Fin da quando ho cominciato a pubblicare questi articoletti, prima per Insaziabili letture, poi per Babette Brown legge per voi, ho tentato più volte di scrivere sulla narrativa di Angela White, ma non ci sono mai riuscita. Forse perché si tratta di un’autrice davvero complessa, per tematiche e stile, da chiudere in una paginetta. Perciò provo a percorrere un’altra strada, incentrando l’attenzione principalmente su un titolo, cioè Di ghiaccio e d’oro, di recente ripubblicato su Amazon. Chi non l’avesse letto tenga presente che l’analisi contiene per forza di cose numerosi spoiler.

Lo sfondo è l’inizio del regno di Enrico II Plantageneto e una rete intricata di parentele, al punto che saggiamente in questa edizione l’autrice ha introdotto tre specchietti riassuntivi.
Il protagonista maschile è Bryan Fitzlance, sempre accompagnato dal profumo della menta e della salvia che ha l’abitudine di masticare.
Il ghiaccio è quello degli occhi celesti di Arabelle, discendente per parte di madre dalla famiglia sassone del barone Wolfer Ashton, celebre per la sua fredda impassibilità. L’oro…
Incontrando i suoi occhi, Arabelle si sentì mancare il fiato. Le sembrarono d’oro, tanto era ambrato il nocciola dell’iride, punteggiato da pagliuzze che scintillavano come filigrana.

Il cognome fa capire che si tratta del figlio illegittimo, ma amatissimo, di Lance Torquil, marito di Megan, la zia di Arabelle. Lance lo ha portato a casa dopo la morte dell’amante.
“Cosa vuoi da me, donna? Che lo anneghi come se fosse un gattino? Sua madre è morta nel metterlo al mondo e lui è mio figlio. Mio figlio, in nome di Dio!”
E Megan ha dovuto sopportarlo con  dolore e astio verso entrambi.

Fra Bryan ed Arabelle è amore al primo sguardo, anche se sono entrambi giovanissimi e per un po’ sembrano indirizzati verso altri destini.
La svolta si ha anni dopo durante un torneo. Con le sue competenze mediche Arabelle salva la vita al figlio illegittimo del re (è un romanzo di bastardi, questo), che le esprime la sua riconoscenza donandole il castello di Larkwood.
Durante il viaggio di ritorno Bryan e Arabelle si incontrano nella stalla di una locanda e, mentre amoreggiano, vengono sorpresi dai cugini gemelli della ragazza, Warren e Warrick, che insieme aggrediscono Bryan, un po’ per avversione verso il giovane, un po’ per affetto e protezione verso la cugina, e lo feriscono gravemente. È un disastro perché, così facendo, hanno violato la Pace del Re e si attireranno l’odio di Lance e della sua famiglia, provocando l’inizio di una faida.

Quando arrivano tutti al castello di Ashton, Wolfer pensa che l’unica soluzione sia quella di eliminare Bryan, ancora incosciente. Ma Arabelle non può permetterlo.
Arabelle si inginocchiò ai piedi di suo nonno, per baciargli la mano con il rispetto di una nipote devota.
— Mio signore, posso suggerirvi io un’altra soluzione? — propose timidamente.
Lord Wolfer si accigliò. — Cosa suggerisci, allora?
Arabelle si sforzò di sorridere. — Un matrimonio. Se Bryan Fitzlance mi sposasse, quali accuse potrebbero mai esservi mosse? Non ci saranno sangue e rancore, ma basterà un po’ di incenso e la benedizione di un uomo di Chiesa.

(…)

Un sorriso gli piegò le labbra e la sua stretta intorno al mento di Arabelle si trasformò nella carezza con cui le sfiorò una guancia. — È un vero peccato che tu non sia nata maschio — mormorò con una tiepida nota di rammarico nella voce fredda. — E sia, Arabelle. Tu sposerai Bryan Fitzlance, e così farai di lui mio nipote e il cugino dei tuoi cugini.

Ora bisogna comunicarlo a Bryan.

— Warren e Warrick direbbero che è un onore immeritato per un bastardo come voi sposare una nobile di sangue Ashton — osservò lord Wolfer imperturbabile. — Ma purtroppo i miei nipoti sono due poveri idioti — aggiunse con un lieve sospiro, avanzando nell’infermeria. — Tuttavia sono anche gli unici eredi che ho, e non posso lasciare che rischino la forca o l’esilio — concluse il barone, fissando pensosamente il giovane in silenzio di fronte a sé.

E tutto si sistema.

Aveva occhi decisamente rari, il giovane Fitzlance. A Wolfer piacque pensare che li avesse ereditati da qualche fanciulla sassone: una gatta selvatica senza nome né rango, ma figlia di quella stirpe guerriera che William il Bastardo aveva cercato di annegare in un lago di sangue. Sotto l’oro che li smaltava, Wolfer vedeva chiaramente il granito di una ferrea volontà… così come nel volto di Arabelle aveva rivisto i propri occhi. L’audace tenacia della sua giovane nipote sarebbe stata sprecata tra le mura di un convento. Quella era una donna che doveva sposarsi e generare figli. Non aveva dubbi che lei e Bryan avrebbero avuto degli eredi straordinari, guerrieri scaltri e indomiti. Il suo unico rammarico era che dubitava di avere abbastanza tempo per conoscerli.

Il matrimonio, deciso in una situazione così drammatica, si rivela in breve la soluzione migliore per tutti, dal momento che i due giovani scoprono presto di essere entrambi appassionatamente innamorati. E si stabiliscono a Larkwood dove qualche mese dopo arriveranno a trovarli Lance e Megan, preoccupati per diverse ragioni: lui vuole vedere con i suoi occhi se il figlio è soddisfatto e al sicuro, lei teme per la felicità di Arabelle.
Maritata! Quella sua nipote tanto timida e silenziosa, che si muoveva con la dolce leggerezza di uno spirito benevolo. Era così giovane… ed era sempre stata una novizia.
Megan sospirò. Per sua nipote aveva sperato in una vita più felice di quella che lei aveva avuto.

Ma si sbaglia.

Posò lo sguardo su Bryan, e sorrise mestamente nel vedere ciò che aveva sempre saputo. Era bello come Lance, ma suo marito non le aveva mai rivolto lo sguardo che gli occhi di quel giovane riservavano ad Arabelle. Occhi d’oro davvero bellissimi, ammise, e a quel pensiero non provò alcun malanimo, ma una serenità che trasparì dal suo stesso sguardo, almeno a giudicare dall’espressione attonita del giovane Fitzlance.
— Mia signora — mormorò timidamente Arabelle, ma Megan la indusse a tacere. Tese una mano a Bryan, che vinta l’iniziale sorpresa l’assecondò, piegando un ginocchio di fronte a lei. Abbassò la testa, per ricevere la sua carezza tra i capelli. — È mio privilegio benedire questa unione. Ti prego, cavaliere, abbi sempre grande cura della mia cara nipote.

***

Vi ho raccontato solo i fatti che riguardano i sentimenti sia dei due protagonisti, sia delle due famiglie. Ma la trama è molto più complessa: riguarda anche intrighi politici spietati e personaggi freddi e implacabili, come lo stesso Wolfer, un tiranno senza dubbio, ma non privo di principi morali, lui!, capace di non farsi trascinare dalla collera, ma obbedire, se possibile, persino a quel po’ di cuore, che non è riuscito del tutto a soffocare.

La serie che va sotto il nome di Profezie della strega scalza è tutta così. Ci sono battaglie, violenza, odi, ma anche una volontà di bene e un bisogno di affetto e di amore e una capacità di misericordia e perdono. Si capiva già dal volume di esordio, Il castello dei sogni del 2011.
Lì al centro c’è la figura di Hayden che si è acquistato fama e prestigio grazie alle sue capacità militari e alla sua spietatezza, ma anche al senso dei limiti morali, per cui sempre risparmia donne, vecchi e bambini. Cosa di cui darà la prova migliore quando riuscirà a riprendersi i suoi possedimenti e cadranno nelle sue mani i giovani figli del nemico, che anni prima aveva preso di sorpresa il suo castello, sterminato tutti i difensori, stuprato e ucciso sua madre e sua sorella.
In un incontro con Jack Lamartes a corte, dove Hayden non aveva potuto fare niente, perché entrambi godevano dell’ospitalità del re: — Gli dissi di godersi ogni istante della sua vita, perché il giorno che mi fossi ripreso Kingsden, e me lo sarei ripreso, gli avrei fatto mangiare il cuore dei suoi figli.

Perciò più tardi, nel momento cruciale, Lamartes aveva scelto il suicidio per proteggerli.
Dopo tanto tempo Hayden è ancora tormentato: — L’avrei fatto, Lianne. Dio mi è testimone che l’avrei fatto! — le confidò, nascondendo il volto contro quei capelli neri che amava e desiderando per la prima volta che i suoi begli occhi non lo guardassero.
Ma la moglie non ci crede. E ha ragione perché, quando ha avuto nelle sue mani i giovanissimi Bethany e Jamie, li ha risparmiati, anzi non ha permesso che nessun altro li toccasse.

A volte neppure noi sappiamo cosa c’è davvero in fondo al nostro cuore.

Gli articoli de Il Taccuino di Matesi