Grazia Maria Francese si è fatta conoscere con il suo primo romanzo storico, “Roh Saelho – Sole Rosso”. L’abbiamo sorpresa mentre stava ultimando la revisione del suo prossimo lavoro e l’abbiamo intervistata.
Benvenuta, Maria Grazia. Scrivere cosa rappresenta per te?
Grazie, Babette. Sono felice di essere qui. Scrivere non lo considero un lavoro ma un piacere. Un bellissimo gioco, impegnativo, intrigante, che pone di fronte a sempre nuove sfide. Scrivo romanzi storici e la cosa che più mi affascina è ricostruire il passato: estrarlo dalla polvere dei musei, dalle pagine di tomi ingialliti per ridargli vita e colore.
Hai un autore al quale ti ispiri?
Temo di essere un po’ antiquata, perché i miei autori di riferimento sono i classici: Stevenson, Conrad, Dumas, Kipling, Bulgakov, Tolkien, soprattutto Daphne du Maurier. “La casa sull’estuario” mi ha ispirata più di qualsiasi altro libro. Il protagonista, sotto l’effetto dell’intruglio propinatogli da un amico scienziato, si trova ad assistere di persona a una vicenda che si è svolta nel XIV secolo nella casa in cui vive. Non faccio uso di droghe, ma se per caso avessi tra le mani quell’intruglio… beh, non so se riuscirei a resistere. Abito anch’io in una casa antica, piena di ricordi, e credo fermamente nell’esistenza degli spiriti del luogo.
Presenta il tuo primo romanzo.
Roh Saehlo – Sole Rosso, pubblicato a gennaio 2015 dalla casa editrice Soldiershop, è ambientato in Italia nel sesto secolo. Il primo abbozzo l’ho scritto addirittura trent’anni fa. L’ho rifatto un’infinità di volte fino alla versione che mi sono decisa a pubblicare, e un po’ mi spiace di averlo fatto: avrei voluto lavorarci ancora. È la storia di una donna che vive il primo tumultuoso periodo del regno longobardo in Italia. C’è un po’ di tutto: vicende storiche, battaglie, avventure, ma soprattutto è una storia d’amore.
E il prossimo? So che sei in dirittura d’arrivo.
Il prossimo, inteso come romanzo di prossima pubblicazione (uscirà entro fine anno con la casa editrice EEE) s’intitola L’uomo dei corvi. È una conseguenza di Roh Saehlo. La principale fonte storica del periodo è la Historia Langobardorum di Paolo Diacono. L’ho studiata in tutte le traduzioni italiane esistenti e anche in latino, provando grande ammirazione ma nello stesso tempo una gran rabbia. Paolo Diacono era monaco benedettino, perciò riportava le saghe dei Longobardi dal suo punto di vista. “L’uomo dei corvi” è il tentativo di ricondurle alla loro misteriosa realtà pagana, così come le racconta un “uomo della memoria”, personaggio a metà tra il cantastorie e lo stregone.
Se ho ben capito, sono le fonti storiche a fornirti l’ispirazione di cui hai bisogno per cominciare a scrivere.
Esattamente. L’ispirazione nel mio caso viene proprio dalla lettura delle fonti storiche. A un certo punto qualche cosa cristallizza e mi domando: sì, ma come sarà andata davvero? C’è scritto che il re è morto avvelenato: chi l’avrà fatto, come, perché? E così comincia…
Che cosa usi per scrivere? Penna d’oca, o PC?
(ride) La tastiera del fedele Mini Mac mi aspetta ogni sera sulla scrivania della camera da letto, dopo una lunga giornata di lavoro. Se mi viene voglia di scrivere, so quando comincio ma non quando finisco… a volte guardo l’orologio e sono le 3 di mattina.
Ti sei costruita un metodo di lavoro, o vai all’avventura, lancia in resta?
Purtroppo temo di non avere alcun metodo: seguo l’ispirazione del momento. Ad esempio, non avevo affatto intenzione di scrivere “L’uomo dei corvi”. Avevo già iniziato il seguito di “Roh Saehlo”, ma Paolo Diacono s’è messo di mezzo. Ho piantato lì uno dei personaggi principali, impantanato in una palude dalle parti di Ravenna e mi sono trasferita a Cividale. Poveraccio, sono sei mesi che si trova lì… dovrò decidermi a ripescarlo. Dopo la prima stesura, viene la fase del limare e misurare, ma questa è una conseguenza. L’ispirazione è irrefrenabile. Se non c’è, non accendo nemmeno il computer.
Come riesci (se ci riesci) a tenere separate vita “normale” e vita “da scrittrice”?
Non ci provo neanche a tenerle separate! Vita quotidiana e letteratura sono due facce della stessa medaglia. Se non ci fossero le vicende reali della vita non avrei niente da scrivere. E senza la fantasia che mi fa scrivere, la mia vita sarebbe molto più piatta. Devo dire che per essere una sessantenne ho una vita abbastanza avventurosa.
Se ti fa piacere, perché non mandi un saluto alle Ewwe?
Volentieri! Un caro saluto a tutte le EWWE! Sono proprio contenta che al mondo esistano altre persone ancora capaci, come me, di perdere la testa per i libri.
OoO
Grazia Maria Francese dice di sé…
Sono nata a Novara il 30 luglio 1955. Sono laureata in Medicina ed esercito la professione di medico di medicina generale dal 1983.
Interessi personali: storia dell’alto Medioevo, storia e cultura giapponese.
Dal 1995 presiedo un’Associazione che si occupa di discipline orientali. Parlo e scrivo giapponese discretamente (livello 2 del Japanese Proficiency Test). Ho effettato traduzioni in italiano di alcuni testi classici del Buddismo giapponese.
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