Quando Ernt Allbright torna dalla guerra del Vietnam è un uomo profondamente instabile. Dopo aver perso l’ennesimo posto di lavoro, prende una decisione impulsiva: trasferirsi con tutta la famiglia nella selvaggia Alaska, l’ultima frontiera americana, e cominciare una nuova vita. Sua figlia Leni, tredici anni, è nel pieno del tumulto adolescenziale: soffre per i continui litigi dei genitori e spera che questo cambiamento porti a tutti un futuro migliore. Mentre Cora, sua moglie, è pronta a fare qualsiasi cosa per l’uomo che ama, anche se questo vuol dire seguirlo in un’avventura sconosciuta. All’inizio l’Alaska sembra la risposta ai loro bisogni: in un remoto paesino, gli All­bright si uniscono a una comunità di uomini e donne estremamente temprati, fieri di essere autosufficienti in un territorio così ostile. Però quando l’inverno avanza e il buio invade ogni cosa, il fragile stato mentale di Ernt peggiora e il delicato equilibrio della famiglia comincia a vacillare. Ora, i tanto temuti pericoli esterni – il ghiaccio, la mancanza di provviste, gli orsi – sembrano nulla in confronto alle minacce che provengono dall’interno del loro nucleo famigliare. Chiusi in un rifugio angusto, ricoperto di neve e immerso in una notte che può durare fino a diciotto ore, Leni e sua madre devono affrontare una cruda verità: sono sole. In quel luogo feroce, ai confini del mondo, non c’è nessuno che possa salvarle.

Titolo: Il lungo inverno.
Autrice: Kristin Hannah.
Genere: Narrativa contemporanea.
Editore: Mondadori.
Prezzo: euro 9,99 (eBook); euro 19,00 (cartaceo).
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Ernt, reduce dal Vietnam, eredita una casa in Alaska e porta con sé moglie e figlia quattordicenne, sperando di trovare finalmente un posto in quel mondo in cui non si riconosce più. La sindrome da stress post traumatico, che negli anni 70 non era curata a dovere, e l’alcolismo lo portano ad essere sempre più violento e paranoico. L’inverno artico non aiuta, con il buio che non ha fine e condizioni estreme.
Cora e la figlia Leni si adattano meglio del capofamiglia alla nuova vita, ma la convivenza con un uomo malato è sempre più difficile.
L’ho finito ieri e lo sto ancora digerendo. È una storia dura, talvolta triste, difficile e dolorosa, ma sono contenta di essere arrivata alla fine. Se avessi immaginato l’evolversi della trama forse non l’avrei nemmeno aperto, ma ne è valsa la pena.