Quarant’anni fa un
giovanissimo e promettente chitarrista americano debuttava nel mondo
discografico con un album di rara intensità e maturità per un musicista poco
più che ventenne. Stiamo parlando di “Bright
Size Life
” di Pat Metheny che impressionò a tal punto l’esperto produttore
tedesco Manfred Eicher che lo volle nella sua prestigiosa casa discografica
Ecm.
Sempre nello stesso anno e
sempre per l’Ecm Keith Jarrett rivoluzionò il concetto dello show per solo
pianoforte con lo straordinario “The
Koln Concert
”.

Pat Metheny, allora 21enne,
insieme all’enfant prodige del basso Jaco Pastorius e al batterista Bob Moses,
compose un disco di grande valore artistico in cui emergeva prepotentemente un
nuovo talento delle sei corde. La carriera del chitarrista del Missouri ebbe
inizi intorno ai 18 anni nella band del vibrafonista Gary Burton; nel 1974 si
iscrisse al prestigioso college Berklee a Boston. Dopo pochi mesi, grazie al
suo innato talento musicale passò direttamente all’insegnamento. Sin dal suo
primo album Pat Metheny colpisce per la sua tecnica strabiliante e per il suono
estremamente pulito, cristallino. Anche nei passaggi più virtuosistici è sempre
melodico e musicale. Quando suona la chitarra acustica emerge il lato più
romantico del suo bagaglio tecnico. Nei suoi delicati arpeggi c’è tutto
l’universo del folk americano, un patrimonio musicale immenso. 
La frequentazione del
Berklee in cui stringe amicizia con futuri grandi jazzisti come Al Di Meola,
John Scofield, Mike Stern e Bill Frisell, la stimolante gavetta con il gruppo
di Gary Burton, unita ad un innato talento tecnico e compositivo, hanno fatto
si che a soli 21 anni, Pat Metheny potesse debuttare con un album creativo e
originale.
Sin dai tempi della
frequentazione del Berklee College of Music di Boston, molti docenti avevano
intuito che quel ragazzo simpatico con i capelli lunghi caratterizzato da un
gran sorriso, avrebbe raggiunto entro breve tempo il successo. Era un vero e
proprio enfant prodige della chitarra, da cui non si separava mai. Aveva una
gran voglia di imparare e di diventare un serio musicista professionista. In
pochi mesi da allievo passò all’insegnamento non solo di chitarristi ma anche
per i fiatisti.
La svolta della carriera
del giovane Pat Metheny avviene grazie all’incontro con il produttore
discografico bavarese Manfred Eicher. Quest’ultimo aveva studiato musica
all’accademia di Berlino; seguiva con profondo amore il Jazz e suonava il
basso, ma era anche appassionato di cinema. Nel 1969 fondò l’etichetta
discografica Editions of Contemporary
Music
, conosciuta anche come ECM,
a Monaco di Baviera. Tra gli artisti sotto contratto con tale etichetta ci sono
(o ci sono stati) Keith Jarrett, Jan Garbarek, Chick Corea, Gary Burton, Jack
DeJohnette, Enrico Rava, Anouar Brahem, Dave Holland, Ralph Towner, Terje
Rypdal, Steve Kuhn, Manu Katché, John Abercrombie e l’Art Ensemble of Chicago.
Eicher ha curato personalmente la maggior parte delle pubblicazioni ECM (che vanta più di mille titoli in
catalogo), anche per quanto riguarda grafica e packaging.
Eicher rimase molto
impressionato dalle qualità artistiche, tecniche ed umane di questo giovanotto
di appena 21anni. Capì immediatamente le potenzialità del musicista e lo mise
sotto contratto proponendogli di incidere un album presso gli studi di
registrazione Tonstudio Bauer di Ludwigsburg, una cittadina a pochi chilometri
da Stoccarda. Per il disco Manfred Eicher propose la formula del trio con il
batterista Bob Moses, all’epoca 27enne e con il bassista Jaco Pastorius,
all’epoca 24enne (che sarebbe diventato famoso in tutto il mondo l’anno
seguente con l’ingresso nei Weather Report).
Con questi due eclettici e
straordinari musicisti Pat Metheny compose in pochissimi giorni otto brani in
cui metteva in chiaro tutte le sue qualità e il suo modo di concepire la
musica, il jazz e la chitarra. Ascoltando il suo fraseggio e il suo suono si
intuiscono i suoi maestri e i suoi punti di riferimento: i chitarristi Jim Hall
e Wes Montgomery e il sassofonista Ornette Coleman. Pat Metheny ha sempre amato
lo stile melodico e colto di Jim Hall e lo stile emozionale e ‘caldo’ di Wes
Montgomery. Di Ornette Coleman, uno dei protagonisti della stagione del free
jazz, ha sempre apprezzato la totale libertà delle sue composizioni e le
straordinarie qualità improvvisative.

Bright Size Life” contiene e illustra tutto il bagaglio musicale di
un giovane chitarrista che in pochi anni avrebbe raggiunto un meritato grande
successo prima negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo.