Ciao Licia, benvenuta nel salotto di Babette Brown Legge per Voi. Prima di iniziare, vorrei ringraziarti per la tua disponibilità. Ho pensato molto alle domande da farti e ho dovuto lottare con me stessa per evitare che fossero i quesiti di una fan, invece che di un’aspirante scrittrice nonché collaboratrice di un blog seguito da moltissime lettrici compulsive e scrittrici esordienti e affermate.

La curiosità però la fa da padrona e direi di iniziare.

1.     Sono trascorsi più di dodici anni da quando Nihal è nata. Con lei, anche in Italia, le “principesse” si svegliano e si accorgono che possono fare a meno del principe per salvarsi. Nihal è una guerriera, una sopravvissuta, una lottatrice. C’è qualcosa in questo personaggio, che ha dato il via a tutta la tua carriera di scrittrice, che oggi cambieresti?

Nel personaggio, tutto sommato, no. Alla fine è venuta fuori come volevo, e, nonostante certe volte anch’io vorrei prenderla a schiaffi, ha la psicologia che volevo darle. Cambierei probabilmente la sua fine, piuttosto; non è stata dettata da ragioni narrative, ma solo dal fatto che, a un certo punto, sentivo come opprimente le sua presenza, visto che era e resta un personaggio amatissimo dai lettori. Ho provato a emendare con Le Storie Perdute, in cui ho ripreso in mano il suo personaggio.

2.     Cosa vuol dire debuttare a vent’anni con una casa editrice come Mondadori? Ho letto che c’è chi ti contesta la mancanza di gavetta. È indispensabile, oppure basta la storia giusta al momento giusto?

Il fatto che abbia pubblicato il primo libro che ho scritto non significa che non abbia fatto gavetta: scrivo dall’età di sette anni, e da allora non ho fatto altro che mettermi alla prova, cercare la storia giusta, scrivere e scrivere. Per me, è gavetta anche questa, e non smetto di farla. Per il resto, pubblicare con Mondadori per me ha significato soprattutto avere alle spalle una delle più grandi case editrici italiane che crede in te. Forse adesso che il mercato è cambiato la cosa è difficile da capire, ma dodici anni fa Mondadori si prese un bel rischio a pubblicare una ventitreenne sconosciuta, italiana, che scriveva mille pagine di un genere che in Italia era estremamente di nicchia. Ma l’ha fatto, pubblicandomi con una tiratura coraggiosa per un’esordiente, impegnandosi con me sull’editing, e facendomi crescere come persona e come autrice. Sono contentissima del percorso che ho fatto con loro.

3.     Sei la regina del fantasy, eppure questo è un genere letterario che viene guardato sempre dall’alto in basso, a volte definito diseducativo, o comunque non all’altezza della “vera narrativa”.

Lo so, ma ho imparato a non farmene un gran problema. Quando sei uno scrittore di genere impari ad apprezzare soprattutto quel che ti dicono i tuoi lettori. Per me è questo che conta: toccare profondamente una persona, appassionarla, ossessionare il suo immaginario anche solo per poche ore. Le mie soddisfazioni sono tutte là.

4.     Cosa hai provato guardando per la prima volta la copertina delle Cronache delle Terre Emerse – Nihal della torre del vento?

È stato un momento molto emozionante. Fin lì Nihal era sempre vissuta solo dentro di me, e l’unico disegno che ne esisteva l’avevo fatto io. Adesso c’era qualcun altro, un illustratore professionista per di più, che l’aveva reinterpretato in base alla propria sensibilità di artista. È stato il primo passo di Nihal come personaggio autonomo, ed è stato l’inizio per me come autrice pubblicata.

5.     Trentaquattro anni e sei già comparsa diverse volte su riviste importanti come Panorama, l’Espresso, Donna Moderna. Come ti fa sentire? Ti emoziona ancora leggere il tuo nome sulla carta patinata?

Devo dire che a questo particolare aspetto del mio successo mi sono abbastanza abituata. Il vero colpo è stato quando un mio racconto è apparso nel paginone della cultura di Repubblica, dove io avevo letto sempre scrittori che amavo. Quello è stato il momento in cui ho capito che le cose erano davvero cambiate. Da allora in poi, sono semplicemente contenta di vedere mie interviste o pezzi scritti da me su quotidiani e riviste; in genere li conservano i miei genitori come ricordo.

6.     Il tuo rapporto con i fan?

Molto buono. Questo è uno degli aspetti che preferisco dello scrivere per un pubblico giovane: i lettori sono incredibilmente appassionati, ti fanno sentire tantissimo il loro affetto. Io li incontro principalmente sui social e dal vivo, quando faccio presentazioni. Il mio studio è pieno di disegni, pugnali, medaglioni e statuette di vario genere fatti dai fan e ispirati ai miei libri. Mi aiutano tantissimo nei momenti in cui mi scoraggio.

7.     Quanto ti è piaciuto girare il cortometraggio sulle Cronache delle Terre Emerse?

Per me è stato l’evento del 2015. È stata una cosa fantastica, straordinaria, che ho adorato seguire e infine, anche se per una piccola scena, fare in prima persona. Erica Andreose ed Elia Rosa sono due persone straordinarie, sono onorata che abbiano speso il loro talento per realizzare un corto connesso alle mie storie, e farne parte è stato favoloso. Anche la proiezione al Lucca Comics & Games è stato per me un momento molto intenso. Adesso stanno lavorando a un progetto ispirato a una storia scritta da Elia, li sto seguendo e stanno facendo cose fantastiche.

8.     Mai pensato di scrivere romance oppure thriller?

Non mi precludo nessuna strada, ma credo che il fantasy faccia profondamente parte di me, e sia l’ambientazione nella quale mi muovo meglio. In verità, già un paio di volte ho provato a mescolare le carte in tavola: I Dannati di Malva ha dei risvolti noir e gialli, I Regni di Nashira ha alcuni elementi di fantascienza. Anche per la saga che sto scrivendo ora provo a mischiare tra loro i generi, ma il fantasy resta sempre la base sulla quale mi piace poi sperimentare.

9.     Leggi autori italiani? Appartenenti a Ce o anche Self? La tua idea sul self publishing.

Certo, ma in genere sono pubblicati da case editrici. Non ho nulla contro l’autopubblicazione, la considero un ottimo modo per farsi conoscere, ma credo che il passaggio attraverso una casa editrice sia imprescindibile per un autore. Non sarei la scrittrice che sono oggi senza Mondadori, perché, quando fa il suo lavoro, una casa editrice non è solo l’azienda che ti pubblica, ma un insieme di persone che decidono di fare con te un percorso, che ti aiutano a realizzarti come autore, che ti insegnano molte cose e ti fanno crescere. Per me, almeno, è stato così.

10.  Scrittrice organizzata o istintiva?

Organizzatissima, perché sono ansiosa. Senza schemi e appunti mi sentirei perduta. Una storia per me è un viaggio, e lo scrittore è la guida. Per questo devo sempre sapere dove sto andando.

11.  I rituali che non possono mancare quando inizi un nuovo progetto.

Nessuno in particolare. Non sono granché scaramantica nel lavoro. Mi piace la routine nelle cose di tutti i giorni, perché mi fa sentire a casa, ma quando scrivo la storia ha la precedenza su tutto, e mi lascio semplicemente guidare da essa.

12.  L’editing è qualcosa che curi da sola, oppure ti affidi a una terza persona? Com’è il tuo rapporto con questa figura?

Per me l’editor è fondamentale. Da sola sono assolutamente incapace di correggere. La persona cui devo di più, in questo senso, è Sandrone Dazieri, che è scrittore anche lui, è che è il mio scopritore e il mio maestro. Mi fido ciecamente del suo giudizio, e le osservazioni che mi fa su quel che scrivo le trovo sempre straordinariamente stimolanti, e mi aiutano a migliorarmi. Con lui curo principalmente l’aspetto creativo e di sviluppo delle trame. Poi ci sono gli editor coi quali negli anni ho lavorato sul testo, e che mi hanno dato tantissimo. Sono molti anni che lavoro con Silvia Sacco Stevanella, che è scrittrice anche lei, e con la quale mi sento molto in sintonia, e con Maria Manola Carli per le ultime revisioni sul testo, che è preziosissima.

13.  Hai dei beta reader? Se sì cosa ti colpisce di più dei loro consigli?

Il primo a leggere quello che scrivo è mio marito. Con lui discuto anche gli aspetti di trama. Mi capita spesso di incagliarmi da qualche parte, e allora discutere con lui è fondamentale. Mi serve il suo parere perché lui, a differenza di Sandrone e delle persone con cui collaboro in Mondadori, è un lettore puro, e quindi rappresenta un campione del pubblico che mi leggerà. Subito dopo di lui, faccio leggere a Sandrone.

14.  Tre consigli per un esordiente.

Leggere tantissimo, e non solo del genere che si vuole praticare, ma di tutto, perché c’è da imparare ovunque e perché in questo lavoro occorre mantenere la mente aperta.

Farsi leggere da qualcuno di abbastanza schietto da dare un giudizio il più possibile sincero e di cui ci si fidi.

Concentrarsi prima di tutto sul piacere e la necessità di scrivere. È meglio che la pubblicazione sia una conseguenza di questo bisogno, piuttosto che il motore di tutto.

15.  Booktrailer, giveway, promozione sui social network, quanto pensi che servano agli esordienti, oggi?

Molto. Un libro funziona soprattutto grazie al passaparola, e dunque occorre promuoverlo il più possibile. Tanti bei libri non hanno il successo che meritano perché non riescono a emergere dal mare magnum delle pubblicazioni. Un esempio personale è La Guerra di Indipendenza di Roma Nord, di Claudio Delicato; l’ho conosciuto tramite un booktrailer stratosferico in cui si citava la celeberrima sigla di Game of Thrones; l’ho comprato a scatola chiusa, anche grazie alla copertina di Leo Ortolani, fumettista che adoro, e l’ho trovato fantastico, mi ha divertita da impazzire.

16.  Se tua figlia Irene dovesse decidere di diventare una scrittrice cosa le diresti?

La incoraggerei, come i miei hanno fatto con me, ma prima di tutto perché coltivi le proprie passioni, che credo sia la cosa più importante. Poi, se arriva anche la pubblicazione, meglio! I miei hanno fatto così con me e ha funzionato molto bene.

17.  E se volesse diventare un’astrofisica?

Stesso discorso di prima. Io credo che i genitori debbano assecondare il più possibile le passioni dei figli, e aiutarli a trovare la loro strada, anche se il percorso è difficile. È importante sentirsi sostenuti nei propri sogni, e avere qualcuno che ti dice che puoi farcela, anche se è difficile e costa fatica. E, nella mia personale esperienza, è più facile campare di scrittura che di scienza.

18.  Parlaci della Dottoressa Troisi astrofisica. Una cosa che ti piace e una che detesti del tuo lavoro.

Mi piace in generale far parte di questa straordinaria impresa che tiene impegnata l’umanità dall’inizio dei tempi: cercare di comprendere l’Universo e il suo funzionamento. È bello sentirsi parte di qualcosa di così grande e collettivo. Non mi piace la facilità con la quale perdo la pazienza quando qualcosa non mi torna, e capita abbastanza spesso: mi incaponisco, perdo tempo, quando basterebbe staccare qualche minuto e tornare sul problema a mente fresca, o farsi aiutare da qualcuno che possa avere un punto di vista diverso. Ma questo in verità è un problema che riguarda la mia vita in generale.

Grazie Licia per aver risposto alle mie domande e per il tempo che ci hai dedicato.

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Licia Troisi al Salone del Libro di Torino 2016:

Venerdì 13 Maggio
ore 18.30
Arena Bookstock
Presentazione di “Dove Va a Finire il Cielo” assieme a Sandrone Dazieri
Segue firma copie

Sabato 14 Maggio
ore 15.00
Arena Bookstock
Evento Scriviamoci 2016/2017
Segue firma copie

Domenica 15 Maggio
ore 11.00
Stand Mondadori
Firma copie

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liciaDal sito di Licia Troisi: Sono nata a Roma il 25 novembre 1980. Ho iniziato a dilettarmi di scrittura più o meno quando ho imparato a leggere. Le prima favolette che ho scritto datano 1987 e per gioco sono raccolte in un volume rilegato in cartoleria che avevo intitolato Le Mille e una… Licia, un titolo per nulla pretestuoso. A otto anni ho scritto un “romanzo”, anche quello i miei l’hanno fatto rilegare, e ora sta nello scaffale più alto della mia libreria. È lungo la bellezza di venti pagine e si intitola Sindy e Mindy; ha le atmosfere ispirate al cartone animato strappalacrime che seguivo all’epoca, Lovely Sarah. Ho frequentato il liceo classico e in quel periodo ho scritto il diario e qualche racconto. Un paio di volte mi sono cimentata con la poesia, provando definitivamente che è un genere che proprio non fa per me (sono davvero negata), ma mi mancava una storia di ampio respiro intorno alla quale sfogare la mia voglia di scrivere.
Dopo il liceo, mi sono iscritta alla facoltà di fisica e mi sono laureata in astrofisica il 17 dicembre 2004, data memorabile. Durante gli anni di università, oltre a conoscere il mio attuale marito, ho iniziato a leggere fumetti, principalmente manga, e a conoscere un po’ meglio il mondo della fantasy. Così, a 21 anni ho finalmente trovato la storia che cercavo e ho iniziato a scrivere le Cronache del Mondo Emerso. Mi ci è voluto un anno e mezzo per finirle e sei mesi per fare una prima approssimativa correzione, dopo di che, senza troppe speranze, ho spedito il manoscritto all’unica casa editrice di cui conoscessi l’indirizzo, la Mondadori. Dopo tre mesi mi è arrivata la fatidica telefonata e ad aprile del 2004 il mio libro è arrivato in libreria.
Attualmente sono dottoranda in astronomia.
Per quel che riguarda i miei gusti, amo molto la musica, specialmente rock e classica (proverbiale la mia passione per i Muse), leggo moltissimo (o non sarei in grado di scrivere neppure una riga), leggo molti fumetti e mi piace il cinema.