Corinna è costretta dal padre a sposare uno sconosciuto, dopo essersi compromessa con l’uomo di cui è innamorata. Come primo affronto lo sposo non si presenta alla cerimonia di nozze, mandando un sostituto in vece sua: un’umiliazione che grida vendetta! Corinna è una donna dalla forte personalità, orgogliosa, e non accetta di farsi bistrattare da un individuo così irrispettoso. È pronta anzi a sfidare quello screanzato e
persino le rigide regole della società, chiedendo l’annullamento del matrimonio. Diamine, le ha addirittura taciuto di essere vedovo, nonché di avere due pestiferi ragazzini per figli! Non bastasse, aleggia un mistero
inquietante circa la scomparsa della prima moglie di Rodolfo, per non parlare degli stravaganti parenti con i quali Corinna “dovrebbe” convivere… ma assolutamente no! Il neo marito, tuttavia, non ha alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire una moglie che gli è subito piaciuta, e le aspre divergenze che esplodono tra loro due sono uno stimolo a conquistarla.
Matrimonio per procura è una storia dove speranze, rimpianti e passione si intrecciano a conflitti e incomprensioni, ma anche al desiderio dei sensi. E l’amore rappresenta la chiave per aprire la porta alla felicità.

Titolo: Matrimonio per procura.
Autrice: Mariangela Camocardi.
Genere: Romance storico.
Pagine: 305.
Editore: DRI Editore.
Prezzo: euro 2,99 (eBook); 15,98 (cartaceo).

Mariangela Camocardi ci parla del suo nuovo romance.

Una donna avulsa dal suo tempo, Corinna. Sogna di sposarsi per amore ed è una cosa inaudita in un contesto storico e sociale nel quale le donne non hanno alcuna voce in capitolo, nessun diritto, solo doveri e obbedienza ai genitori, che dettano le regole e tutelano la reputazione delle figlie perché un buon matrimonio rappresenta in effetti un investimento anche venale. Si pensi alle rampolle dell’aristocrazia, che salivano all’altare per rafforzare il potere dei propri casati, legandosi a uomini molto più vecchi, magari primi cugini, per garantire una discendenza illustre alle loro famiglie e a quelle con cui si imparentavano. Dunque, neppure le fanciulle di estrazione nobile possono scegliersi il futuro consorte, costrette a matrimoni di convenienza stabiliti a tavolino. Il limite di libertà concesso alle ragazze da marito era esiguo, se non addirittura inesistente, però sono convinta che ci siano state delle donne anticonformiste, coraggiose anche a loro discapito, che diedero scandalo rifiutandosi di piegarsi agli schemi arcaici che le volevano passive e consenzienti a immolarsi alle logiche familiari, risolute a non rinunciare
alla propria felicità sentimentale. Ho amato Corinna mentre la raccontavo, sempre dalla sua parte in ogni difficile contesto del romanzo che leggerete, condividendo i suoi ideali di vita. Questa figura femminile dalla incisiva personalità è stata ispirata dalla mie nonne, soprattutto dalla mia bisnonna
Virginia Savoia, mantovana dal carattere deciso che non era certo tipo da lasciarsi abbattere dalle difficoltà quotidiane. Era combattiva, e in un’epoca ottocentesca che voleva donne ligie alla supremazia maschile, dedite solo ai figli e alle faccende domestiche, lei si occupava della sua terra con la testa e la competenza di un uomo. Come Corinna, in effetti, che odia il ricamo e ogni svenevolezze femminile, inclusa la civetteria. Rodolfo, il marito, è più che disorientato dal volitivo piglio della moglie, che non intende affatto
permettergli di spadroneggiare come se lei fosse la schiava e lui il padrone.
I due gemelli figli di Rodolfo, che è vedovo, sono pesti che daranno filo da torcere alla sposina che ha preso il posto della loro madre. La luna di miele di Corinna non è certo tutta dolcezze e carezze, anzi… nella cupa villa del marito si sono insediati gli stravaganti congiunti di lui, e come se ciò non bastasse, si scontra con una governante che si comporta come se fosse la padrona di casa, più che una dipendente agli ordini di Rodolfo.
Matrimonio per procura è una storia d’amore tutt’altro che convenzionale, e mi auguro che la girandola di personaggi che ruotano intorno agli sposi, i colpi di scena, la forte sensualità che di pagina in pagina diventa il filo conduttore dei burrascosi rapporti tra moglie e marito, possa appassionarvi e rubarvi il cuore esattamente come è successo a me.

E ora, due succulenti estratti.

«Lei è vostra cugina, dunque?»
«Sì, di secondo grado,»
«Ha dichiarato di amarvi.»
«Purtroppo soffre di turbe mentali… tra le innumerevoli farneticazioni che si compiace di raccontare, afferma che siamo pazzi uno dell’altra, e che ci sposeremo presto.»
«L’ha detto, infatti.» Lei riprese a sistemare il vestiario con gesti misurati, facendo la spola tra l’armadio e il baule. Fu costretta a fermarsi quando lui bloccò il viavai. «Posso sperare di farvi rinviare le vostre faccende a più tardi? Gradirei scambiare due parole con voi.»
Lo fissò contrariata, rilevando dettagli che prima le erano sfuggiti: la lieve cicatrice vicino alla bocca sensuale, o il modo istintivo con cui contraeva le mascelle per la tensione. «Credo ci sia ben poco da dire.»
«Potreste chiamarmi Rudy Siamo sposati e…»
«Se è per questo, non lo resteremo a lungo.»
«Perché no?»
«Non posso vivere con un uomo come voi.»
Lui si appoggiò al cassettone e incrociò le braccia. «Davvero?»
«Ci potete scommettere.»
«Cosa vi proponete di fare? Ripartire al più presto e tornare sotto le protettive alucce dei vostri genitori?»
«Sì» confermò calma, incrociando senza scomporsi la luce torva di quegli occhi che rilucevano come ghiaccio. «È la soluzione migliore per tutti e due, tenuto conto degli squallidi preliminari.»

Quando riaprì le palpebre, Corinna era piegata su di lui e, premendogli un fazzoletto inumidito sulla tempia, il viso vicino al suo, lo fissava con aperta ansia.
«Grazie a Dio vi siete ripreso» l’apprensione le incrinava la voce. «Vi siete fatto molto male, signore?»
Rodolfo emise un mugolio di esasperazione.
«Volete che chiami il dottore?»
«In che modo dovrò costringervi a chiamarmi per nome? Che diavolo è successo? Cos’era quella cosa che mi ha mandato a gambe all’aria?»
«Un topo.» Lei inzuppò il fazzoletto nell’acqua fredda della bacinella e, strizzandolo, riprese a tamponargli con delicatezza la contusione.
Lui respinse la sua mano e, puntellandosi, si mise a sedere. «Avete urlato in quella maniera raccapricciante solo per un topo?»
«Non so voi, ma i miei rapporti con sorci e ragni sono inconciliabili, temo» ritorse in tono sostenuto. «Non ne sopporto la fuggevole vista, figurarsi imbattermi in uno a distanza così ravvicinata.»
«E da dove accidenti è saltato fuori?»
Corinna aveva il sospetto che i colpevoli fossero i gemelli.
«Che diavolo vi prende?» l’apostrofò con voce aspra, indispettito per essere stato piantato in asso in malo modo, e al cospetto dei cugini.
«Osate anche chiedermelo?!» lei lo fronteggiò infuriata, agitandogli l’indice sotto il naso. «Io devo subire una scenata, accusata di civettare con quel gagà, e voi invece potete impunemente farvi sbaciucchiare da Vanessa? No, signor mio, non ci siamo proprio!»
Lui le afferrò il polso e la trasse bruscamente a sé. «Accusarvi, dite? Vi eravate spinta al di là dell’innocua civetteria! Baciavate Epifanio con molto slancio, o avete la faccia tosta di negare ciò che io ho visto?»
«Non nego nulla, e avete semplicemente frainteso…»
«Frainteso, ma davvero?»
Il coinvolgimento erotico di Rodolfo era quello di un uomo che conosce la passione e che sa come sedurre una donna. Il modo di toccarla, il suo virile approccio… solo sfiorandola lei si illanguidiva. Consapevole non soltanto della propria femminilità, ma persino di quale carica sensuale fosse latente in lei.
«Non ero affatto partecipe» ribatté Corinna.