Lucia Guida, nata a S. Severo (FG), abita e lavora a Pescara come docente di lingua inglese nella scuola pubblica statale. Nel suo tempo libero ama leggere e scrivere. Ha partecipato con racconti brevi alla realizzazione di antologie di autori vari per diverse case editrici esordendo come solista per Nulla Die nel 2012 con la silloge di racconti “Succo di melagrana, Storie e racconti di vita quotidiana al femminile”, menzione speciale al Premio Nazionale giornalistico, fotografico e letterario “Donne e così sia” (2014),  e nel 2013 il suo romanzo d’esordio “La casa dal pergolato di glicine”, premiato alla XIV Edizione del Premio Internazionale “Val di Vara-Alessandra Marziale” e al Concorso Nazionale “Urbe Parthenicum” nel 2015 per la sezione editi. A febbraio 2016 ha pubblicato per Amarganta Editrice “Romanzo Popolare”, vincitore del Premio Speciale ‘Massimiliana De Vecchi’ alla  XXIX edizione del Concorso Internazionale Cinque Terre – Golfo dei Poeti – Sirio Guerrieri, del Marchio Microeditoria di Qualità alla IX Edizione del Premio Microeditoria di Qualità 2018 e del II posto per la sezione ebook “Il secolo nuovo” del Premio Nazionale Giovanni Bovio, IV edizione. Ha inoltre pubblicato la silloge di poesie “Interlinee” per Amarganta ( 2018). “Come gigli di mare tra la sabbia”, edito da Alcheringa Edizioni nel maggio 2021, è il suo ultimo romanzo.
In passato ha curato la rubrica letteraria di un’associazione culturale olistica abruzzese. Al momento si occupa di un blog sulla piattaforma di WordPress  e di uno spazio da autrice su Cyrano Factory.   Su Facebook gestisce una pagina di scrittura e lettura e alcune pagine dedicate intitolate a se stessa e ai suoi libri.

1. Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Mi piace scrivere prevalentemente di donne. Di quello che abbiamo in testa e per la testa e di quello che portiamo nel cuore. A costo di sembrare molto di parte credo che abbiamo tantissimo da comunicare al mondo e che una visione au feminin dell’esistenza non possa che arricchire la prospettiva di tutti. Le protagoniste delle mie storie, racconti e romanzi, sono donne inquadrate nella quotidianità più spicciola: donne che vivono, si muovono, prendono decisioni più o meno giuste. Potrebbero essere le amiche di sempre o le vicine di pianerottolo, quelle con cui scambiare quattro chiacchiere davanti a un caffè. Le loro storie sono scritte per gente comune ma non ordinaria e fatte di ‘piccole cose di pessimo gusto’ (è il titolo un po’ gozzaniano di uno dei miei primi racconti editi), speciali, appunto, perché permeate di familiarità.

2. Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Da ragazza scrivevo su agende e quaderni. Era una bella consolazione lasciare un segno tangibile d’inchiostro su una pagina di colore avoriato. Ora scrivo al pc sul mio portatile, lo trovo molto comodo anche e soprattutto per riordinare le idee che a volte mi vengono giù all’improvviso e che fermo con una grafia spesso incomprensibile anche per me stessa sulle pagine di un vecchio moleskine regalo di compleanno di mio fratello. Riportarle su un foglio di word mi aiuta a riorganizzarle al meglio, è più pratico anche se forse meno romantico.

3. C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Quando sono in piena fase creativa cerco di svegliarmi presto al mattino nelle giornate in cui non lavoro (sono un’insegnante). Ho bisogno di tutta la mia freschezza mentale per rendere al meglio, anche perché ogni volta ricomincio a leggere il manoscritto da capo, alleggerendolo o precisando qualche passaggio elaborato in precedenza a caccia di maggiore scorrevolezza. Scrivere a più riprese mi aiuta ad avere una visione più obiettiva sulla storia pregressa, a rendere più fluida la fabula e a chiarire i fatti che narro secondo un ordine fatto di causa ed effetto realmente efficace. Lo so, in questo aspetto della mia vita sono una precisetta : ed è una conquista, visto che nella vita pratica sono una grande disordinata.

4. Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Mi diverto e mi appassiono; metto alla prova la mia pazienza (pochina) se come risultato finale c’è quello di elaborare una storia che “funziona”.
È, però, capitato che io abbia pianto alla fine della revisione di un mio romanzo: può suonare molto sentimentale, ma ha un suo perché se pensiamo che il passo successivo è quello di mandare un testo per le vie del mondo editoriale. Un po’ come aver appena partorito: si è felici di esserci liberate dal peso di un pancione diventato ingombrante, soprattutto negli ultimi tempi della gravidanza, ma si avverte al tempo stesso una grande nostalgia per quella parte di noi da cui ci siamo separati e che sta provando finalmente a vivere di vita propria in completa autonomia.

5. Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Da buona acquario navigo prevalentemente “a vista” seguendo l’impulso scrittorio del momento anche se, poi, arriva sempre il momento in cui un minimo di progettazione diventa necessario e indispensabile per conferire credibilità ma anche coesione e coerenza testuali alla narrazione. Mi è tuttavia capitato abbastanza di frequente di imprimere una spinta assolutamente imprevedibile al prosieguo degli eventi, senza dare mai niente di scontato. Più che prendere per mano i personaggi a volte sono io ad assecondarli e a farmi condurre da loro.

6. Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Dipende da molte cose. A volte non ho tanto tempo da dedicare alla scrittura anche se cerco di mantenere una certa continuità in quest’arte. Cerco di mantenermi allenata a farlo per non perdere la mano. Credo sia importante coltivarla con sistematicità.

7. Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
Sempre. I miei libri sono i miei figlietti, cresciuti con cura. Sono certa che prima o poi ciascuno di loro troverà la propria strada. Certo, la scrittura si evolve di pari passo con chi la pratica. Cresce con la capacità che tutti noi abbiamo di continuare a capire, per quanto possibile, come vanno le cose del mondo.

8. Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
Certo! Rileggere ciò che hai scritto, e che finalmente si è compiuto attraverso le pagine, cartacee o virtuali, di un libro o di una rubrica digitale è sempre una cosa gratificante, soprattutto se la pubblicazione te la sei guadagnata con fatica impegnandoti al massimo per ottenere un risultato accettabile.

9. C’è qualcosa di autobiografico nei suoi libri?
Sarei in assoluta malafede se rispondessi di no a questa domanda. Ogni autore riversa una parte di sé in ciò che narra. La bravura consiste secondo me nel farlo con grande accortezza, quasi con parsimonia, perché quel gesto o quell’accadimento possano diventare elementi concreti in cui il lettore si possa riconosce e, magari, emozionarsi. Contribuendo per quanto di sua competenza al patto narrativo.

10. Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: legge tanto? Quanti libri all’anno?
Come ho già affermato altrove, leggere è un piacere e un dovere per un autore. Aiuta a capire come e dove va il mondo, scrittoriamente parlando. È provare a immedesimarsi in un punto di vista altro dal nostro. Leggo, poi, di tutto, senza lasciarmi condizionare dalle critiche o dalla moda del momento con la piena volontà di farmi un’opinione personale al di là della notorietà o della risonanza che un autore sia riuscito a conquistare. Se ciò che leggo mi è piaciuto può capitare che lo recensisca. Diversamente passo oltre. Leggo moltissimo d’estate quando sono più libera, ma è comunque mia abitudine concludere la giornata con qualche pagina di un buon libro, mi rasserena parecchio. Non ho sottomano un elenco di opere lette per poterle quantificare, ma certamente la spesa ‘libri’ è una componente sostanziosa delle mie uscite annuali.

11. Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
All’inizio della mia carriera di autrice, chiamiamola così, ho partecipato a moltissimi premi letterari, nazionali e internazionali. Era il mio personale modo di mettermi alla prova, chiedendo a perfetti estranei di valutare le cose che scrivevo in maniera il più possibile obiettiva al di fuori del mio entourage di appartenenza. Mi ha molto stimolata e ha contribuito a migliorarmi, oltre a consolidare questa passione. E poi è stata un’occasione unica per girare l’Italia e conoscere tantissima gente. Sono tuttavia convinta che per costruirsi un buon curriculum artistico-letterario si debba selezionare parecchio: di persone che speculano sui sogni altrui ce n’è ahimè in giro parecchia.

12. A cosa sta lavorando ultimamente?
Sono reduce dall’editing del mio ultimo romanzo pubblicato nel mese di maggio dal titolo “Come gigli di mare tra la sabbia” da Alcheringa Edizioni, un piccola ma grintosa realtà editoriale non a pagamento di Anagni (FR). “Come gigli” è un romanzo di narrativa e racconta la storia di quattro donne e del loro differente modo di approcciarsi all’amore. Ce n’è per tutti i gusti: si passa da Elena, giovane segretaria in uno studio legale, refrattaria ai legami sentimentali lunghi e duraturi, a Serena e Lina o Elvira, impegnate, sia pure in maniera diversa, in ménage coniugali più tradizionali anche se spesso non meno problematici o peculiari. Il fil rouge che lega le protagoniste è di tipo spaziale e temporale: tutte e quattro abitano e/o lavorano in un palazzo d’epoca in stile liberty in età contemporanea in una piccola città di provincia come tante. Un microcosmo pieno di sfaccettature in cui nulla capiterà per caso né potrà essere dato per scontato.
Ho, poi, un paio di progetti di scrittura che mi stanno aspettando e che riprenderò a breve perché durante la stesura del mio ultimo libro ho voluto terminare un master di tipo professionale che ha assorbito moltissime delle mie energie. Episodicamente recensisco come freelance per una piattaforma artistico-culturale nazionale perché, come già dicevo, leggere per diletto e per passione è uno dei miei passatempi preferiti. È davvero difficile che resti con le mani in mano: sono una persona curiosa con più di un interesse e considero la creatività a tutto tondo il sale della mia vita; su una pagina di word come in concreto attraverso la realizzazione di manicaretti (amo tantissimo cucinare) o di lavori a crochet. Ma di queste ultime cose, magari, vi parlerò un’altra volta. Un ringraziamento di cuore alla padrona di casa che mi ha con gentilezza permesso di fare questo piacevole scambio di opinioni in compagnia delle lettrici di questo bel salotto virtuale.