Parigi, anno di grazia 1792. Il Regime del Terrore semina il caos. I “maledetti aristos”, sventurati discendenti delle famiglie aristocratiche francesi, vengono mandati a morte dall’implacabile tribunale del popolo: ogni giorno le teste di uomini, donne e bambini cadono sotto la lama della ghigliottina. Ma in loro aiuto interviene un personaggio inafferrabile e misterioso, il quale, attraverso rocambolesche e ingegnose fughe, riesce a portare oltremanica i perseguitati del regime, nella libera Inghilterra. Dietro di sé non lascia tracce, se non il proprio marchio: un piccolo fiore scarlatto, che gli varrà il soprannome di Primula Rossa. Ma quale identità si cela dietro questo pseudonimo? Chi è l’audace salvatore, disposto a rischiare la propria vita in nome della nobile causa? L’incognita ossessiona l’astuto e crudele funzionario del governo francese Chauvelin e affascina l’alta società inglese: ma la soluzione del mistero si rivelerà tanto insospettabile quanto geniale.
“La primula rossa”, primo di un ciclo di romanzi scritto da Emma Orczy, è stato pubblicato nel 1905. Come scrive oggi Hilary Mantel, «la sua vera forza scaturisce dalla vivida qualità cinematografica della scrittura»: le immagini perfettamente inquadrate, l’emotività travolgente dei personaggi e l’equilibrio efficace tra narrazione e dialoghi hanno infatti conquistato generazioni di lettori e ispirato innumerevoli adattamenti per cinema, televisione e teatro. Ibrido tra spy story, romance e romanzo d’avventura, il ciclo della Primula rossa viene qui presentato in una nuova traduzione.
Titolo: La primula rossa.
Autore: Emma Orczy.
Genere: Romanzo d’avventura.
Editore: Fazi (nuova traduzione).
Orezzo: euro 6,99 (eBook); euro 9,75 (copertina flessibile).
Sono stata attirata da questa nuova traduzione de La Primula Rossa, pubblicata da Fazi Editore, nel momento in cui mi sono resa conto che, pur conoscendo la storia, in realtà non avevo mai letto il libro. Possiedo, fin da ragazzina, uno degli ultimi romanzi del fortunato ciclo scritto da Emma Orczy, letto e riletto fino a consumarlo, e, come tutti quelli della mia generazione, ho un vago ricordo televisivo del film con Leslie Howard e Merle Oberon.
Dunque, mi sono immersa nella prima avventura della Primula Rossa con molta curiosità, soprattutto riguardo allo stile dell’autrice, visto che questa storia venne pubblicata per la prima volta nel 1905.
Ho avuto una piacevole sorpresa. Pur attraverso l’uso di un Narratore Onnisciente che si svela senza pudori, la narrazione è carica di pathos, efficace, appena un po’ datata nelle parti sentimentali, ma senz’altro adatta anche ai lettori moderni.
Il romanzo che narra dell’audace nobile inglese che, con un pugno di amici e sodali, decide di salvare gli aristocratici francesi dalla ghigliottina durante l’epoca del Terrore, può essere considerato uno dei precursori del genere spionistico poiché l’identità del protagonista è segreta e la sua abilità nei travestimenti raggiunge livelli di puro istrionismo.
L’autrice, inoltre, ha il merito di essere riuscita a portare avanti buona parte della storia nell’apparente assenza del personaggio principale. La Primula Rossa, l’eroe della situazione, sembra non essere mai in scena. Lo conosciamo soltanto attraverso i sentimenti delle persone che parlano di lui. La gratitudine dei nobili francesi che gli devono la vita, l’odio feroce del funzionario francese incaricato di dargli la caccia, la stima e la cieca fedeltà dei nobili inglesi ai suoi ordini, l’ammirazione delle dame che sognano l’eroe senza volto. E, anche quando la sua identità è stata ormai rivelata al lettore, continuiamo a chiederci quando apparirà, per darci modo di apprezzarlo.
Naturalmente, io conoscevo già la sua identità (e sono convinta che non sia difficile da capire), ma proprio per questo ho apprezzato il gioco dell’autrice nel far desiderare la sua presenza per poi stupire con un ottimo colpo di scena.
Unico neo: certe rocambolesche imprese del protagonista richiedono un po’ troppa sospensione dell’incredulità da parte di un lettore moderno, abituato a notare le incongruenze e a cercare la verosimiglianza, ma, a mio avviso, questo non impedisce di godersi la lettura.
Questo romanzo ha anche un’altra peculiarità: ci presenta un raro esempio di eroe conservatore. Siamo sempre stati abituati a vedere nobili che si schierano dalla parte del popolo (Zorro, Robin Hood) ma la Primula Rossa non è uno di loro: lui difende i suoi pari dall’oppressione del popolo che ha dovuto fare una rivoluzione per essere ascoltato, rivoluzione poi degenerata nel sangue, come tutti noi sappiamo.
Emma Orczy ha avuto il buon senso di non rendere simpatici gli aristocratici salvati dall’eroe ignoto. Sono individui altezzosi e arroganti, incapaci di capire quanta responsabilità hanno avuto nel provocare gli eventi che li hanno travolti, eppure tutto questo non getta alcuna ombra sull’operato del misterioso protagonista.
Noi lettori facciamo comunque il tifo per la Primula Rossa.
Quattro stelline.
#copiaacquistata
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