Padiglione 8. Gli irrecuperabili. Pericolosi per sé e per gli altri.
Dopo Se la città dorme un nuovo caso per Luce Giordano e la sua squadra.

Un cadavere straziato.
Uno spettacolo teatrale di ex pazienti psichiatrici.
Un cold case archiviato in tutta fretta.
Santa Maria della Pietà, ex manicomio provinciale. Un luogo apparentemente idilliaco ma che trasuda angoscia e sofferenza a cominciare dagli inquietanti murales che incombono dai padiglioni dismessi e abbandonati.
I bambini di allora oggi sono adulti segnati dalla sofferenza e dalle ferite che gli sono state inflitte. Ferite che hanno lasciato un’impronta indelebile.
Toccherà a Luce Giordano intrecciare i fili di trama e ordito per ridisegnare uno scenario doloroso e lacerante, lottando ancora una volta contro pregiudizi e luoghi comuni, per ristabilire finalmente la verità.
Riuscirà a farlo prima che per la sua amica Carlotta sia troppo tardi?


Titolo: Padiglione 8 – bambini interrotti.
Autrici: Elisabetta Flumeri & Gabriella Giacometti.
Genere: Giallo.
Serie: Fiat Lux, volume II.
Editore: self-publishing.
Prezzo: euro 3,99 (eBook); euro 11,44 (copertina flessibile).
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Padiglione 8 – Bambini interrotti è un giallo che non si limita a intrecciare indagini e colpi di scena, ma scava in profondità nell’animo umano, esplorando le cicatrici lasciate da un passato doloroso e il peso di un presente che si fa sempre più oscuro. Il romanzo è un’incursione potente e emozionante nel cuore di un mistero che sfida le convenzioni, mettendo in discussione le nozioni di giustizia, verità e redenzione.

Luce Giordano, la protagonista, è una figura complessa, a tratti tormentata, che porta con sé un passato di sofferenza e una lotta costante contro i pregiudizi. Donna trans, si trova spesso a dover affrontare il peso della propria identità, sia nel mondo che la circonda, sia nei suoi rapporti personali. Il suo viaggio, non solo professionale ma anche interiore, è il filo conduttore di questa nuova indagine, che la porta ad affrontare un caso di omicidio nel contesto inquietante di un ex manicomio. Ma la vera forza del libro non risiede solo nel caso da risolvere, ma nell’intreccio fra le difficoltà personali della protagonista e la sua lotta quotidiana per farsi accettare, per superare le barriere emotive e professionali che ancora oggi la separano dal mondo che la circonda.

Nel romanzo, Luce deve confrontarsi con una serie di eventi dolorosi: un cadavere straziato, una storia di sofferenza legata al passato di un ex manicomio, e un cold case che è stato archiviato troppo frettolosamente. Le ombre del passato, incarnate da persone segnate dall’istituzione psichiatrica, tornano a minacciare il presente, portando con sé un carico di angoscia e tormento che Luce, insieme alla sua squadra, dovrà cercare di decifrare.

Il romanzo dipinge un affresco di dolore e speranza, di resistenza e vulnerabilità, in cui la lotta di Luce Giordano per la verità si intreccia con quella della sua amica Carlotta, una figura che rischia di perdere tutto. La tensione emotiva è palpabile, con ogni capitolo che ci porta sempre più a contatto con i tormenti dei personaggi, mentre la protagonista si trova ad affrontare, non solo l’indagine, ma anche il rischio di perdere una delle amicizie più care.

Quello che colpisce di più in Padiglione 8 è la capacità delle autrici di affrontare temi complessi e delicati con un’umanità che non cerca mai facili soluzioni o scorciatoie. Il contesto dell’ex manicomio, con le sue stanze dimenticate e i suoi murales inquietanti, diventa una metafora della condizione umana, della sofferenza nascosta e della ricerca di redenzione. La stessa Luce, pur essendo una detective abile e determinata, non è immune alle cicatrici del suo passato, e la sua vulnerabilità si fa strada, tanto nei suoi confronti professionali quanto nelle sue relazioni personali.

Il romanzo non si limita a essere un giallo, ma si fa specchio di una realtà complessa, dove la ricerca della verità non è mai semplice e dove, troppo spesso, è necessario affrontare il proprio dolore per poter trovare una strada verso la guarigione. In questo, Padiglione 8 risulta un’opera profondamente introspettiva, che sfida le nostre percezioni e invita alla riflessione sulle ferite invisibili che molti di noi portano con sé, mentre tentano di fare i conti con una società che spesso fa fatica ad accettarle.

Luce Giordano, nel suo percorso, ci ricorda che la verità non è mai monolitica, e che le sfumature di grigio sono spesso più numerose e dolorose di quanto vorremmo ammettere. Il mistero si svela poco a poco, ma ciò che resta, alla fine, non è solo la risoluzione del caso, ma un messaggio di resilienza e speranza, che porta con sé la consapevolezza che, nonostante tutto, la lotta per la verità e per l’amicizia è sempre una battaglia che vale la pena combattere.

In conclusione, siamo di fronte a un’opera che non mancherà di affascinare e commuovere chiunque sia in cerca di una lettura intensa e significativa.

QUI potete trovare SE LA CITTÀ DORME, il primo volume della serie.

Luce Giordano è una combattente. Non si arrende. Mai.
Anche se, per la scelta che ha fatto, il sostituto commissario della Omicidi ha pagato e paga ancora un prezzo altissimo.
Nel lavoro e negli affetti.
Ma non si è mai pentita ed è fiera di essere una poliziotta speciale e fuori dagli schemi, che si è conquistata sul campo la stima e il rispetto della squadra.
Però non immagina che sta per affrontare la sfida più difficile, che metterà a rischio non solo la sua vita ma tutto quello per cui ha combattuto. Nello scenario da fiaba gotica del quartiere Coppedè, tra le mura abbandonate di Forte Antenne e all’ombra della sagoma spettrale del Gazometro, agisce un efferato assassino, i cui delitti stringono Luce in una morsa sempre più asfissiante.
Solo lei può fermarlo, con l’aiuto della sua squadra di fedelissimi e il sostegno del nuovo capo della Omicidi, un uomo che rifiuta di cedere ai pregiudizi e che combatte con le ombre di un passato che non riesce a seppellire.
È una corsa contro il tempo, su un terreno infido e mutevole, dove le certezze si trasformano in dubbi e viceversa.
Con la consapevolezza che chi ha ucciso sta per farlo ancora.