Com’è andato il Cenone di Capodanno?
Avete fatto follie?
No? Allora consolatevi con la seconda puntata del racconto di Macrina Mirti.
Sì? Allora festeggiate di nuovo con la seconda puntata del racconto di Macrina Mirti.

Cosa succederà nella stanza di Sara? Il linguaggio e la situazione sono adatti a un pubblico adulto. Lo so che siete “grandi”, ma ricordarlo non guasta.

– È la porta
accanto – gli dico, ma lui non si muove. Rimane sull’uscio, a contemplare me e
il membro di lattice. Alla fine si decide: entra in camera e si chiude la porta
alle spalle.
– Non lo
sapevo, Sara. Non potevo nemmeno immaginarlo – dice avvicinandosi con aria
rapace.
– Che cosa?-
domando cercando di nascondere il membro fasullo. Sono tanto imbarazzata che
non esiterei a lanciarmi giù dalla finestra pur di rimediare a questa
situazione del cavolo.
– Ti ho
sempre giudicato una donna fredda- sussurra. È così vicino che sento il suo
alito caldo carezzarmi la fronte e i capelli.
– È stata
Giulia – tento di giustificarmi.
– È vero. È
stata lei. Ho accettato di accompagnarla solo per farti dispetto. Credevo che
tu mi prendessi in giro. Che avessi un uomo. Non sapevo che fossi dedita ai
piaceri solitari.
– Io,
veramente…
– Come fai?-
domanda.
– Che cosa?
– È da una
vita che mi chiedo come le donne usino questi affari.
– Davvero? Ti
interessa?
– Moltissimo!-
sussurra con la voce resa roca dall’eccitazione. Mi si appoggia addosso e io
sento sulla coscia la sua erezione.
– Cosa
vorresti fare?- domando. Ho le gambe che mi tremano e anche la mia voce è
diventata roca. Non so da dove mi venga il coraggio di rispondergli a tono.
– Io ti
vorrei scopare, Sara. È da una vita che desidero leccarti tutta – gorgoglia
infilandomi la punta della lingua in un orecchio.
Perché non me lo hai mai detto prima, brutto idiota?, penso tra me, mentre un lungo
brivido di eccitazione mi percorre dalla cima dei capelli alla punta dei piedi.
Volto il viso
dalla sua parte e mi ritrovo labbra contro labbra. Lui inumidisce le mie con la
lingua, poi penetra nella fessura tra i denti ed entra in bocca a esplorarmi il
palato. La mia lingua si fa incontro alla sua e si lascia accarezzare. Mentre
mi bacia, Guido mi spinge sul letto e mi si incolla addosso. Mi infila la mano
sotto l’orlo della gonna e inizia a massaggiarmi le cosce. Sono scossa da un
tremito di passione. Alla faccia di Giulia e del suo membro di lattice! E dire
che indosso casti slip di cotone! Non avrei mai pensato che questa potesse
essere l’occasione adatta per i miei tanga da competizione. Ci stacchiamo
ansanti e rimaniamo in silenzio, occhi negli occhi. Mi piace il modo in cui mi
contempla, come se volesse esplorare ogni centimetro della mia pelle.
– Cosa vuoi
fare?- domando ancora.
– Stare con
te – risponde. Si slaccia i pantaloni e se li tira giù con un movimento rapido.
Oh mamma! Non credevo che fosse così dotato! Sono in deliquio.
Purtroppo,
però il destino mi è ancora avverso.
– Insomma,
Guido! Lo hai trovato, il bagno?- strilla Giulia dalla sala da pranzo. Poi
sento il rumore pesante dei tacchi che sbattono sul pavimento del corridoio.
– Guido! –
grida ancora bussando sulla porta del gabinetto.
Stretti l’uno
all’altro, incapaci persino di respirare, io e lui restiamo immobili, in attesa
della catastrofe prossima ventura.
– Sara, sai
dov’è Guido? – domanda mentre apre la porta, senza neppure preoccuparsi di
bussare.
Ci ha visti.
Non faccio
nemmeno in tempo a rispondere, che un urlo disumano scuote la casa.
– Puttana!-
strilla con tutto il fiato che ha in gola.
Odo il
tramestio che, poco alla volta, inizia ad agitare il parentado riunito nella
tavolata di Natale.
– Puttana!
Puttana! Puttana! – riecheggia ancora l’ululato, sordo e terribile come il
suono di una campana a martello.
Il rumore di
passi affrettati si avvicina, accompagnato da sussurri soffocati .
Guido cerca
di alzarsi in piedi, ma nella fretta inciampa nei pantaloni abbassati fino alle
caviglie.
Io, invece,
mi nascondo coprendomi la testa con il piumone.
Sento la voce
di mia madre chiedere cosa è stato. Poi gli strilli concitati di Giulia e della
zia Lavinia. All’improvviso, Guido solleva la coperta:- Io scappo, Sara – mi
dice. – Ti chiamo più tardi.
Riabbassa il
coltrone e io mi riaccuccio sotto le coperte, aspettando che la tempesta si
plachi.
Sento
qualcuno (Giulia, chi altri?) avventarsi sul mio letto al grido di: – Sei una
stronza! – mentre mia madre tenta di trattenerla. Esco dal mio riparo, agguanto
il fallo di lattice e glielo scaglio contro.

Riprenditelo! – urlo. – A me non serve! Ne ho uno vero!
Nel
parapiglia che segue, mia madre mi chiude a chiave nella camera, mentre
trascina via Giulia, zia Lavinia e il resto della truppa. Sento la sua voce
calma e autorevole levarsi sopra quelle isteriche delle altre. Poi rumore di
passi e la porta di casa che sbatte. Silenzio di tomba.
Se ne sono andati
via tutti.
Alla fine, la
chiave ruota nella serratura della camera e mia madre compare nell’intelaiatura
della porta. Ha il membro di lattice tra le mani, ma lo tiene lontano dal
corpo, come se potesse mordere: – E questo?- domanda severa.
– Era il regalo
di Giulia.
– Che
stronza! – sbotta. Poi mi guarda: – Si può sapere che cavolo hai combinato? Tua
cugina era sconvolta e zia Lavinia mi ha giurato che non trascorrerà mai più un
Natale insieme a noi.
– Mi
dispiace, mamma!- l’abbraccio. Ma non è affatto vero. Non ho nessun rimorso nei
confronti di Giulia e zia Lavinia.  
– Non ti
senti un po’ in colpa? – domanda mamma, quasi mi leggesse nella mente.
– Da morire.
– Già. Come
il gatto che ha mangiato il topo – ridacchia. Poi guarda il fallo di lattice e me
lo tende.
– Buttalo via
– ordina. – Non voglio questa robaccia nella mia casa. Ma come lo festeggiate
il Natale, voi ragazze?