Può una caramella diventare il metro di paragone per qualsiasi tipo di relazione si voglia instaurare… o evitare?
Influencer, genio dell’informatica, bellissima e famosa, Cheryl è l’unica delle sette ragazze del Cosmo Palace a non aver incontrato l’amore. Perché non lo vuole.
D’altronde, la vita le ha insegnato fin da subito che fidarsi di qualcuno equivale a mettere tutto a repentaglio, persino il proprio futuro. Quindi tanto vale gettarsi a capofitto nel lavoro.
Nonostante gli haters.
Nonostante gli stalker.
Nonostante le minacce provenienti da un passato che vorrebbe cancellare, ma con il quale non può fare a meno di confrontarsi giorno per giorno.
Tuttavia, quando la sua nuova applicazione per cuori solitari attira un serial killer, le sue amiche e i suoi collaboratori smettono di fare finta che tutto vada bene.
E le affibbiano una guardia del corpo.
Un uomo che tutti, nel palazzo, conoscono, ma di cui nessuno sa nulla.
O quasi.
Perché Cheryl in realtà lo segue e lo evita da tempo, attratta eppure spaventata.
Dai suoi occhi che nascondono segreti tanto oscuri quanto dilanianti.
Dal suo corpo, che sembra una mappa di promesse e giuramenti.
Dal suo cuore, che lui si rifiuta di condividere.
Come fa lei con le sue caramelle.
Perché lui, Richard, è rotto dentro. E non sembra avere nessuna intenzione di lasciarle maneggiare i frammenti della propria anima ferita.
Ma forse, se è vero che una caramella tira l’altra…
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Ogni settimana, per l’esattezza di martedì, Babette ci chiede di parlare di “serie”.
Oggi sono qui per raccontarvene una in particolare: la NY Sinner Series di Charlotte Lays.
Il mio alter ego, già.
Dunque, l’antefatto è che nel 2016 ho avuto la folgorazione (o maledizione, dipende dai punti di vista) di volere scrivere una serie su sette amiche.
“Perché diamine ti è venuto in mente?”, mi chiederete voi A GIUSTA RAGIONE.
La risposta a questa domanda ha molte sfumature.
Volevo affrontare temi prettamente femminili, perché ancora non se ne parlava e parla abbastanza.
Volevo descrivere sentimenti nobili e meno nobili, perché solo gli angeli in cielo hanno le aureole, mentre noi siamo fatti di carne e istinti.
Volevo raccontare la forza e il coraggio delle donne che rinascono.
Quello che non sapevo era che avrei bruciato una quantità imbarazzante di cene, trascorso nottate a documentarmi su argomenti che hanno spaziato dalla bulimia, all’hackeraggio, dal diritto minorile americano alla catena produttiva del pesce surgelato.
Ho avuto contatti diretti con donne che hanno subito abusi di ogni genere, perché al male non c’è mai fine.
Sono trascorsi gli anni… le mie ragazzacce newyorkesi hanno trovato il loro posticino nel mondo e ognuna di loro è diventata “la preferita” per ogni tipo di lettrice.
Fino all’ultima: Cheryl Portman.
Oh, Signore d’amore acceso.
L’ultima.
Quando ho aperto il suo file per buttare giù la trama, mi è tremata tutta la cellulite fino alle ginocchia.
Crisi e panico.
Prendo il cellulare e chiamo Federica:
«Ma guarda ‘sto stron… zio!» Clacson. «C’era lo stop, rtacci tua! Te dovevi ferma’!» (1)
«Meglio se ti richiamo…»
«No, no, è che Blackpass c’ha un codice della strada tutto suo. Dimme.»
«Okay, ascolta… Io non lo scrivo questo libro.»
«Eh, Charlo’, quale? ‘Nte sto dietro, li sforni come pagnotte.»
«Cheryl. L’ultima Sinner. Se scrivo una cagata? Si rovina tutta la serie… Poi voglio che sia un suspense, di quelli con i cattivi e il sangue, politicamente molto scorretto. Senza contare che questa è una belva di donna, una capitana d’industria! Chiunque le metta accanto, ne usa il perone come stuzzicadenti.»
«Ah-ah. Di solito usano altro le tue protagoniste come stuzzicadenti.»
Mi spunta la voce stridula da isteria fuori controllo. «Fede!»
«Vabbè, famo i seri, ho capito. Allora, chi c’avemo de figo nel palazzo?»
«Il fratello di Philip, ma per lui avrei già in mente una storia sua…»
«Ma no… Ce serve uno su cui abbiamo fatto pensieri zozzi, qualcuno di misterioso…»
Silenzio.
«Bentley!»
«Il buon portiere?» chiedo io.
«Ma sì, ha del potenziale inespresso infinito, quell’omo. Che poi j’hai messo un nome del cacchio è n’artra storia…»
«Un soldato in congedo, con disturbo post traumatico da stress…» Io parlo e nel frattempo prendo appunti.
«Se lo vuoi suspense te serve ’na guardia del corpo. Dai, je famo fa’ carriera!»
«Lo voglio intellettuale con l’accento british. Potremmo chiamarlo Charles.»
«Je se intreccia la lingua a quella poraccia ogni volta che lo chiama… E se famo Richard?»
«Andata. Richard Barnes: l’abbiamo battezzato.»
«Finalmente quel cristo ha una gioia dopo anni di figaccione che gliela sventolavano davanti. Mo’ movite. Scrivi, che vojo sape’ che fanno.»
«E che faranno?»
«Sarà un suspense… Fa’ mori’ quarcuno, no?»
«No gatti o cani…»
«Ma almeno quelli co’ du’ gambe sì, te prego.»
Quindi… mi sono messa al lavoro.
Un lavoro durato mesi, tra ricerche, studio e maltrattamenti della sottoscritta da parte della propria editor (che sarà senza lattosio, ma ha la grinta di un toro).
Lady Bonbon è il romanzo conclusivo di una serie che mi ha fatto crescere tantissimo come donna e come autrice.
Mi ha insegnato che scrivere è un mestiere solitario, ma è molto più facile se hai collaboratori validi che ti incoraggiano e ti lanciano la corda per farti uscire dal pozzo e non per impiccarti.
Ho capito che amo scrivere le serie, perché ogni volta è come tornare a casa. Perché si trovano vecchi personaggi e se ne conoscono di nuovi.
(Tra l’altro amo anche leggerle, e lo faccio sempre – ma sempre – in ordine sparso.)
Ma soprattutto… ho capito che il prosecco aiuta abbestia quando Amazon decide di prendersi tutte le dannate SETTANTADUE ORE per revisionare il testo!
Quindi, mezza brilla (mezza piena, eh) vi annuncio che Lady Bonbon è online, MA, nel frattempo, tutto il resto della serie è in offerta.
Grazie per lo spazio, Bab e un grande abbraccio a tutt*,
che l’ironia sia sempre con noi,
Charlotte
Link alla serie completa: QUI.
(1) Come sempre, per la traduzione del romanesco home made di Federica D’Ascani, potete iscrivervi al Gruppo Facebook (QUI) e chiedere a una delle amministratrici.
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