Il sabato è la giornata di chi legge. Da tutte le parti, arrivano segnalazioni di libri consigliati, ma anche qualche stroncatura di libri che non sono piaciuti.
Vediamo un po’ che cosa è arrivato in Redazione.

Grazia Maria Francese (QUI i suoi libri) ci invia un consiglio entusiasta: Ho appena finito di leggere “Harp of Burma”, novella per ragazzi di Michio Takeyama da cui fu tratto il film “L’arpa birmana” (1956). L’ho letto nella traduzione fatta dalla Tuttle Puclishing in collaborazione con l’UNESCO. Esisteva anche un’edizione italiana, ormai introvabile, ma la traduzione è fatta molto bene: riesce a leggerlo con facilità chiunque abbia un minimo di conoscenza dell’inglese.
Benché datato e troppo didascalico, regala qualche pagina straordinaria. Ne valeva la pena.

Vincitore del prestigioso premio Mainichi Shuppan Bunkasho e soggetto di un acclamato film di Ichikawa Kon, Harp of Burma ritrae una compagnia di truppe giapponesi che stanno perdendo una disperata campagna contro le forze britanniche nelle giungle tropicali della Birmania. I giovani soldati scoprono che le prove della guerra vanno ben oltre la semplice opposizione al nemico. Il clima e il terreno alieni, lo strano comportamento degli stranieri, la lotta costante per superare la nostalgia e la nostalgia, e le emozioni suscitate dall’insensatezza della guerra: tutte queste forze, nuove e sconcertanti per i soldati, contribuiscono alla loro angoscia e disorientamento.

Fernanda Romani (QUI i suoi libri) consiglia “Assassinio a Villa Borghese”, di Walter Veltroni: Questo è uno dei libri che trovo negli scaffali di Marito (evidentemente i miei 120 cartacei ancora da leggere non mi bastano ).
Si tratta del primo dei gialli sul commissario Buonvino, quindi ci vengono presentati il protagonista e la sua squadra.
Buonvino è un uomo di mezza età che non ha fatto carriera per un errore commesso quando era agli inizi. Vive da solo (sua moglie lo ha lasciato perché lo considera un fallito), parla con il poster del suo attore preferito, si definisce bello e assicura che tutte le agenti della Questura possono testimoniare che non ha problemi con le donne.
Quando viene istituito il Commissariato di Villa Borghese, viene affidato a lui quasi per burla, vista la disistima che lo circonda. Per di più gli viene assegnata una squadra di rimasugli, più o meno reietti come lui.
L’idea non è nuova, ma Veltroni la affronta con un’ironia che rende la narrazione molto piacevole. Il romanzo scorre bene, è avvincente. Appare un po’ sopra le righe il fatto che tutti i suoi agenti siano dei “casi umani”.
Spiazza il lettore la scelta di abbinare il registro ironico a un’indagine su un crimine efferato come l’omicidio di un bambino, che viene decapitato e tagliato a pezzi. Delitto seguito da altre decapitazioni.
Comunque, la soluzione del caso è plausibile e il romanzo si fa apprezzare. Si nota la presenza di personaggi misteriosi e inquietanti che non hanno nulla a che fare con le indagini e quindi si suppone che facciano parte di una trama orizzontale che verrà svelata a poco a poco negli altri volumi.

Villa Borghese – un enorme parco nel centro di Roma, grande più della Città del Vaticano e poco meno del principato di Monaco – è un luogo meraviglioso. Ci sono musei, teatri, la Casa del Cinema, ludoteche, chiese. E poi le mille piante, i corsi d’acqua e le tante specie animali ospitate al Bioparco. Un’isola di verde incantevole. Affascinante, colta, misteriosa. Il sindaco, malato d’amore per la Villa, muovendo mari e monti riesce a far aprire un commissariato al suo interno. Per la gestione del nuovo ufficio, i vertici della polizia decidono di radunare un gruppo di soggetti che altrove non hanno certo brillato. Come i magnifici sette, ma al contrario. A guidarli viene chiamato Giovanni Buonvino, ispettore superiore che, quindici anni prima, è stato condannato alle retrovie da un bruciante errore. «Occhio ai palloni Super Santos» ironizzano i colleghi, «possono contenere esplosivo.» Pochi giorni dopo l’inaugurazione del commissariato, però, il pacifico tran tran viene interrotto dalla scoperta di un cadavere orrendamente straziato. Da quel momento a Villa Borghese – insanguinata da una lunga scia di morte – nulla sarà più lo stesso.