Dice: «Me so messa a fa self.»
«Pure te? Ma davero? Ecchene n’artra… Ma santiddio, ma la professionalità… la professionalità che fine farà?»
«Ma perché, scusa, io che mi metto in self non sono professionale?» domanda, già scazzata.
«Be’, certo, se ti lasci andare ai filtri farlocchi e alla tecnologia che sembra andare avanti e invece riduce tutto a un’immagine sfocata di te e del tuo talento e valore, allora…»
«No, scusa, non ho capito» fa, confusa «i filtri farlocchi? Parli dei commenti pilotati? Ma da quando conosci ste cose? All’età tua? E comunque guarda che io li schifo, capito? Io non ho bisogno di questi mezzi! Per ogni self c’è un lavoro dietro che non ti immagini: editing, messa on line… e la presentazione! Dio, la presentazione e promozione ti portano via tanto di quel tempo…»
«Mi parli di promozione, tu? Con quella faccia? Non hai mica bisogno di sbatterti chissà quanto, sai? Sei figlia a me, sa’, mica de tu zia! Al giorno d’oggi, con i trucchi giusti, puoi essere chi vuoi. Ci sono pure le app!»
«Ma le app mica ti portano al pubblico! Aiutano, certo, e sfruttando hashtag e social puoi sperare di allargare il bacino d’utenza, ma se non ti metti in prima linea, ti rimbocchi le maniche… Guarda che stare in self significa lavorare come un mulo, eh?»
«Ho sentito che si guadagna bene, però…» dice l’altro, l’occhio a euro.
«Dipende. Dipende se hai i gruppi fan, se riesci a venderti bene, se ti fai conoscere, se imbrocchi la corrente giusta… Ci vuole pure culo, oltre che lavoro di squadra.»
«Be’, c’è chi il culo ce lo mette davvero!»
«Vabbe’, ma te me vai sulle cover erotiche spinte, io mica…»
«C’è poco da esse spinti» la interrompe con un gesto della mano lui. «Ai tempi mia le foto se facevano con la macchinetta fotografica, l’obiettivo, la luce giusta… Se studiava! Qua co sti cacchio de telefonini, invece, state tutti a fa i fotografi e non ce capite ‘na mazza!»
Il vento soffia impetuoso, balle di fieno giunte direttamente dal Tennessee per l’occasione rotolano davanti ai suoi occhi. Le sembra anche di vedere un gruppo di upupe appollaiate in alto, a fare versi inquietanti tanto per rendere il tutto ancora più surreale.
«Ma de che stai a parlà?»
«De sti cacchio de selfie, de che sto a parlà? Perché, te de che stavi a parlà?»
«Del Self… Il Self Publishing, papà…»

FEDERICA D'ASCANI

Federica D’Ascani, scrittrice, sceneggiatrice e non si sa bene quante altre cose,

gestisce la rubrica “Così è se mi pare”. I suoi romanzi potete trovarli QUI.