Questa rassegna non poteva aprirsi se non con The Queen, Mariangela Camocardi, la Regina del Romance storico italiano.

Le abbiamo lasciato carta libera perché ci parlasse di sé e della sua trentennale carriera.

Mariangela Camocardi ha firmato oltre 50 titoli tra romanzi e racconti. Con una predilezione per lo storico, ha scritto horror, women fiction, romance, fiabe, commedie romantiche. Tra i romanzi più apprezzati, Sogni di vetro (Mondadori, Fanucci, Harper Collins),  Tempesta d’amore (Mondadori, Emma Books), Il talismano della dea (Harlequin Mondadori, Harper Collins), La vita che ho sognato (Mondolibri), Un segreto tra noi (Harlequin Mondadori, Harper Collins), Lo scorpione d’oro (Mondadori), I Pirati del lago (Mondadori, Amazon Publishing), Sposami ancora (Mondadori,  ristampato nel 2015),  Ciribalà (Alberti Editore).

Mariangela Camocardi è tra gli autori di Nessuna più (Elliot), antologia curata da Marilù Oliva contro il femminicidio, e il cui ricavato è stato devoluto al Telefono Rosa per aiutare le donne vittime di violenza. L’autrice è stata direttore della rivista Romance Magazine, collabora da anni con riviste a diffusione nazionale ed è una delle socie fondatrici di EWWA (European Writing Women Association). Di recente si è anche cimentata in un testo teatrale, “Correva l’anno…” quale omaggio all’ultracentenaria Emma Morano. Elaborato a quattro mani con un altro autore, il musical porta sulla scena gli eventi, le mode e le canzoni più note e significative degli ultimi tre secoli.

Mariangela Camocardi, direttore artistico del Premio Verbania For Women

Mio padre, dopo l’uscita del primo romanzo, Nina del tricolore, mi definiva la “sua Carolina Invernizio” il che, per me, equivaleva a un riconoscimento del valore che rappresentavo ai suoi occhi. Per chi ignorasse chi sia la Invernizio, suggerisco di leggere la sua biografia su Wikipedia. Mia madre mi presentava a tutti dicendo con orgoglio “la mia scrittrice. A volte mi infastidivo un po’ che lei ostentasse gli obiettivi da me raggiunti in tanti anni di carriera. Con il senno di poi mi rendo conto che l’amore materno era anche questo, sottolineare cioè che sua figlia era quel nome che appariva sulla copertina di tanti romanzi. Mi sento in dovere di aggiungere che è stata la mia migliore promoter in assoluto, esaltando la mia riuscita in questo mestiere che ho avuto il privilegio di poter scegliere. Non esagero nel definire privilegio l’opportunità di farlo. Conosco persone con la testa piena di storie che darebbero un braccio per pubblicare un libro, ma incapaci di esprimere su carta o sul computer le loro emozioni. Così lasciano perdere, consapevoli che essere all’altezza del ruolo non è semplice come può sembrare, né di poter superare quei limiti intellettivi che fanno la differenza. Li stimo immensamente per la rinuncia che si impongono nell’epoca in cui sono tutti scrittori. Occorre una grande forza interiore per non sopravvalutarsi. La presunzione, come ripeto spesso, è un killer che miete un numero imprecisato di vittime. Hanno capito che scrivere significa soprattutto trasmettere sensazioni e reazioni emotive in chi ci leggerà; tutto il resto è noia, diceva uno dei mie idoli canori, il poeta Franco Califano.

Mariangela Camocardi con alcune socie fondatrici di EWWA

Scrivo dal giorno in cui, intinto il pennino nel calamaio del banco di scuola, ho imparato a maneggiare la penna. Pensierini, temi, fiabe corredate da disegni colorati a pastello, cartoline illustrate… e soprattutto lettere per mamma. Lei era la prima figlia di otto tra fratelli e sorelle e aveva dovuto dare una mano alla sua, di madre, lasciando la scuola precocemente.   Ero la sua piccola scrivana e sbuffavo, confesso,  quando dovevo smettere di giocare per scrivere a qualcuno, fossero i familiari che vivevano a mille chilometri di distanza, o gli zii emigrati in Argentina cui voleva inviare nostre notizie. Ho ancora nelle orecchie la sua voce che mi ripeteva: scrivi, Mariangela, quasi percepisse d’istinto che era il mio destino. Inutile dire che lei era la fan più scatenata che avessi. Mi sono cimentata in quasi tutti i generi, come chi mi apprezza sa bene, e finché la creatività fluisce spontanea, continuo: mi piace farlo più di qualsiasi altra cosa, raccontando storie dove l’Amore e la Storia sono protagonisti indiscussi. Essermi profusa al massimo per infondere passione, professionalità, entusiasmo al romanzo e ai suoi interpreti è indubbiamente una fatica che assorbe energie e tempo, ma la soddisfazione vale quanto una medaglia alle Olimpiadi.

Mariangela Camocardi e il premio Amarganta alla carriera

Non è stato affatto facile concretizzare i miei sogni. Prima di battere i tasti della mia Olivetti 22 e dedicarmi a questo durissima professione, mi sono occupata di tutt’altro e mai avrei pensato a me stessa come  futura autrice letteraria. Ma se sei destinato, a un certo punto i presupposti si creano, e anche se all’inizio non credi di poter pubblicare qualcosa, vedere le pagine bianche riempirsi di frasi e dialoghi si trasforma in una droga da cui ormai sei dipendente. A me piaceva troppo per privarmene, mentre disperavo di riuscire a narrare in modo articolato e avvincente una storia che si sviluppava lungo 300 cartelle fitte di eventi e personaggi. I fatti mi hanno dato torto, per mia fortuna. A tutt’oggi ho venduto oltre il milione di copie, tra i vari titoli e le ristampe. Ci sono romanzi miei che hanno preteso cuore, anima e sangue perché ti assorbono completamente, senza poter staccare i circuiti mentali dal loro sviluppo, perché senti il bisogno di dare tutta te stessa a quei protagonisti e alle loro emozioni, per cui vivi una specie di simbiosi con essi e li concepisci come persone reali. Per fare qualche esempio, Tempesta d’amore, Sogni di vetro, Il talismano della dea, Un segreto tra noi, La vita che ho sognato, I Pirati del lago, Un segreto tra noi hanno comportato una genesi complessa e molto impegnativa.

La ricetta regalata ad Antonella Clerici

Di recente ho avuto la gioia di essere tradotta all’estero, poiché l’antologia Nessuna Più è stata pubblicata in Messico. Sono estremamente attiva nel sociale e ho aderito a questo progetto importante – una denuncia sul femminicidio – curato da Marilù Oliva, amica e collega che  stimo come persona e scrittrice. Con me hanno aderito autori famosi e sono fiera di essere stata coinvolta. Il libro è stato pubblicato da Elliot Edizioni e l’intero ricavato è stato devoluto al Telefono Rosa per sostenere le donne vittime di violenza. Ci sono cose che fanno bene al cuore, e questa lo è.

Lavoro tutti i giorni e spengo il computer solo quando capisco che non posso dare altro dopo ore di intensa applicazione alla nuova storia. Però annoto su foglietti battute di dialogo, appunti per un personaggio, e altro ancora, se mi vengono in testa buoni spunti e ho già spento il mio notebook. Per chi scrive è difficile staccare semplicemente la spina da ciò che sta facendo.

Per quanto riguarda i nuovi autori, sarò ripetitiva ma consiglio a tutti di fare gavetta. Gavetta significa accettare le critiche senza sentirsi vittime di giudizi troppo severi. Ritenersi i migliori perché gli amici o i parenti ce lo dicono non dimostra nulla. Anzi, spesso il loro entusiasmo danneggia chi è agli inizi. Se un esordiente vuole migliorare il suo modo di esprimersi, deve imparare a mettersi in discussione. Suggerisco di leggere scrittori bravi e di trovate i punti deboli della propria scrittura, affinando il lessico personale, lo stile e soprattutto la sintassi.

Mariangela Camocardi collabora con il nostro Blog