Finalmente Monica Peccolo sta
lavorando al seguito di “Il senso interno del tempo”.
L’ho intervistata.
1) da quanto tempo scrivi?
 Ho iniziato a scrivere in modo continuo da
“grande”, circa dieci anni fa, quando ho avuto più tempo da dedicare
a questa attività. Dopo i primi racconti brevi pubblicati su dei forum e dei
blog, ho deciso di seguire dei corsi di scrittura per comprendere meglio le
tecniche di narrazione e lavorare sullo stile.
2) qual è il tuo genere?
La mia formazione è in
prevalenza mainstream ma ho scelto di scrivere narrativa virata al rosa, non
strettamente romance, ma sempre con una bella storia d’amore dentro, altrimenti
non mi diverto (nemmeno io, n.d.r.).
Non amo molto richiudere in
generi la scrittura, perché è come mettere dei paletti a un’attività artistica
che dovrebbe essere totalmente libera, anche se comprendo le esigenze
commerciali delle case editrici.
Ho spaziato dai racconti
Sci-Fi, a quelli per ragazzi, al rosa crime, al rosa storico e, infine, sono
stata pronta per un’opera più corposa, un romanzo rosa contemporaneo con temi
sociali, come è stato definito alla Via en Rose.
Posso dire che, al momento,
la mia linea narrativa si muove in questa direzione ma per il futuro sarà
l’ispirazione a decidere il cammino.
3) come-dove-quando scrivi?
All’inizio ero più
indisciplinata. Scrivevo ovunque su ogni pezzo di carta, per mancanza di tempo
e per paura che le idee non rimanessero impresse, riportando poi tutto sul pc.
Con i corsi ho acquisito un
minimo di regole e, anche se giro sempre con carta e penna, scrivo quasi sempre
al computer, non prima di aver tappezzato di post-it e fogli la parete davanti
a cui scrivo, la mia lavagna bianca.
So che molti autori non lo
fanno (e un po’ li invidio) ma io uso molto la scaletta, soprattutto per
costruire i romanzi, dato che i miei sono abbastanza corposi e con molti
personaggi dalla “biografia” sostanziosa.
Scrivo nel tempo libero
lasciatomi da un lavoro part time e dalla famiglia, di solito il
pomeriggio-sera e i fine settimana.
4) penna o pc?
Entrambi, anche se prevale il
pc. A volte, per alcune scene che risultano più difficili, preferisco i
classici penna e foglio bianco.
5) ispirazione: da dove arriva?
Vorrei riuscire a scrivere di
cose serie in tono leggero, spingere le persone a riflettere sulla realtà che
abbiamo intorno, riuscendo, nello stesso tempo a farli evadere in altri mondi,
perché è questo ciò che si chiede alla narrativa d’intrattenimento. Gli spunti
per le storie non sono programmati ma mi arrivano attraverso cose che a mia
volta leggo, ascolto, vedo al cinema o in tv oppure attraverso  fatti di cronaca che mi portano a riflettere
sul perché di certi comportamenti umani, magari lontani dal mio modo di
pensare. Lì scattano la curiosità, la voglia di capire, di entrare dentro
l’animo umano e comprendere il motivo di scelte dure, difficili o superficiali.
In fondo, scrivere e leggere, sono un modo per calarsi nelle vite dei
personaggi.
6) progetti per il futuro?
Sto lavorando, e sono a buon
punto, al seguito de “Il senso interno del tempo”, il mio romanzo
d’esordio. Spero che la seconda parte veda presto la pubblicazione. Ho anche un
altro progetto in ballo, sempre un romanzo rosa, ma, per scaramanzia,
preferisco aspettare prima di parlarne. Ho diversi plot pronti, anche di altri
generi, se vedranno la luce non lo so, dipende da come soffierà il vento.
Quest’attività è fatta di molti fattori: creatività, professionalità e fortuna,
io cerco di metterci il meglio per quanto mi riguarda ma, purtroppo, non tutto
dipende da me.

Monica Peccolo è nata a Livorno e cresciuta immersa nell’arte, per la professione di famiglia, nonno antiquario, genitori galleristi di arte moderna. Dopo il diploma informatico e forti esperienze di volontariato, ha lavorato come programmatore ed è stata responsabile del centro dati di una multinazionale. Sposata e madre, ha un lavoro part time. Adora leggere, ascoltare musica rock, vedere buoni film. Cerca di dividersi, ormai in percentuali affatto pari, fra le due passioni: la scrittura e la danza che, nonostante tutti gli squilibri tipici di una donna moglie-madre-lavoratrice, continuano a convivere in armonia dentro di lei.
“Ho sempre il timore che
tutto quello che ho ottenuto con fatica svanisca.”
“E’ sempre così, non
solo nel tuo lavoro. E’ la vita. Tu decidi una piccola cosa, che magari ti
sembra poco importante e, invece, è quella che ti porta a percorrere una strada
al posto di un’altra. A me è successo sempre.”
“E come hai fatto?”
“Ho cercato di non avere
paura, di avere fiducia che le cose andassero meglio. Di rompere gli schemi,
pensando che niente è eterno e immutabile.”  
La distanza di due continenti e i dieci anni trascorsi
dal loro primo incontro, avvenuto in Italia, non hanno scalfito il rapporto fra
Nathan ed Eva, i quali tornano a frequentarsi per una serie di strane
coincidenze. Hanno vissuto questo tempo immersi nelle rispettive carriere,
impegnative quanto opposte, alle quali hanno dedicato passione e sacrificio.
Può da queste basi nascere un amore improvviso e
travolgente? Plastic Land, la terra del cinema, non è il terreno migliore dove
far sbocciare sentimenti profondi e duraturi. Lo scientifico raziocinio e la
cruda realtà di Eva cozzeranno spesso contro il carattere complicato e il mondo
artificiale di Nathan.
Può un sentimento così forte superare le realtà umane
più difficili? Una storia calata nel nostro tempo: ironica, passionale, sofferta.
Due protagonisti che danno vita a un amore profondo e unico.
Il booktrailer ufficiale del
romanzo:
Plastic Land, mecca del
cinema. Qui comincia (o, per meglio dire, riprende) la storia di Nathan Tyler
ed Eva Pace.
Nathan Tyler torna a recitare
dopo anni trascorsi a disintossicarsi da alcool ed eccessi da star. E’
irriconoscibile, nel corpo e nell’anima. Prova disgusto per quel mondo falso e
luccicante che l’ha quasi distrutto, ma che non sa/può abbandonare.
Eva Pace, un tempo attrice e
collega di Nathan, ora lavora come pediatra. Dolce, calma, riflessiva, ha successo
nel lavoro e ama la professione che ha scelto.
Un incontro fortuito porta i
due a riscoprire ricordi e affetti.
A questo punto, direte che è
il classico romance: lui bello e dannato, lei tenera e sottomessa. Sbagliato…
Nathan è cordialmente odioso
per una buona parte del romanzo: egoista, non concede niente di sé agli altri. Per
ogni piccolo passo in avanti, ne compie dieci indietro, reagendo in modo
negativo ai tentativi di Eva di tirarlo fuori dal guscio. Un riccio avrebbe
meno aculei.
Eva ha la tenacia di un
mastino. Dietro la sua indole generosa e matura, si nasconde una forza
incandescente. Eva non molla, non si arrende mai.
Otto mesi di tira-e-molla
emotivo: Nathan ha paura di tutto, di affrontare la vita, di soffrire. Eva non
ha paura di amare troppo, di dare troppo.
“Sai perché non sei mai felice Nathan? Non è per il
tuo difficile passato o per il presente stressante. È perché occorrono coraggio
e fiducia per esserlo. E tu
ce li hai?”
Rifletté sul quesito cercando di non pensare a quanto la
adorasse per essere capace di stimolargli l’intelletto in positivo o in
negativo.
“Sulla fiducia, conosci la risposta. Sai che è un
problema per me. In quanto al coraggio, credo di averne a sufficienza con
quello che ho superato” asserì.
“Ne sei certo?”
Vedendo il suo sicuro cenno affermativo, Eva si fece forza.
Tanto non aveva più nulla da perdere ormai.
“Forte come la morte è l’amore.” Gli prese la mano
abbandonata lungo il fianco e stringendola, cercò i suoi occhi. “Due anime che
provano a mitigare insieme questo dolore, con l’amore che hanno l’una per
l’altra. È l’unica arma che esiste, Nat” sussurrò.
Lui sentì.
Eccome se sentì quell’onda di perdono e amore gratuito
provenire dal suo sguardo e confluire nel suo tocco. E si ritrasse, scottato.
Non doveva lasciarle oltrepassare il confine.
La rottura arriva,
inevitabile, ma il romanzo si conclude con una nota di speranza. Finalmente,
Nathan trova il coraggio di amare.
Una bella storia d’amore e
non solo.
Qualche difetto (non
dimentichiamo che è il romanzo d’esordio di Monica Peccolo).
Tre stelline.