Mi accorgo all’improvviso che ci siamo. Poche ore soltanto e un evento che Dario Villasanta e io abbiamo pensato e voluto, prenderà il via: ‘Un editore in noir’ alla sua prima edizione, dedicato a un professionista serio, Carlo Frilli, e alla sua valida scuderia di autori in noir. Tante sfumature per colorare un mistero, che parla il linguaggio di tutte le regioni d’Italia.

Già questa specifica, prima edizione, mi pare che guardi lontano, ad altri progetti, a nuove idee, a un formato riproducibile. In altri luoghi, con altri protagonisti, che magari non saremo noi.

L’idea sì, quella sì rimane nostra. Nata da pensieri che correvano liberi tra due innamorati di scrittura, di bella scrittura. Nata dalla condivisa ammirazione per scrittori di razza, non di rado diventati amici, qualche volta presentati con piacere in eventi letterari.

Così ci siamo detti, Dario e io, perché non celebrare Carlo Frilli e i suoi autori in una giornata dedicata alla scrittura in giallo e noir? Perché non farlo in un luogo storico di Bologna, il Teatro del Navile, con la sua vocazione artistica ‘aperta’ a recitazione, musica, narrativa e pittura? Perché, poi, non trasformarlo in un dibattito sul genere narrativo, allargato a tanti protagonisti che animano la scena bolognese, scrittori, giornalisti, critici, editori?

Giovedì si accenderanno le luci del palcoscenico, alla presenza di un pubblico che mai avremmo immaginato così numeroso e tanto animato da sincera curiosità.

Sul palco, si daranno il cambio quattordici scrittori, a confronto con cinque opinionisti.

Io a condurre il talk-show, con l’aiuto di Stefano Zanerini di QuibolognaTV: tre ore di dibattito, sessanta cartelle di interviste. Scalette per tutto: testo, letture, immagini, basi musicali.

Su tutto, l’appassionata regia di Dario Villasanta.

Non so come andrà, l’orchestrazione è complessa e basta poco perché qualche ingranaggio si inceppi.

So che i protagonisti ci hanno seguito fin qui con entusiasmo e non vedono l’ora di dare inizio a questa giornata di festa. ‘Una festa di famiglia’ l’ha chiamata Dario e un po’ lo è, per lo spirito unitario e l’entusiasmo condiviso.

Per quanto mi riguarda, ansia da prestazione a parte, so che, quando si accenderanno le luci sul palco, io, che quasi ho imparato a leggere sui Gialli Mondadori, mi sentirò come un bambino chiuso in un negozio di giocattoli.