Lidia Calvano, RIP – Rest In Peace (Self-Publishing)

16295421_10208162086026165_2120239416_nBlake ha molti clienti e nessuno di loro si è mai lamentato delle sue prestazioni.
La chiamano per truccare e rendere più belli i trapassati, perché chi rimane possa mantenerne un ultimo ricordo di serenità e pace. Il continuo contatto con la morte però l’ha resa chiusa e diffidente verso la vita; quando conosce Jason, nel modo più impensato, fa di tutto per allontanarlo, ma lui non si lascia dissuadere.

In apparenza Jason è il ragazzo perfetto che tutte vorrebbero incontrare: affascinante, spigliato, solare, sicuro di sé. Ma è solo la passione a spingerlo, oppure c’è un segreto che custodisce nel profondo del cuore? E quanto costerà a Blake concedergli la sua fiducia e i suoi sentimenti?

«Non è la cosa più bella del mondo, desiderare?»

«Io pensavo di sapere cosa fosse il destino, ma mi sbagliavo. Il futuro cambia a ogni singola scelta che facciamo. Ma il significato della nostra vita deve rimanere sempre lo stesso, qualsiasi cosa accada.»

«Vuoi fare l’amore con me? Un’ultima volta?»

“RIP Rest In Peace” è un romanzo breve di genere romantico-paranormal, autoconclusivo.

Un bel paranormale * * * * *

Romanzo breve paranormale per molti aspetti sorprendente. Blake è in continuo, quotidiano rapporto con i morti, un po’ per il suo lavoro, un po’ per la sua particolare sensibilità. Ma stavolta la aspetta davvero una serie di esperienze insolite, durante le quali dovrà fare un bilancio di tutta la sua esistenza e in qualche modo ricominciare da capo.

Una lettura che turba e commuove. Finale dolce-amaro.

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Franco Forte, La compagnia della morte (Mondadori, Oscar Bestsellers)

16358650_10208162090266271_1414369404_nAnno Domini 1176. Nelle campagne vicino a Legnano, i trecento uomini della Compagnia del Carroccio si oppongono all’avanzata dell’esercito del Sacro Romano Impero, guidato da Federico I il Barbarossa. Al comando della Compagnia del Carroccio c’è Rossano da Brescia, soldato di ventura e comandante coraggioso che ha un conto in sospeso con il Barbarossa… Sullo sfondo di quegli anni eroici e terribili, degli scontri fra guelfi e ghibellini, fra il potere politico e quello spirituale che rischiano di far ripiombare l’Italia nella barbarie, si muovono le vicende di Rossano da Brescia, alla ricerca della propria personale vendetta, e di Angelica Concesa, coraggiosa contessina disposta a tutto, anche ad armarsi lei stessa sotto le insegne del Carroccio, pur di restare accanto al suo amato Rossano… Un grande romanzo di guerra, di battaglie e di morte, ma anche una sorprendente vicenda d’amore e la rivisitazione in chiave epica delle gesta di Alberto da Giussano e dei suoi Cavalieri della Morte, che riuscirono ad assestare un formidabile colpo alle schiere del Sacro Romano Impero.

Un romanzo a sfondo storico * * *

Dopo un avvio un po’ lento, tutto sommato un buon romanzo.

Certo molte cose non mi sono piaciute. Innanzitutto Alberto da Giussano, ormai è certo, non è mai esistito e a comandare le truppe della cosiddetta Lega lombarda nella battaglia di Legnano fu un altro personaggio, qui neppure nominato. Solo nella nota finale sui personaggi inventati Forte (bontà sua!) allude al fatto che non ci sarebbe certezza sull’esistenza storica di Alberto. Ma forse l’autore pensa che non solo nel West, ma anche in Italia, quando si deve scegliere fra storia e leggenda, si preferisce la leggenda. Quindi mi pare molto più grave l’uso ad ogni piè sospinto del termine Padania: ammetto di aver fatto un salto sulla sedia tutte le volte (e sono state molte) in cui si gridava “Viva la Padania libera”. Non solo perché ciò fa pensare ad una reinterpretazione in chiave leghista della guerra fra Federico I e i comuni del Nord, ma perché, per quanto ne so, il termine è un’invenzione degli anni Novanta del Novecento.

Infine il travestimento di Angelica appare del tutto incredibile, come sempre succede nei romanzi in cui si protrae per più di un giorno.

Molto bella, invece, la parte finale di battaglia, che non sembra proprio, però, quella di Legnano, a parte qualche particolare, come la lotta intorno al Carroccio e la caduta da cavallo dell’imperatore.

Poco adatto il titolo. Quattro stelle all’autore, una in meno alla casa editrice a causa dei molti refusi, errori di punteggiatura e problemi di riconversione.

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Amy Harmon, Sei il mio sole anche di notte (Newton Compton)

16344050_10208162091866311_823292646_nAmbrose Young è bellissimo, alto, muscoloso, con lunghi capelli che gli arrivano alle spalle e uno sguardo che brucia di desiderio. Ma è davvero troppo per una come Fern Taylor. Lui è perfetto, il classico protagonista di quei romanzi d’amore che Fern ha sempre adorato leggere. E lei sa bene di non poter essere all’altezza di un ragazzo del genere… Ma la vita a volte prende pieghe inattese. Partito per la guerra dalla piccola cittadina di provincia in cui i due giovani sono cresciuti, Ambrose tornerà trasformato dalla sua esperienza in prima linea: è sfigurato nei lineamenti e profondamente ferito nell’anima. Fern riuscirà ad amarlo anche se non è più bello come prima? Sarà in grado di conquistarlo? Saprà curarlo e ridargli la fiducia in sé? Versione moderna de La bella e la bestia, il nuovo romanzo di Amy Harmon – dopo il grande successo di I cento colori del blu – ci dimostra che in ognuno di noi convivono una parte mostruosa e una meravigliosa creatura e che solo l’amore può essere capace di farle andare d’accordo.

Efficace e commovente * * * *

Ho comprato questo romanzo per la sinossi (e anche perché era in offerta). All’inizio sono rimasta un po’ spiazzata perché non avevo capito che si trattava di un new adult, anzi young adult per quasi metà pagine. Ma certo qui il genere è trattato in modo molto particolare: in primo luogo la vicenda ha un fondo religioso, o meglio spirituale, e poi certo la maggior parte dei personaggi ha troppe cose importanti da preparare e fare per perdersi in sbronze e stupidaggini. Naturalmente ci vuole un sacco di tempo per arrivare alla fase La bella e la bestia e io mi sarei volentieri risparmiata un sacco dei flashback usati dall’autrice.

Ma tuttavia il romanzo è molto avvincente e spesso anche commovente (nel senso che più volte ho pianto addirittura a fontana). Eppure non è lacrimoso né melenso.

Indimenticabile la figura di Bailey.

Le recensioni de L’Artiglio Rosa