Catia P. Bright, Un lupo nel cuore

Self-Publishing

Gloucestershire, campagna inglese – 1824.

Sposarsi non è tutto nella vita. Se poi una brutta nomea ti perseguita da quando eri una ragazzina, meglio mettersi subito il cuore in pace e vivere libera di dire e fare quello che vuoi, senza sperare nei confetti. Così Annabelle Bright è arrivata all’età di ventuno anni, crescendo spensierata, impulsiva, fin troppo schietta e in apparenza priva di futili sogni romantici. Solo un’ombra è capace di offuscare il suo temperamento solare e positivo: il ricordo di un episodio che l’ha “marchiata” e che si riaffaccia, prepotente e rancoroso, col ritorno nella contea di una certa persona… Lord Daniel Carlington non è più il ragazzo di una volta e sa nascondere bene le tragedie che hanno popolato la sua vita, come pure la pesante eredità che grava sulla sua antica e nobile casata. Con un sorriso mozzafiato e il fascino del giramondo, sembra il ritratto della migliore e più squisita aristocrazia britannica. Eppure… Inconfessabili segreti si celano dietro a quegli occhi di smeraldo, mentre il suo incontro con Annabelle sarà l’inizio di una serie di complicazioni che lo porteranno a scontrarsi col misterioso, perfido e pericoloso Lord Salinger, mettendo a rischio le loro stesse vite.
E dunque, potranno dei cuori innamorati trionfare su tutto, persino su un destino che appare segnato e ineluttabile?

Un inizio serie? * * * *

Si tratta di un romance paranormale su licantropi, ambientato nel 1824 sotto il regno di Giorgio IV. Per la verità lo sfondo storico è generico e si precisa, dopo la sinossi, solo verso la metà della narrazione quando si leggono i libri della contemporanea Jane Austen.

Fantastici i due protagonisti: una Annabelle anticonformista, ma in modo originale e non proprio anacronistico, e un Daniel, che è quel che si definisce un cavaliere in splendente armatura.

Ottimo ritmo narrativo. Alcuni elementi nella parte finale fanno pensare che l’autrice abbia in mente uno o più seguiti.

Il numero spropositato di refusi penalizza di una stella la valutazione.

Grazia Maria Francese, Arduhinus

Edizioni Esordienti Ebook

Alla fine del decimo secolo l’Italia è cosparsa di rovine. Bande di Saraceni, Ungari, Norreni l’hanno devastata e i discendenti di Carlo Magno si sono dimostrati deboli, incapaci di respingerne le scorrerie. La popolazione per sopravvivere è costretta a rifugiarsi in bastide e castelli, sotto la protezione dei signori feudali.

La situazione di disordine del Regno Italico ha attirato le mire dei sovrani Sassoni, che si sono impadroniti del titolo imperiale. Quando i Sacri Romani Imperatori calano verso Roma per farsi incoronare dal Papa, i loro eserciti si lasciano dietro una scia di saccheggi e soprusi che colpiscono ugualmente contadini e abitanti delle città.

Molti tra i nobili, di origine longobarda o franca, tentano di ribellarsi a quella che sta diventando una dominazione straniera imposta con la forza e spesso sostenuta dai Pontefici romani. Tra loro manca, però, qualcuno capace di unire le forze di grandi feudatari e piccola nobiltà contro lo strapotere dei Sassoni, rivendicando la corona del Regno Italico.

A Plumbia, un castello sul fiume Ticino, nasce nel 955 il secondo figlio del conte Daido. Sul volgere dell’anno Mille, nelle cronache compare sempre più spesso il nome di quest’uomo: Arduhinus.

Un romanzo storico * * *

Quando ho comprato questo titolo, conoscevo già la Francese e quindi sapevo bene di non dovermi aspettare un romance storico. E tuttavia sono rimasta ugualmente un po’ delusa.

Infatti si tratta di una narrazione corale con molte decine di personaggi, in gran parte realmente esistiti, ma che la maggior parte di noi italiani conosce poco o addirittura per nulla. Arduino è tratteggiato come un uomo del medioevo soprattutto per quanto riguarda i rapporti con le donne. Ho l’impressione, invece, che la sua personalità sia stata un po’ idealizzata, come se l’autrice avesse voluto farne un esponente del Risorgimento italiano ante litteram. Operazione a cui la nostra letteratura è abituata.

L’insieme risulta un po’ pesante e non chiarissimo per la lettrice media. Tanto più sorprendente risulta, quindi, la conclusione, che modifica largamente la realtà storica e con un colpo d’ala solleva il tono e il livello del romanzo. Insomma, lo ammetto, alla fine mi sono perfino commossa.

Nicole Jordan, Un libertino da domare

Amori da leggenda, Volume IV

HarperCollins Italia

Inghilterra, 1817 – Venetia Stratham ha una missione: salvare sua sorella dalle attenzioni inappropriate di Quinn Wilde, Conte di Traherne e noto libertino. Caduta in disgrazia agli occhi della famiglia e del ton dopo avere abbandonato all’altare il fidanzato, che si era presentato in chiesa con i chiari segni di una notte di bagordi insieme a un’altra donna, Venetia è disposta a tutto pur di evitare a Ophelia una sorte simile alla sua. Anche a recarsi mascherata in un bordello per ottenere prove del comportamento licenzioso di Quinn. Peccato che si ritrovi invece coinvolta in un attentato alla vita del conte e, a causa di un terribile malinteso, subito dopo intrappolata in un matrimonio di facciata proprio con l’arrogante, sensuale e irresistibile Quinn. Così, ora ha una nuova missione: domare l’indomabile marito.

Niente di che * * *

Il romanzo rielabora il tema del libertino da domare, anche se Quinn non corrisponde proprio alla tipologia. Quindi mi pare si tratti piuttosto di una moglie da domare o meglio da sedurre e far innamorare.

Poco convincente il filone giallo.

Le recensioni de L’Artiglio Rosa (Maria Teresa Siciliano-Matesi)