C.K. Harp, Per un solo sospetto (Serie Davis & Green, Volume II), Self-Publishing
Non è come nasci, ma come muori, che rivela a quale popolo appartieni.
Queste sono le parole che probabilmente ha ascoltato Elan Williams nel corso della sua vita. Ma è durata troppo poco, la sua esistenza, e qualcuno ha posto fine a quei giorni in una maniera atroce.
Il primo caso a West Allis come agente speciale dell’FBI sembra essere complicato per Jaxon Davis, assolutamente privo di soluzioni, eppure risolverlo non ha solo il sapore della giustizia, ma anche della rivalsa. Non può sottrarsi al proprio dovere.
A soli due mesi dal trasferimento a Washington, quindi, per lui è già ora di partire, ma il pensiero di lasciare da solo Landon, il compagno, si mescola al livore per non aver ancora dissolto i fantasmi del passato.
Di entrambi.
E se fosse troppo presto? E se il dolore fosse ancora troppo vivo?
Dall’autrice de La colpa di Dre e Sono solo un ricordo, il secondo episodio della serie Davis & Green.
Perché un solo sospetto può determinare un’intera esistenza.
Più noir che romantic suspense, turba e fa soffrire * * * *
Romantic suspense noir molto complesso. Ambienti, personaggi, delitti numerosi e complicati. Eterosessuali, omosessuali, bisessuali: c’è di tutto. Due colpi di scena inattesi (almeno per me). La storia d’amore fra i due protagonisti continua con i soliti tira e molla, anzi per certi aspetti peggiora, ma c’è qualche approfondimento psicologico in più. Un M/M che sembra scritto da un uomo con finale autoconclusivo e insieme aperto e, se vi chiedete come possa dire una cosa così contraddittoria, chiedetelo all’autrice.
Una stella di meno per refusi, improprietà e punteggiatura.
Juliet Landon, Pericolo a corte (HarperCollins Italia)
Henrietta Raemon, figlia illegittima di Re Enrico VIII, ha un solo, impossibile desiderio: essere ammessa alla corte reale per stare accanto alla sorellastra, la nuova Regina Elisabetta. Volitiva e indipendente, l’ultima cosa a cui pensa Etta è il matrimonio, almeno sino a quando il Barone di Somerville, un ricco mercante di tessuti che si invaghisce di lei al primo sguardo, non le lascia altra scelta e la rende sua sposa. La giovane però, benché ne sia attratta, per mero orgoglio non gli si concede nemmeno quando lui, grazie a importanti conoscenze, la conduce a palazzo realizzando il suo più grande sogno. Tuttavia, quando il sogno si trasforma in un incubo, Etta trova proprio nel marito un complice, un protettore… e forse l’uomo a cui donare il proprio cuore.
Una sorpresa * * * *
All’inizio il romanzo si presenta come niente di speciale: la solita storia di una coppia divisa da battibecchi ed equivoci d’ogni genere. Per giunta Etta è un personaggio piuttosto antipatico con la sua ossessione per la corte con tutti gli intrighi che, nella sua ingenuità, lei neppure immagina. Intanto, invece, si delinea un ritratto abbastanza attendibile di Elisabetta I, con i suoi pregi e i suoi difetti (soprattutto i difetti, per la verità) fino allo scioglimento finale: una scena in cui la regina svela il suo doppio volto e che vale un romanzo intero.
Vivienne Lorret, Una debuttante da sposare (HarperCollins Italia)
Figlio illegittimo di un conte, Jack Marlow disprezza l’aristocrazia e le sue regole che hanno fatto soffrire la madre e lo hanno reso un emarginato sin dall’infanzia. Così, quando incontra Lilah Appleton si aspetta che sia come tutte le altre giovani superficiali a caccia di un buon partito, e invece gli sono sufficienti pochi istanti per capire quanto lei sia speciale, anche se sembra essere l’unico ad accorgersene. Lilah infatti è alla disperata ricerca di un nobile che sia disposto a chiederla in moglie prima della fine della Stagione, altrimenti a causa del testamento del padre sarà costretta a sposare il viscido cugino. Consapevole che non potrà mai averla, Jack si impegna ad aiutarla a suscitare l’interesse dei gentiluomini del ton. Ma quando Lilah sarà finalmente al centro dell’attenzione, lui oserà davvero cederla a un altro?
Un bel romanzo * * * *
Una bella storia d’amore con due protagonisti molto interessanti, ognuno a suo modo. Davvero approfondita la loro psicologia. Non assegno cinque stelle solo perché non so se davvero all’epoca si potessero vincolare gli eredi fino a questo punto e tantomeno risolvere così i problemi di legittimità.
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