Guglielminetti si è piazzato al secondo posto nel concorso “Rosso come la notte”
(Sezione Horror). Una succulenta chicca. Tutta per voi.
cui quest’incubo è iniziato. Esattamente due giorni fa, quando un simpatico
vecchietto, dopo aver assistito al nostro spettacolo, ci ha chiesto se saremmo
stati interessati a fare il bis in un castello delle vicinanze, al cospetto dei
proprietari.
originali, ma pagano bene” ha concluso, strizzandoci l’occhio. Anche lui lo
era. Sembrava uscito direttamente da un film di Frankenstein, sapete il tipo.
Tutto vestito di nero e cappuccio in testa che lo faceva assomigliare a un
menestrello medievale.
Mark e faccio il giocoliere, per lo più.
mia ragazza e un gruppo di amici. Dodici, siamo.
portato fuori dalle segrete in cui ci hanno rinchiuso e non fa più ritorno.
fa che piangere e io non posso nemmeno consolarla, visto che ci hanno messo in
celle separate. Anguste stanzette con sbarre al posto della porta, senza
nemmeno uno straccio su cui coricarci, solo un secchio in un angolo per i nostri
bisogni e una lampadina sul soffitto la cui luce fatica a superare lo strato
compatto di polvere e muffa che la ricopre. Il vecchietto, che alla fine tanto
simpatico non era, ci porta qualcosa da mangiare al mattino e alla sera, ma non
risponde mai alle nostre domande, tanto meno si fa impietosire dalle nostre
suppliche, o spaventare dalle nostre minacce. Si limita a dire che “I Signori
del Castello” se ne andranno presto e che verremo liberati. Non so se
credergli. Finora, tutto quello che ci ha detto si è rivelato una balla, quindi
chi ci garantisce che su questo non stia mentendo? E dire che volevo soltanto
guadagnare qualche soldo per portare Agatha in Grecia, quest’estate. Ci sono
stato qualche anno fa e l’ho trovata bellissima, soprattutto per il sole e il
caldo. Tutto il contrario di questo posto di merda, in cui l’umidità trasuda
dai muri e ti si appiccica addosso, facendoti tremare. Sento Gunther, qualche
cella più avanti, non fa che tossire. È un bestione, ma ha una salute di merda,
a volte per sfotterlo lo chiamiamo Cariatide. Noi ridiamo, e anche lui, ma non
sono sicuro che capisca il significato della parola. Non è proprio un’aquila,
il nostro amico, ma come mangiafuoco non lo batte nessuno.
il vecchio. La roulette russa ha inizio. Chi sceglierà questa volta?
proprio Gunther, povero diavolo, trascinandoselo dietro come un ammasso di
stracci.
vecchio, quando deve prelevare qualcuno.
molto più giovani e forzuti di lui, che non riuscirebbe a sollevare nemmeno uno
stuzzicadenti, scheletrico com’è. I due inoltre sono armati di una specie di
bastone elettrico, tipo quello che si usa per il bestiame. Immagino che con
Gunther si siano dati da fare. Lo so che non dovrei essere contento, ma cazzo,
lo sono. Non è toccato a me e nemmeno ad Agatha. È una cosa orribile da dire,
me ne rendo conto, sono uno stronzo fatto e finito, ma il non sapere che
succede quando si varca quella maledetta porta è la cosa che mi distrugge di
più. Mi sono chiesto mille volte, in queste notti che non passano mai, che tipo
di persone possano essere i proprietari di questo gigantesco castello, che
sembra uscito direttamente da qualche saga medievale.
massiccio e molto cupo. Ci scherzavamo, quando siamo arrivati col nostro
minivan, soprattutto per spaventare le ragazze. “Il castello di Dracula,
ragazze, buhhhh!”
gigantesco cortile interno, con le mura che incombevano su di noi come oscuri
guardiani, la voglia di scherzare era passata un po’ a tutti, ma il vecchio
sembrava così felice di vederci, e così ansioso di mostrarci le nostre camere –
così ha detto – che abbiamo messo da parte i nostri scazzi e ci siamo lasciati
prendere. La gigantesca cancellata si è chiusa alle nostre spalle con un
clangore metallico che ha fatto sobbalzare più di uno di noi, così come il
portone che conduceva all’interno. Scherza, continua a scherzare, mi sono
ritrovato a pensare, anche se ti sembra di essere appena entrato nel ventre
della bestia. Continua a scherzare, perché se scoprono quello che pensi, quel
cancello non si aprirà mai più.
ci attendeva, in un salone piuttosto spoglio, se si escludono le armature
allineate lungo le pareti e pesanti drappeggi color porpora alle finestre. Non
filtrava un filo di luce, ma non aveva importanza, perché le luci erano calde,
la birra abbondante, il cibo delizioso e il fuoco scoppiettava nell’enorme
camino. Il vecchio ci ronzava attorno come un’ape operaia, rideva alle nostre
battute con un’irritante risatina stridula e badava che i nostri boccali non
fossero mai vuoti. Ho iniziato a sentirmi assonnato, ma avevo bevuto un sacco e
non ci ho fatto caso. Già pregustavo la notte in una camera sontuosa, magari
con un letto a baldacchino, in cui Agatha e io avremmo potuto coccolarci in
pace, senza le gomitate di Gunther, il russare di Armin e il costante borbottio
nel sonno di Andreas. Sono tutti ragazzi simpatici e ci conosciamo da un sacco
di anni, ma il contatto quotidiano e costante con altre persone e il non avere
mai uno spazio tutto per te possono diventare esasperanti, alla lunga.
ce l’ho e l’unica cosa che vorrei sarebbe potermi stringere ai miei amici,
anche solo per scaldarmi. Fai attenzione a quello che chiedi, perché potrebbe
realizzarsi, non è così che dicono? Sto divagando, lo so. Tutto pur di non
pensare a quando quella maledetta porta si aprirà di nuovo e ingoierà uno di noi.
avere un gran sonno, a circa metà della cena. Una sensazione di irrealtà si
stava a poco a poco impadronendo di me. Le voci e le risate dei miei amici si
facevano sempre più lontane, fino a quando tutto ha cominciato a vorticarmi
intorno. Poi, il nulla.
stato per Agatha che chiamava il mio nome e per il freddo terribile che sentivo
addosso, oltre a un mal di testa da spaccarmi il cranio. Ero coricato su
qualcosa di duro, che poi ho scoperto essere il pavimento della mia cella.
Alzarmi, oh ragazzi… mi sono dovuto aggrappare alle sbarre. Una parte di me
voleva credere che fosse tutto uno scherzo, ma l’altra, quella più saggia, mi
stava comunicando che eravamo nei guai, e guai grossi. Aveva ragione, purtroppo.
Oh Dio, darei qualsiasi cosa soltanto per una doccia calda e per rivedere la
luce del giorno. Qui non ci sono finestre e perderò presto la cognizione del
tempo… ammesso che io non sia il prossimo.
che sarà l’ultimo.
con la sua consueta aria ghignante e soddisfatta, e ci ha annunciato che la
bestia bionda era appena arrivata. Poi ha fatto un paio di volte su e giù per
il corridoio e si è fermato proprio davanti alla mia cella, guardandomi con un’intensità
che mi ha messo i brividi. Lo so che sarò il prossimo. Ma il prossimo per cosa?
E chi è la bestia bionda? Il vecchio ha sputato per terra, subito dopo averlo
detto, e ha borbottato qualcosa che non sono riuscito a capire ma che suonava
molto come un insulto. Agatha in compenso ha dato in escandescenze, strillando
e percuotendo le sbarre, supplicandolo con voce stridula di farla uscire, di
farci uscire tutti. In otto, siamo rimasti, al momento. Quattro in meno. Otto
piccoli indiani…
in fondo. Almeno saprò. Molto meglio sapere e che questo strazio finisca. Mi
dispiace per Agatha, soprattutto, ma spero che lei ce la faccia. Magari è meno
peggio di quello che sembra. Magari i miei amici sono stati liberati e se ne sono
già andati. Magari Babbo Natale esiste e qualcuno chiamato Bestia Bionda invece
no. Se solo potessi rivedere il sole… soltanto una volta… Dio, hanno preso
anche Andreas. Coraggio, amico, non urlare, non fare resistenza. L’unica
ricompensa è il bastone elettrico.
fondo, la conoscenza può aspettare. C’è una strana atmosfera, qui dentro, come
se l’aria fosse stata compressa e risucchiata via da qualche infernale
macchinario. Non riesco a respirare. Siamo davanti a una porta, ma non voglio
vedere cosa c’è al di là. Non voglio conoscere la bestia bionda, so che non mi
piacerà. Voglio rivedere il sole. Voglio andare a casa. Oh, vi prego, portatemi
a casa…
con la mia cena? Me la surriscaldi, idiota!”
beccato la mia bella scarica nella schiena e camminare è fuori discussione, ma
Lui non sembra preoccuparsene troppo. Mi prende per un polso e mi trascina fin
nella sua stanza, scaraventandomi sul letto come se non pesassi niente. Com’è
possibile che sia così forte? È grosso, d’accordo, ma mi sono sentito sollevare
per il braccio come se fossi un bambino di tre anni. Se solo potessi respirare
come si deve…
brutti scherzi, ad esempio. Nessuno può essere così pallido, questo tipo sembra
aver fatto il bagno nella candeggina. Persino i capelli non sono molto più
scuri. L’unica nota di colore sono gli occhi, ma hanno qualcosa di strano,
qualche dettaglio che non sono ancora riuscito a cogliere. Di certo sono fissi
su di me e gelidi come il mare d’inverno, anche se le labbra sono leggermente
incurvate in un sorriso da gatto. Lo so che i gatti non sorridono, ma credo che
abbiate capito quello che intendo, no? Anche la bocca ha qualcosa che non va. È
come se nascondesse qualcosa… un’arma, magari. Ma che diavolo può volere da me?
Sarà lui, la bestia bionda?
facili o difficili?” mi chiede. Quali cose?
meglio dire qualcosa… mi ha parlato in tedesco, ma si sente che non è la sua
lingua. Non fa nulla, se ne sta di fianco al letto con le braccia incrociate
sul petto e si limita a guardarmi. Devo riuscire a capire che cos’hanno di
strano i suoi occhi e la sua bocca. Devo riuscire a parlare. Parlando forse si risolverà
tutto. Sembra una persona ragionevole, in fondo e continua a sorridermi. Basta
che non sorrida più di così. Oh, per favore, no.
vuoi sesso, hai sbagliato persona. Io non l’ho mai fatto con un uomo. Non ho
soldi, non ho niente di interessante. So soltanto fare il giocoliere e
divertire le persone, ma farei di tutto per andarmene. Dimmi cosa posso fare e
lo farò.”
forse nella stanza vicina. Oh cazzo, perché urla in questo modo? Smettila, oh
ti prego, smettila, mi spaventi così e io odio aver paura.
In un altro momento potrei anche approfittarne, ma non sono in vena. Curiosa
espressione, non trovi? Specie quando si tratta di noi…”
meglio che non ridesse. I denti. I canini. Oh cazzo, vampiri! Cazzo, cazzo,
cazzo… devo scappare. Devo andare via. Io non sono la cena di nessuno, io sono
Mark Hegel, ho 23 anni e un sacco di cose da fare. Se solo riuscissi ad
arrivare alla porta… è vicina, in fondo. Vampiri. A tutto avevo pensato, in
queste notti, tranne che a questo. Se solo ci arrivassi…
vogliamo rendere le cose facili o difficili?”
davvero… non ci ho mai creduto… non ci credevo… io…”
piangere, perché ho l’impressione che non servirà a niente, ma non riesco a
farne a meno. Lui mi guarda e sembra capire, perché deve aver sentito parole
simili migliaia di volte. La cosa in qualche modo mi conforta. Stupido, vero?
Hai sonno, molto sonno…”
letto è incredibilmente comodo. E lui è bello. Bellissimo. Potrei diventare
gay, per uno così. Adesso dormirò e sono certo che non mi accadrà niente di
male. Lui si sta coricando alle mie spalle e mi stringe a sé con un braccio. È
incredibilmente forte, ma non mi fa male. Mi sento protetto e ho voglia di
lasciarmi andare. Vorrei che mi toccasse, chissà se lo farà? Le sue labbra
sulla mia gola sono molto fredde, ma morbide. Curioso contrasto, con il liquido
caldo che sento scorrermi giù per il collo. Sarà il mio sangue? Probabile, eh?
Beh, non ha importanza. Nulla ne ha, ormai.
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