Esistono dee invincibili di un mondo “ideale”, divinità a cui immolare la propria vita, i propri chili e le speranze di essere e sparire nello stesso istante. Queste dee sono Ana e Mia, ovvero Anoressia e Bulimia, voci guida di una depressione latente che sormonta, avvolge e alla fine soffoca.
Dopo la morte di suo fratello, e la scoperta di un sentimento che non avrebbe mai voluto provare per il migliore amico, Marco si immerge senza neanche pensarci nella bolla ovattata che è il mondo di Ana. Insensibile al resto del mondo, si lascia trasportare da un vortice di bilance, chat motivazionali e privazioni fisiche oltre il limite dell’ossessione. Dimenticando ogni problema che non sia il cibo.
Ma Riccardo, proprio quel migliore amico, non è pronto a vederlo spegnersi fino a diventare niente. Neanche se questo vuol dire rinunciare a tutto. Neanche se i suoi sentimenti contrastanti lo stanno gettando nella confusione più nera.
Perché in fondo siamo solo anime di passaggio che vivono momenti di passaggio. Ed è meglio camminare insieme, che da soli. Ma come fai a renderti conto dell’aria che ti sfiora se tu stesso sei convinto di essere un alito di vento?
Titolo: Leggero come il cielo.
Autore: C.K. Harp.
Illustrazioni e copertina: Michela Cacciatore.
Genere: romanzo, narrativa contemporanea.
Editore: Self-Publishing.
Prevendita: 22 giugno 2020.
Data uscita: 10 luglio 2020.
Prezzo ebook: euro 3,99 – Kindle Unlimited.
Prezzo cartaceo: euro 12.00.
C.K. Harp ci presenta il suo nuovo romanzo.
Due anni fa, complice una forte crisi “d’identità” su ciò che desideravo comunicare e chi volevo essere nel futuro, ho pubblicato quello che sapevo sarebbe stato per molto tempo uno degli ultimi romanzi di C.K. Harp. Ero in un periodo di transizione, il mio libro per ragazzi era in uscita, un altro di narrativa era stato appena accettato dalla Triskell. Credevo davvero che il tempo di C.K. fosse giunto al capolinea.
Come spesso accade in questi frangenti, però, “il fato” o “destino”, o come vogliamo chiamarlo, la pensava in maniera decisamente diversa.
C’era questa idea che mi ronzava nella testa da molto tempo, ovvero quella di voler parlare di un altro capitolo della mia vita che, seppure non in maniera atroce come per molti altri, mi aveva investita e lasciata provata sul limitare di quella strada che dall’adolescenza conduce all’età adulta. D’altronde avevo conosciuto Ana e Mia da molto vicino, sapevo bene come descriverle e in che maniera parlarne, tuttavia mi mancava “la chiave di lettura” giusta per poter rendere al meglio la storia che le avrebbe coinvolte.
Vi starete chiedendo di chi stia parlando, chi diavolo siano queste Ana e Mia. Presto detto, queste “dee della distruzione” altro non sono che Anoressia e Bulimia, due malattie che nel tempo sono state esaltate fino a essere quasi divinizzate da schiere di ragazzi. Ragazzi soli, provati nelle loro giovani vite, bisognosi di attenzioni e affetto, spesso inconsapevoli di tutto questo.
Per molto tempo (e non parliamo certo di epoche lontane… la situazione è iniziata a cambiare solo quattro o cinque anni fa) il mondo intero, comunità scientifica compresa, è stato convinto che i disturbi alimentari, il più eclatante appunto l’anoressia, non solo fossero legati a un semplice problema di estetica, ma che riguardassero esclusivamente le ragazze. E non dico “quasi esclusivamente”: è un confine netto e imprescindibile quello che ho posto nella frase precedente. Solo le ragazzine potevano essere anoressiche o bulimiche (il concetto di binge-eating, per citarne giusto uno, è subentrato con molto ritardo rispetto all’evidenziarsi del problema). Del resto, le modelle e le attrici erano tutte ragazze scheletriche “fissate” con le taglie, mentre gli uomini “magri” erano solo un po’ più magri, punto, o forse gay…
Io ci ero caduta un paio di volte in maniera abbastanza consapevole, e l’ultima… era stata strisciante e quasi automatica. Forse la più inquietante, perché senza che me ne rendessi conto, Ana mi era entrata in testa, si era annidata tra un ricordo e un pensiero, e aveva iniziato a sussurrarmi “cose” a tradimento, in maniera dolce e accattivante.
Perché sì: Ana ti parla, e questa è una cosa che potrebbero confermare tutte le persone affette da anoressia e bulimia.
Volevo parlarne.
E volevo parlare di quello stranissimo processo mentale per il quale, nonostante lo specchio, una persona apparentemente “sana” finisce per vedersi del tutto diversa da ciò che è. Più “grande”, più “cicciona”, più “alta”… più SBAGLIATA.
Cerca tu che cerco io, incappo in un articolo. Si parlava di un ragazzo che, dopo anni passati tra analisi e visite specialistiche, aveva scoperto di essere affetto da anoressia fin dall’adolescenza. Semplicemente, i medici avevano sempre rifiutato quell’opzione: era impossibile che un individuo di sesso non femminile potesse avere problemi alimentari legati alla magrezza. Questo ragazzo non era gay, aveva una famiglia normale, un lavoro gratificante: se non mangiava doveva avere qualche malattia, qualche disfunzione.
Ed eccola la chiave di volta, eccolo quel paradosso che cercavo.
È così che è nato Leggero come il cielo, la storia di Riccardo e Marco, due ragazzi all’apparenza diversissimi, ma legati entrambi dal male comune che chiamiamo DCA. Ma se Marco è colui che subisce l’influenza di Ana seguendo i suoi dettami, Riccardo è quello che ne vede gli effetti. C’è una cosa, infatti, che avevo proprio a cuore di spiegare a chi mi avrebbe letta: i disturbi alimentari coinvolgono chiunque ruoti intorno alla persona che riesce a sentire “la voce”. Nessuno si sofferma mai a pensare a quale calvario di impotenza rappresenti questo tipo di malattia per chi osserva la vita di chi ama spegnersi lentamente come un fiammifero, per eccessiva magrezza oppure obesità patologica.
Avevo la necessità di parlare a chi avrebbe voluto ascoltare non soltanto di chi combatte in prima fila, ma anche di chi, costretto nelle retrovie, può solo allungare una mano e tentare di sfiorare i guerrieri con la punta delle dita.
Per farlo, oltre ad affidarmi alla mia esperienza e alle innumerevoli testimonianze reperibili (e chat motivazionali, conversazioni WhatsApp – che troverete nel romanzo – e pagine e pagine di blog “pro-Ana” e “pro-Mia”), mi sono avvalsa del consulto professionale di una dottoressa specializzata nella cura dei DCA e di una psicologa. Grazie a loro sono riuscita a creare una storia realistica, possibile, “tipo”.
Ciò che con Leggero come il cielo vorrei trasmettere è il concetto che la visnoressia – anoressia maschile – è una verità incontrovertibile e reale, che il disturbo alimentare non è contagioso dal punto di vista fisico, ma lo è assolutamente dal punto di vista mentale, che ogni disagio o caduta provocano conseguenze visibili e invisibili che non vanno mai sottovalutate o prese alla leggera. Che c’è bisogno di un’educazione mirata all’alimentazione e all’accettazione personale. Che non è cosa da poco l’assecondare “l’ennesima dieta” in età adolescenziale, né fare finta che moglie o marito non stiano esagerando col taglio delle calorie. Che c’è il bisogno vero e concreto di far capire agli adolescenti che la sessualità è giusta in ogni modo essa si presenti, che nessuno è sbagliato a prescindere, che i pregiudizi e i commenti fanno male anche quando si è convinti di fare “semplici battute di spirito”. Che un genitore ha una responsabilità enorme su ciò che accade nella mente del proprio figlio, specialmente nell’età difficile dell’adolescenza. Che un anziano non dimagrisce “perché è l’età”, ma perché può avere disturbi alimentari ANCHE alla sua età.
Il nemico è incorporeo, ma gigantesco e pauroso, dotato di tentacoli capaci di penetrare ogni difesa, manipolarla e ritorcerla contro l’avversario senza badare alle più vili strategie.
E sembra assurdo parlare così di una malattia, lo so, ma credetemi: è proprio in questa maniera che agisce e colpisce.
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