Ce ne so de piatti che te mandano in crisi… e poi scopri che so facili!
La frittura di pesce, specialmente quella di sarde o triglie, è tra questi.
Un paio di giorni fa Suocero ha dato a Marito questi pescetti. Dato che erano freschi, appena presi, il minimo che potevamo fare era omaggiarli in mezzo secondo.
Quindi.

Andate dal pesciarolo e fatevi pulire delle sarde. Se volete farlo voi, sappiate che “in teoria” basta tirare via la testa e vi portate dietro pure le interiora. In pratica, io ho sempre tagliato la pancia, estratto quello che dovevo e poi dato un taglio netto per togliere la testa. Che a me, gli occhi tutti bianchi me fanno senso.
Sciacquate per bene sotto acqua corrente, quindi asciugate con carta assorbente.

Nel frattempo, mettete a scaldare in una padella capiente un litro di olio di arachidi (di semi ha un punto di fumo più basso, per friggere non va bene. Di oliva manco ve lo dico, ché un piatto de frittura altrimenti ve costa un rene e mezzo, e possiamo evitare). Più l’olio è abbondante, migliore sarà la frittura, che risulterà omogenea e non rischierà di essere pesante. Il fuoco non deve essere messo al massimo, ma dolce, altrimenti non friggete, bruciate.

Mettiamo in una ciotola della farina 0. Ora, le scuole di pensiero sono molte, e si può fare pure con la semola rimacinata (pare che la frittura venga più croccante, ma io devo ancora provare). Tuffiamo nella farina le sarde, avendo cura di coprirle in ogni loro parte, e una volta che l’olio sarà ben caldo (basta fare la prova con un pezzetto di pesce, pure un pezzo di coda: se sfrigola venendo subito su l’olio è pronto), mettiamocele dentro. Basteranno un paio di minuti per lato, il tempo che diventino dorate.
Scoliamo, poniamo su carta assorbente e poi nei piatti (io metto anche lì lo scottex, in modo che assorba anche l’olio rimanente).
E niente, spruzziamo di limone.
Il sale? In tutta onestà non serve, so bone così!

I romanzi di Federica D’Ascani li trovate QUI