Cercando di tornare alla vita usciamo dal Museo, e dopo un ristoratore panino al pastrami mangiato nel parco lì vicino, ci dirigiamo a visitare uno dei più moderni grattacieli del ventunesimo secolo, la Freedom Tower.
Lasciatemi fare una piccola digressione alimentare, dopo, giuro, torno a stressarvi parlandovi di architettura. Devo cantarvi le lodi del pastrami. È giunto il momento di confessare la mia debolezza più grande. Sono una divoratrice ossessiva di programmi di cucina. Guardo tutto quello che passa in televisione, dai tanti food talent ai documentari sulle cucine etniche. Una delle mie trasmissioni televisive preferite, decisamente trash, è Man Versus Food, epopea semi seria condotta da Adam Richman, newyorkese doc. È grazie a lui che ho potuto stupire marito e parenti vari sfoggiando la mia conoscenza del pastrami, un nettare degli Dei sbarcato in America a seguito degli immigrati polacchi e rumeni. Prendete un bel pezzo di carne di manzo, la lasciate a marinare in una salamoia speziata, poi la essiccate, la condite con mille erbette, la affumicate e, non contenti, la cuocete pure al vapore. Quello che vi rimarrà in mano è un sugoso pezzo di paradiso, morbidissimo e delizioso, che gli americani servono affettato dentro due fette di pane bianco o di segala, accompagnato dai tipici cetrioli sottaceto profumati all’aneto. Volete farvi un favore? Fate un salto a mangiarlo da Katz’s Delicatessen, come abbiamo fatto noi prima di partire. Non ve ne pentirete!
Tornando seria, vi porto a scoprire le meraviglie di New York dall’alto, facendovi arrampicare, assieme a noi, sulla Freedom Tower, ossia il One World Trade Center. È il grattacielo più alto di New York, e con i suoi 1776 piedi ricorda la data della Dichiarazione d’Indipendenza americana. Da terra è imponente e bellissimo, tutto vetrate e luminoso, ed è visibile da ogni angolo mentre mi avvicino all’ingresso. È di una semplicità disarmante e, per questo, spettacolare. Con un ascensore progettato dai demoni dell’inferno (ne sono certa) che in trenta secondi mi spara in cima al grattacielo, sono arrivata all’osservatorio ospitato ai piani dal 100 al 102. E lì ho potuto godere di una vista a 360 gradi sulla città, sul New Jersey, sull’Hudson, sui ponti, sulle strade, sui giardini. New York intera giace ai miei piedi. C’è una sensazione di potenza immensa nel trovarsi così in alto e poter osservare gli edifici quasi a volo d’uccello. Mi rendo conto di quanto studio e fatica si faccia per creare, e mantenere viva, una città come questa, cuore pulsante dell’America. Da questo punto privilegiato sono testimone della grandezza dell’America, i cui grattacieli sembrano parlarmi. Giganti d’acciaio e cemento, che cantano un inno alla vita e ci ricordano che sono nati in questa bellissima nazione, a Chicago per l’esattezza, ormai 150 anni fa.
La visita al WTC è terminata, e torniamo in albergo carichi di emozioni, fardello insostituibile e preziosissimo, che, spero accompagni noi adulti e i bambini per lungo tempo.
Le immagini, se non diversamente specificato, sono di proprietà di Chiara Vitali e non possono essere utilizzate senza l’autorizzazione della suddetta.
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