Paola Gianinetto, autrice di numerosi romance apprezzati dal pubblico, si presta come reporter d’eccezione per un evento particolare: l’incontro organizzato dalla Casa Editrice (digitale – femminile) Emma Books nel corso dell’evento BookCity Milano 2017.

Sarà che come scrittrice sono nata quasi insieme a Emma, quel giorno di circa sei anni fa, ma a ogni evento organizzato dalla mia casa editrice mi sento piena di orgoglio, un po’ come se l’avessi fatto io. Il che non è vero, naturalmente. La mamma di Emma Books è Maria Paola Romeo, io sono solo una delle figlie primogenite che insieme a lei ci hanno creduto e come lei oggi guardano la sala piena, in questa location da sogno che Bookcity ci ha concesso, e tra sé e sé pensano “siamo arrivate fin qui”.

E qui noi autrici Emma ci sentiamo a casa, al punto che non abbiamo bisogno di essere protagoniste, ci sta più che bene che lo siano le nostri ospiti. Ospiti illustri e gradite, alle quali noi ci limitiamo a fare qualche cortese e rispettosa domanda, in questa tavola rotonda dal titolo “La narrativa al femminile: stati generali”. Lo so, suona altisonante, ma ci piace prenderci un po’ in giro.

Ospiti in casa Emma oggi sono, rigorosamente in ordine alfabetico, Ricciarda Barbieri di Feltrinelli, Patricia Chendi di Sonzogno, Chiara Ferrari di TEA Tre60 e Valentina Rossi, di Sperling & Kupfer.

Ora vi racconterò e mi scuso se sarò frettolosa o imprecisa, ma il mio intento, più che di riferirvi gli interventi parola per parola, è quello di trasmettervi l’atmosfera che si respira qui a Villa Necchi Campiglio.

Guidate dalla sapiente mano di Maria Paola Romeo, la padrona di casa, le autrici presenti gentilmente domandano, espongono i loro dubbi e i loro quesiti, perché mica capita tutti i giorni che ti diano in pasto… voglio dire, che ti diano l’opportunità di confrontarti con coloro che hanno in mano le sorti di tanti romanzi, di tanti autori, di tanti sogni e speranze.

La prima a parlare è Barbara Solinas, che chiede alle signore editor se secondo loro è vero che gli uomini possono scrivere di tutto e le donne no. Be’, che c’è? È una prima domanda leggera e poco impegnativa, tanto per metterle a loro agio. E loro rispondono di no, che tutti possono scrivere tutto, e Valentina Rossi suggerisce che forse, alcune volte, siamo noi donne ad autoghettizzarci un po’. Patricia Chendi afferma invece che ci sono libri che scrivono le donne per le donne, libri che trattano temi che però sono di grande interesse anche per i maschi. E meno male.

È la volta di Adele Vieri Castellano, che si domanda se non è possibile che esistano dei sentimenti, o magari dei modi di raccontarli, che disturbano certi “intellettuali”. Chissà perché, Ricciarda Barbieri si sente chiamata in causa e risponde che la politica della sua casa editrice è quella di non etichettare, infatti hanno un’unica collana che comprende tutta la narrativa di intrattenimento, I Narratori. Chiara Ferrari sottolinea che molto dipende dalla linea editoriale, poi interviene di nuovo Ricciarda che afferma che nell’indirizzare i gusti del pubblico i blogger hanno un potere enorme, possono fare la differenza con il passaparola in quanto molto più “liberi” della stampa. Sacrosanto, a mio parere.

Dopodiché, Silvia Ami chiede alle editor se sono solite “guidare” l’autore verso un genere o verso l’altro, in base alle loro esigenze editoriali. Valentina risponde che lei non ha mai tentato di stravolgere il genere di un romanzo, ma a volte la storia sì, mentre Patricia ci racconta che le è capitato di suggerire a un autore che le ha proposto un manoscritto che il suo personaggio poteva essere un ottimo investigatore. Così lui ha scritto un giallo di grande successo e l’ha pubblicato con un altro editore. Il che significa che se qualcuno tra voi ha il dente avvelenato con la categoria degli editori può consolarsi almeno un po’: a volte pure loro se la prendono in quel posto.

È il turno di Roberta Marasco, che vorrebbe sapere che cosa cercano, secondo loro, le lettrici. La letteratura femminile deve rassicurare o sorprendere? Ricciarda risponde “tutte e due le cose” e noi ci aspettavamo anche questo: gli editori non sono mai contenti, giusto? Non gli basta mai. Aggiunge poi che i libri che funzionano sono quelli che creano un universo narrativo credibile e il cosiddetto “feel good” è senza dubbio importante, ma anche un giallo può essere rassicurante perché alla fine il male viene sconfitto.

Monica Lombardi, invece, si chiede se, come tante altre realtà imprenditoriali, le case editrici facciano indagini di mercato per conoscere il loro pubblico. La risposta a questa domanda ci conferma una realtà di cui purtroppo chi scrive è ben consapevole: le case editrici non hanno soldi, figuriamoci se possono investire in indagini di mercato. Il feedback lo danno i lettori, il grande segreto non esiste e, se esistesse, vorrebbero tanto saperlo tutti. Anche noi, mi sa.

La Barbieri risponde anche alla domanda di Emily Pigozzi: quali sono i generi letterari “che vanno”? Non lo sa (ovviamente) ma cita il famoso e onnipresente “romanzo che rovescia le regole”. E Patricia Chendi, a questo punto, fa un’osservazione davanti alla quale ho visto parecchie autrici in sala annuire: “il genere rosa deve avere dei cliché, perché il lettore è rassicurato dal ripetere”. Mi viene in mente mia figlia, che quando aveva tre anni mi obbligava e vedere e rivedere Alla ricerca di Nemo centinaia di volte. Alla fine, a quanto pare, rimaniamo sempre un po’ bambini: i bambini adorano le fiabe e anche tanti adulti continuano ad amarle…

Così torniamo al “rosa”, quello con la R maiuscola, quello che adesso si chiama “romance” ma alla fine è sempre quella roba lì: una splendida fiaba rassicurante che fa stare bene adulti che sono rimasti un po’ bambini, ma con dei desideri da adulti. Il problema è che quando sei bambina se ami le fiabe nessuno ti dice niente, quando sei grande è un po’ diverso. Allora sparo la mia domanda.

 “Visto che il rosa è il genere che in assoluto vende di più – e non mi stupisce affatto perché le lettrici di rosa sono tantissime e divorano una quantità incredibile di libri all’anno a differenza della maggioranza degli altri italiani – perché tanti editori tradizionali non vogliono pubblicare romance? Non sarà che leggere e dunque pubblicare e vendere rosa è ancora, nonostante tutto, considerato in qualche modo squalificante da molti editori e librai?”

La risposta è unanime. Non esistono pregiudizi, per carità, solo logiche di mercato. La colpa è degli ebook e del prezzo basso dei romanzi rosa: le lettrici di romance un libro a 16 o 17 euro in libreria non se lo comprano, quindi gli editori non lo pubblicano. Non fa una piega.

Ma poi Maria Paola prende la parola e così, en passant, ricorda alle signore editor che After è un rosa. E io vorrei tanto, ve lo giuro, proprio tanto, riprendere il microfono e chiedere chi, secondo loro, crea i casi letterari. Chi fa sì che i lettori comprino un libro piuttosto che un altro, qualunque sia il suo prezzo. Ma me ne sto zitta e buona perché in fondo non hanno mentito, casomai omesso. Perché sono state gentili e disponibili e anche perché, diciamocelo, nessuno di noi si aspettava davvero di avere delle Risposte con la R maiuscola.

L’incontro finisce e io penso a Viviana Giorgi, una collega e amica che ha avuto una sfortuna maledetta e che oggi è qui con noi, seduta proprio dietro di me, pronta a rimettersi in gioco, insieme. E subito dopo arriva una ragazza che mi chiede se mi ricordo di lei. Certo che me la ricordo, l’ho incontrata a settembre a Matera al Women’s Fiction Festival, quando mi ha parlato del romance storico che era lì per presentare, un po’ sperduta, come siamo tutti all’inizio. Oggi mi dice che il mio consiglio ha funzionato: pubblicherà il suo libro e gli occhi, ve lo giuro, le brillano di gioia mentre mi abbraccia.

Ora, non mi interessa fare un’ode ai buoni sentimenti, non sono Pollyanna e come qualunque altro scrittore vorrei che i miei libri vendessero milioni di copie, che ve lo dico a fare. Ma oggi, in mezzo alle colleghe autrici, alle amiche blogger che ci seguono ovunque ce ne andiamo e a tante altre persone che erano lì per godersi quel  momento insieme a noi, mi sono detta che, alla fin fine, non me ne frega poi così tanto di avere quelle famose risposte.

Presentata a Matera il 29 settembre 2011, nella giornata inaugurale dell’ottava edizione del Women’s Fiction Festival, Emma Books è una sigla editoriale esclusivamente in digitale che pubblica romanzi e racconti inediti di autrici conosciute al grande pubblico ed esordienti di alta qualità, riproposte di titoli fuori catalogo, classici della letteratura femminile, italiani e inglesi, in lingua originale o tradotti, e si prepara a esplorare il campo della saggistica, della non fiction e della varia.

I romanzi di Paola Gianinetto