Yali Ou Ametistha ha qualcosa da dire, anzi, da gridare a tutte le donne. Vogliamo ascoltarla?
In questi giorni sto ospitando i miei genitori e per l’occasione ho rispolverato un oggetto che in casa mia non avrebbe altrimenti alcuna ragione di esistere: la TV. Fra le varie trasmissioni/contenitore e trasmissioni/bidone della spazzatura, non mancano secchiate di pubblicità. Ravanando fra tutti i messaggi commerciali con cui bombardano gli occhi anestetizzati degli spettatori, ce n’è uno che mi ha colpita moltissimo (in maniera negativa): la “reclame” di una nota marca di biancheria intima in cui una magrissima ma al contempo procacissima modella umidiccia, si contorceva e guizzava di qua e di là che nemmeno un’anguilla che a Napoli cerchi di scappare dal cenone.
In un attimo mi si è accesa la lampadina della poleminchia. Insomma, un prodotto femminile, principalmente acquistato dalle donne, è reclamizzato come se dovesse essere destinato a un pubblico maschile. Scusatemi signore, non so voi, ma io non mi arrapo a vedere una che si dimena con le grazie al vento. Non mi sento super sexy immaginandomi come lei indossare lo stesso striminzito completino anzi, so già che QUELLO non lo comprerò mai, quindi perché mai tentano di vendermi un completo intimo in questo modo?
Io non sono un uomo, sono una donna normale, non sono una fotognoccamodella! Possono, per favore, invogliare ME a comprare quel prodotto, piuttosto che far arrapare il mio fidanzato per la signorina-anguilla? Perché lui guarda la tv, poi guarda me e poi piange.
Questa sarebbe rimasta la solita polemica su pubblicità e mercificazione di corpo e anima delle donne, se non avessi deciso di esprimere il mio dissenso con un post sul mio profilo personale di Facebook. Ci sono rimasta di sasso. Il succo dei tanti commenti e delle discussioni che ne sono scaturiti è stato questo: “Sono anni che la donna viene (AB)-usata per pubblicizzare addirittura i prodotti destinati proprio a lei, è normale…”.
Santa Cleopatra gravida di scimmie! Cosa vuol dire “è normale”?
Ma come? Fino a ieri tutte a bruciare reggiseni inneggiando al grido di “L’utero è mio e me lo gestisco io!”; virago inferocite contro il Fertility Day; tutte unite contro la violenza sulle donne, contro la discriminazione fisica, la pressione e il mobbing che subiamo continuamente, insomma, “contro” da anni, in lotta da anni, e poi? E poi ci arrendiamo davanti a un reggiseno che regala due taglie!
Mi aspettavo un po’ di indignazione in più, mi aspettavo di leggere lo sfogo di chi è stufa marcia di sentirsi in dovere di essere felice perché hanno inventato un nuovo panno per spolverare. Stanca e stufa come me di sentirsi in colpa perché se mio nipote entra in casa con le scarpe sporche di fango io non gli sorrido, non gli preparo la merenda, io gli lancio dietro secchio e mocio piuttosto! Confidavo in una rivolta tutta rosa delle donne che stimo, che nella mia testa immaginavo disgustate mentre guardano le pubblicità di queste fantomatiche casalinghe tutt’altro che disperate, vestite di beige, grigio pirla e mestizia. Volevo leggere l’insofferenza per quei mulini bianchi troppo bianchi, popolati di inverosimili donnine anni ’50 che alle 7 di mattina sono felici come se avessero usato lo zucchero a velo delle brioches per farsi una dose. Stupidamente mi auguravo che venissero fuori tutte, come lumache dopo la pioggia, infuriate per quelle pubblicità assurde in cui vogliono far credere agli uomini che a trent’anni ci pisciamo addosso e puzziamo come clochard contaminando con l’olezzo di urina gli ascensori di mezzo mondo.
E invece no: ho letto rassegnazione e accettazione, sentendomi un po’ stupida perché, nonostante lavori con la moda e il marketing, non capisco come sia possibile che ancora oggi, nel 2016, per farmi comprare un reggiseno e un paio di mutande mi debbano umiliare con una super modella strafiga… Ma soprattutto, solo io penso che lo stesso modello su di lei in TV e su una donna normale in camera da letto provochi un gap catastrofico di promesse e illusioni disattese?
OoO
Yalu Ou Ametistha è la geniale “anima” di Steam Butterfly
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