventura erano considerati “generi maschili”, ma allora ci andavi anche con la fidanzata, che poi si appassionava alla storia e, se anche si distraeva in quelle sequenze di sparatoria e inseguimento in macchina, trovava qualcosa che le piaceva. Credo fosse merito delle storie che mescolavano elementi vari e prevedevano interessanti personaggi femminili anche in una trama di sbirri o soldati. Magari era che, per quanto spettacolari, le scene d’azione non erano mai troppo tecniche o violente.

Come sempre, il peso maggiore del successo di un film lo determinavano i protagonisti. Che il cinema, quello più popolare soprattutto, racconti storie di protagonisti avvenenti, modelli ideali (non sempre rispecchianti i caratteri degli interpreti…) è un criterio assodato. Vogliamo sempre vedere qualcosa in cui identificarci, o desiderare. Insomma il cinema era, ed è, dei belli. In che misura e in che modo resta da stabilirlo. Però succedeva che andavi a vedere James Bond che sgominava la Spectre e scoprivi che la suddetta fidanzata si divertiva un mondo… a guardare quella simpatica canaglia di Sean. Il bello era che tu non eri geloso…perché il “bello” del cinema d’azione aveva caratteristiche che lo rendevano simpatico allo spettatore masculo. Una sorta di fratello maggiore, uno con cui avresti voluto andarti a scolare una birra, uno che, in caso di rissa, sarebbe stato al tuo fianco. Uno che se anche aveva tutte le ragazze, non ti avrebbe mai fregato la fidanzata perché queste cose non si fanno. Ah sì, poteva farsi la moglie di un altro, ma l’altro appunto era sempre un carognone. E neppure era fedele perché nessuno è perfetto e in amor vince chi fugge. Non uno sdolcinato, un depresso da salvare, uno di quelli che invece di fare le cose ne parla. L’eroe d’azione esclude gli ignavi.

L’eroe dei film action era un “porco maschilista”? Considerando che molti personaggi del filone negli anni sono stati accusati in questo senso, direi proprio di no. Chi trovava Sean Connery (sempre lui! Ciao Sean, da lassù sorridi, lo so) un macho insopportabile, in realtà odiava la spy story, magari anche per ragioni politiche, come odiava il western e usava questa strategia per sminuire un genere che trovava… politicamente scorretto. E chi odiava Clint, lo faceva perché vedeva l’odiata America imperialista e non si accorgeva che ne L’Uomo nel mirino c’è l’anarchica illusione che ci sia una giustizia che protegge anche una scappata di casa come Sondra Locke.

La realtà è che l’eroe d’azione, che abbia un bel faccino alla Delon o sia dotato di un fascino più “brusco” come Bronson o il Duca, è sempre un “uomo a parte”. Un solitario, uno deciso, con qualche macchia, si sa, perché chi non ne ha non è mai molto simpatico, ma ha rispetto per se stesso. E quindi per gli altri. Vive in una condizione privilegiata, un mondo suo e per questo sta implicitamente dalla parte dello spettatore uomo che vorrebbe essere come lui e non sempre ci riesce. Dall’altro canto, ha un’attrattiva che non è solo fisica sulla spettatrice. È un solitario e alla fine anche il più smargiasso ha una ferita. Eh, sì, un po’ l’istinto materno… ma neanche si piange addosso. E soprattutto per quanto si presenti a volte spavaldo e strafottente con le donne non è un prevaricatore, non è un violentatore. È capace di inaspettati slanci d’affetto e tenerezza. Un po’ se ne vergogna perché il gioco dei duri impone che quando il gioco si fa duro e tutto quel che segue.

Questo è il primo di una serie di articoli che vi invitano a seguire suggerimenti di visione per riesaminare alcuni beniamini del pubblico e vederne la radice comune. Si è detto che il cinema d’azione è uno studio su cosa significhi essere uomini. E la risposta, declinata in modi differenti, è essere soli. In una dimensione che al tempo stesso attrae il pubblico di ogni sesso, e ci dice che quel personaggio lì ha sempre una doppia faccia, complicata spesso, ma positiva, anche nei casi che sembrano più irrecuperabili. Questo è il cinema. A volte non sarebbe male ricordarlo.


Stephen Gunn è l’alter ego di Stefano Di Marino

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