Il mio primo “incontro” con Maria Masella non ricordo quando avvenne, ma so bene dove: nei Romanzi Mondadori, per cui cominciò a pubblicare nel 2002. Il primo titolo a colpirmi indelebilmente fu Legami d’amore, uscito l’anno seguente. Perché mi piacque tanto al punto che è tuttora fra i primi dieci romance nella mia personale classifica?

Perché si tratta di un romanzo storico e ambientato in Italia durante il Risorgimento: tre motivi per essere preferito. E ciò perché ho amato la storia fin da bambina e insieme sono stata profondamente influenzata dai festeggiamenti per il primo centenario dell’unità d’Italia nel 1961, come ho avuto modo di raccontare più volte: in un’epoca ed una società molto diverse da oggi, in cui ero affamata di libri e ne avevo troppo pochi a disposizione, gradii particolarmente una piccola antologia che ci venne distribuita gratis a scuola, contenente le fonti ottocentesche sul tema. Da quel momento il Risorgimento è stato il periodo storico a me più caro. E lo è ancora. Niente mi ha mai sconvolto quanto l’avvento della Lega Lombarda con il suo sventolare la bandiera della secessione, a partire da quella Bergamo che pure aveva dato tanti uomini alla spedizione dei Mille.

Sull’Italia dell’Ottocento negli anni ho letto numerosi trattati, ma ammetto che molte cose le ho imparate anche dalla Masella. La prima è la differenza fra il Piemonte, monarchico e con una parte della classe dirigente tradizionalista e perfino a volte un po’ austriacante, e Genova, la città di Mazzini e in qualche misura anche di Garibaldi, fiera delle sue tradizioni repubblicane e piena di giacobini e democratici.

La cosa più notevole di questo romance, come di tutti i migliori della Masella, è l’intreccio stretto fra lo sfondo storico del 1857 (con un importante flashback sul 1849) e il filone sentimentale. Siamo ancora nel cosiddetto decennio di preparazione. Nel regno di Sardegna ci sono spinte diverse: da una parte i fermenti repubblicani e democratici di Mazzini, dall’altra la rivoluzione laica liberale e le aspirazioni all’unità di Cavour. E già sarebbe una situazione complicata, ma ci sono anche i politici conservatori, per non dire reazionari.

La trama è impostata su due vicende: quella di Donata e Manlio e quella, per certi aspetti più bella, di Flavia e Stefano. Proprio a proposito di Flavia, apprendiamo le ragioni del suo matrimonio con Stefano che ora è uno dei funzionari di Cavour: all’epoca della rivolta di Genova, dopo la battaglia di Novara, l’esercito piemontese si rese responsabile di una repressione sanguinaria e indiscriminata con rapine e violenze di ogni genere. Flavia era stata appunto vittima di uno stupro di gruppo e solo l’intervento di Stefano aveva salvato lei e la sorellina Donata. Abbandonata dal fidanzato, stigmatizzata anche dalla sua famiglia, Flavia aveva accettato la domanda di matrimonio da parte di Stefano, nonostante l’opposizione di entrambe le famiglie. Un matrimonio condizionato da un inizio infelice, ma che alla fine si rivelerà perfettamente riuscito.

D’altra parte la trama principale è incentrata su Manlio, conte di Barghe e Donata, simpatizzanti mazziniani, che si troveranno coinvolti come vittime in un complotto per scalzare dal potere Cavour. Ma, quando viene arrestato, il giovane capisce subito a cosa mirano veramente i suoi nemici e incarica la fidanzata di avvertire il capo del governo e consegnargli l’unica prova che può essere usata per far prevalere il partito dei reazionari: “Che almeno lui non avesse a subire danni da quella brutta storia. L’Italia non poteva fare a meno di un uomo come lui.”

Ovviamente Cavour non sa quanto può fidarsi di Donata.

 “Cosa pensate del mio governo?” Lo sguardo di Cavour era acuto, ma non malevolo.

Sono mazziniana, conte. Non spasimo di simpatia per il vostro governo e ancora meno per il vostro re…

Che è anche il vostro” la interruppe il primo ministro.

Ma sono italiana, e quelli che stanno cercando di danneggiarvi danneggiano anche la causa italiana.

Così con un po’ di fortuna tutto si appianerà. Basterà un breve soggiorno a Parigi dove Manlio e sua moglie saranno gli orecchi e gli occhi fidati di Cavour alla corte di Napoleone III.

Molti anni dopo il personaggio dello statista piemontese tornerà in Le vie del destino, ambientato nel 1856 dopo la guerra di Crimea, quando si cerca una via per andare avanti con il progetto unitario. E la Masella gli mette in bocca queste parole:

Siamo uno Stato piccolo, anche arretrato rispetto al resto d’Europa. Siamo stretti fra due grandi potenze: la Francia e l’Austria. In qualsiasi momento una delle due potrebbe farci fuori in un boccone — abbozzò un sorriso — se mi permettete la metafora. Potrebbero anche mettersi d’accordo e fare mezzo boccone per ciascuna.

Un lungo periodo di pace renderebbe più prospero il Regno.

Non aspetteranno, loro crescono più velocemente di noi, sono più avanti.” Si alzò come per dare maggior forza alle sue parole. Andrea, correttamente, lo imitò, ma si rimise seduto quando l’altro gli ingiunse di farlo, perché era troppo alto per stare in piedi. “Non ci daranno il tempo, dobbiamo rafforzare i nostri confini. Annetterci la Lombardia; con Milano e la Lombardia saremmo abbastanza sicuri, per qualche anno.

E il Veneto, signor conte?

Un passo per volta.

Battuta che mi sembrò mi autorizzasse a concludere nella mia recensione: “quindi bisogna estendere il regno alla Lombardia e poi chissà… Probabilmente, a quel punto, il centro Italia si solleverà. Profezia ex post destinata, come sappiamo, ad avverarsi.”

Per molti anni ho pensato che la Masella fosse solo una scrittrice rosa. Poi da un intervento casuale sul blog dei Romanzi scoprii che scriveva anche gialli. Mi misi in contatto con lei per avere informazioni e la Masella fu così gentile da mandarmi qualche pdf, dal momento che gli ebook erano agli albori e, non so perché, la Frilli li stava pubblicando disordinatamente.

Per me fu un colpo di fulmine. Antonio Mariani, il protagonista della serie, è genovese, figlio (guarda un po’) di madre ex partigiana. Da giovane ha partecipato da sinistra alle manifestazioni del Sessantotto, poi per qualche anno si è imbarcato come marinaio e infine è diventato commissario. Durante gli anni di piombo, come tanti giovani di quella generazione, ad un certo punto ha dovuto scegliere e (senza ascoltare il motto, pur illustre, ‘né con lo stato né con le Br’) si è schierato dalla parte della legalità. Però conserva ancora la scelta preferenziale per i poveri, i diseredati, gli ultimi. Nel suo lavoro lo guidano l’esigenza di giustizia, la curiosità e l’umanità. Ogni giorno lotta, non sempre con successo, per dare a tutti pari possibilità e per questo da tempo ha rinunciato ad ogni ambizione di carriera. Perché insomma è un poliziotto scomodo per il potere e sempre in lotta con l’egoismo di classe, le partigianerie politiche, le inefficienze.

Neppure nel privato è mai stato un uomo facile. La curiosità che fa di lui un ottimo investigatore lo ha portato anche ad una serie di scappatelle extraconiugali che per lungo tempo hanno rischiato di far fallire il suo matrimonio con Francesca, una donna fuori dal comune, di cui pure è molto innamorato. Solo da un certo momento in poi ha superato tutte le sue resistenze e soprattutto il timore di essere fagocitato da una partner così forte e capace, insomma l’orrore per la mitica vagina dentata. Da tempo ormai, con pazienza e tanto amore, marito e moglie hanno sistemato i loro problemi e dopo tanti anni di matrimonio, con due figlie ormai adolescenti, sono ancora capaci di festeggiare con una maratona di sesso (su cui l’autrice glissa signorilmente) le poche occasioni in cui sono soli in casa.

Non occorre precisare che anche noi lettrici, nonostante tutto, siamo innamorate di lui, io per prima:  basta un’occhiata ad un mio articoletto di tempo fa, A cena con il commissario Mariani.

Ecco perché non solo ho diffidato l’autrice dalla tentazione di uccidere il personaggio (che come tutti i grandi è immortale), ma quando di recente la Masella ha iniziato la nuova serie Ardini-Maritano, fra giallo e noir, contrariamente al solito ho aspettato ben tre settimane prima di comprare il romanzo.Insomma ero arrabbiata e offesa per Antonio. Pensate un po’! Ma mi passerà. Tanto più che sta per uscire il secondo volume.